Una nota del Comitato per la fusione
dei Comuni di Abetone, Cutigliano, Piteglio e San Marcello Pistoiese
SAN MARCELLO-MONTAGNA. Il Comitato per la fusione dei Comuni di Abetone,
Cutigliano, Piteglio e San Marcello Pistoiese ritiene necessario chiarire la
differenza, troppo spesso trascurata (a volte volutamente), tra Unione dei
Comuni e Fusione dei Comuni. Tale chiarimento è diventato indispensabile, vista
la quantità di interventi sulla vicenda, che in questi mesi, provenienti da
ogni parte (politica e non), hanno dimostrato la confusione che regna sull’argomento.
Per Unione dei Comuni (così come
disciplinata dalle leggi statali e regionali) si intende l’istituzione di un
ulteriore Ente, derivato, che va ad aggiungersi ai singoli Comuni e nel quale è
previsto un Presidente, a rotazione annuale fra i Sindaci, una Giunta, formata
dai Sindaci, ed un Consiglio formato 2 Consiglieri per ciascun Comune. Dal
1.1.2014 i comuni con popolazione inferiore a 3000 abitanti sono comunque
obbligati a gestire tutte le funzioni in modo associato.
Per Fusione dei Comuni si intende un
unico Ente che sostituisce i singoli Comuni e nel quale vi sarà un solo
Sindaco, una sola Giunta ed un solo Consiglio Comunale, con una riduzione del
numero degli amministratori (fermo il mantenimento delle articolazioni degli
uffici comunali sui territori) e, di conseguenza, un costo sicuramente
inferiore dovuto alla semplificazione di tutte le attività.
Quindi i due modelli a confronto sono
quello degli attuali Comuni insieme all’Unione e quello del Comune Unico
derivante dalla fusione. La semplificazione del secondo modello è lampante.
È evidente che nel caso dell’Unione, a
differenza della Fusione, ci troveremo di fronte ad un soggetto pubblico
paragonabile ad una sorta di “condominio” ove ogni Sindaco, quasi
inevitabilmente, tenterà di far prevaricare le proprie istanze su quelle dei
suoi colleghi, senza che possa emergere una visione complessiva ed unitaria del
territorio.
Sulla assoluta necessità di passare
attraverso l’esperienza della Unione, come propedeutica alla Fusione, si sono
espressi tutti i soggetti coinvolti (del resto ai comuni montani con meno di
3.000 abitanti lo impone la Legge!), senza però chiarire i tempi del processo
per addivenire alla Fusione.
Mai argomento è stato così tanto
dibattuto da esponenti politici “non autoctoni” (ma non solo), come se,
improvvisamente, per la Montagna Pistoiese fosse resuscitato un interesse morto
e sepolto da anni (se non decenni).
Merito delle prossime elezioni in tre
dei comuni oggetto della Fusione? Merito della fase congressuale del PD? O
merito di qualche politico che vede nell’eventuale Comune Unico una propria
ambizione personale?
A questo punto riteniamo lecito pensare
che fra i più duri oppositori del Comune Unico vi siano invece molti
interessati ad avere tante poltrone da occupare, magari con le prossime
elezioni amministrative. Ed è evidente che 3 sindaci, 3 giunte, 3 consigli
offrono maggiori possibilità rispetto ad 1 di tutto. Viceversa i membri del
Consiglio direttivo di questo Comitato hanno dichiarato pubblicamente di non
candidarsi a nulla in caso di vittoria nel referendum.
Resta il fatto che tutti gli
amministratori (anche quelli più ostili alla fusione) si erano dichiarati
favorevoli a far esprimere i propri cittadini con un Referendum, a patto che si
passasse da un “percorso partecipativo”, cioè una campagna capillare di
informazione dei cittadini, con la collaborazione di esperti, per discutere e
chiarire tutti gli aspetti tecnici e pratici delle proposte in campo,
finalizzata a dare ad ognuno gli elementi per scegliere consapevolmente..
Indipendentemente dal merito della
proposta di Fusione, cui questo Comitato si è fatto promotore, e che ha come
principale obiettivo far decidere i cittadini, sembra logico porsi una serie di
inevitabili domande:
che fine ha fatto il “percorso
partecipativo”, che da giugno si dichiarava di voler iniziare? Sono trascorsi
quattro mesi e nessuno dei sindaci interessati ha smosso una foglia in questa
direzione.
Che fine ha fatto la proposta del
Consiglio Regionale per stabilire le date del Referendum entro ottobre 2013 ?
Ma soprattutto perché sembra non vi sia
alcun interesse a dare una corretta informazione ai cittadini, per permettere
loro di decidere attraverso il Referendum, liberamente e senza condizionamenti,
se essere favorevoli o meno al progetto di Fusione?
A chi fa paura il Referendum? A
qualcuno dei sindaci che hanno sempre affermato che i loro abitanti sarebbero
contrari alla Fusione? A qualche partito che potrebbe dividersi sulla
questione? O a qualcun altro che non sa ancora quale direzione prendere?
Il Comitato per la Fusione dei comuni
di Abetone, Cutigliano, Piteglio e San Marcello Pistoiese, che ha dimostrato
correttezza e disponibilità a collaborare fin dalla sua costituzione, ma anche
tutti i cittadini della Montagna attendono ora risposte chiare e immediate,
sperando che tutte le istituzioni interessate non vogliano continuare a
nascondersi dietro questo silenzio assordante.
[comitato
comune unico]
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[Mercoledì 23 ottobre 2013 | 16:39 - © Quarrata/news]
A me sembra che il Comitato per il Comunone Dynamone ancora non vuol capire qual'è il nocciolo della questione e cioè che gli abitanti dei Comuni di Abetone, Cutigliano e Piteglio non concordano sia sul fatto che si debbano fondere con il Comune di San Marcello sia che ( come sostengono il consigliere Gambetta Vianna e pochi altri) che l'esito del referendum sia la somma dei si o dei no raccolti nei quattro Comuni. Questo perchè il maggior numero di elettori di San Marcello ( Comune affatto tenuto a fondersi) supera quello degli elettori degli altri tre Comuni e quindi diverrebbe l'asso pigliatutto.
RispondiEliminaAllora perchè imporre un referendum articolato sul Comune a quattro? E, nuovamente, è il caso di varare un referendum "ad usum delphini" e che
già in partenza ha provocato il rigetto di Abetone, un consenso assunto dal sindaco di Cutigliano ma contestato dai suoi amministrati e passato a Piteglio con il voto surrogatorio della minoranza ?
Ma i signori del Comitato dove vivono ? Hanno o no messo in conto le reazioni della gente di montagna ? E poi quali sono i motivi per cui un Consiglio regionale dovrebbe assumere decisioni su queste fusioni proposte da gruppi lobbistici , che - tra l'altro- non corrispondono alla normativa nazionale?