di LUIGI SCARDIGLI
Incontro acceso ieri sera, 29 ottobre, al Circolo Arci delle
Fornaci per l’impianto della raccolta rifiuti – Bertinelli va per le lunghe, Spilotros mostra “carte del
scolo scorso” – E la gente è sempre più indignata per i metodi ‘trasparenti e
partecipati’ della Giunta
PISTOIA. Siamo onesti: il centro per la raccolta differenziata – che
ci impone l’Europa civile, beninteso – lì, all’area ex Pallavacini, non
andrebbe proprio fatto: checché ne dicano il Sindaco Bertinelli, un po’ troppo
insolente al cospetto dell’umiltà della sua popolazione; l’architetto Elisa
Spilotros, alla quale hanno rivogato una cartina dell’area in questione priva
delle recenti costruzioni residenziali, un’inesattezza grafica, questa, che le è
valsa il silenzio anticipato, e anche Alessio Arrighi, Dirigente di Publiambiente,
che ha provato a rasserenare la serpeggiante inquietudine della folla del
Circolo Arci delle Fornaci con grafici proiettati raffiguranti altre realtà
gemelle.
CHE MACELLO
QUESTO SINDACO!
BERTINELLI riconosce
di non avere il dono della sintesi… Ma se le cose stanno così, perché si
ostina a fare il politico? Non lo ha ancora capito che la politica chiede
sintesi a seguito di mediazioni fra le varie posizioni e i loro interessi in
gioco?
Bertinelli, nella
sua campagna elettorale, promette una Pistoia città di tutti… Ma poi
la fa diventare una città di nessuno: o, meglio, solo di se stesso. E
imperversa, a tutto campo, prendendo, sin da subito, una serie di decisioni
che sono una più sventurata dell’altra.
Non
sto a ricordarle: tutta Pistoia e la provincia le sanno.
Bertinelli si
presenta come il nuovo che avanza: aperto alla partecipazione e alla
discussione… E invece taglia le comunicazioni e le risposte in Consiglio
Comunale, ma soprattutto prima fa e poi discute, prima decide le
varianti al Regolamento Urbanistico e poi va a prendere per il culo il suo
popolo.
Bertinelli arriva
al soglio e, tagliando di qua e di là, riforma l’organigramma del suo impero…
Poi combina il pasticcio Billwiller, il pasticcio Lombardi e, ora, il
pasticcio Spilotros: manda una dirigente dinanzi al popolo e ce la fa andare
con carte vecchie di secoli e obsolete – ma la paga, evidentemente, in
maniera profumata, e con carte nuove e in perfetto e pieno corso legale –
tanto i soldi li spende la plebe.
Bertinelli è l’Assessore
all’urbanistica, ma di primo colpo, alle Fornaci, manda il fido Tuci a
pigliarsi fischi, improperi e vaffa.
Bertinelli…
Beh,
lasciamo perdere, pistoiesi.
Lo
avete capito o no, a questo punto, perché durante tutta la campagna
elettorale io, di Bertinelli, ho scritto quello che ho scritto e detto quello
che ho detto, mentre gli strenui difensori di Bertinelli mi si rivoltavano
contro e mi assalivano perfino insultandomi?
E
se non lo avete capito, allora la cosa è grave.
E
senza speranza.
Edoardo Bianchini
P.S.
– Per chi non avesse le idee chiare: non ho beni e non ho interessi a Pistoia;
non voto qua. Ci siamo intesi?
[Questo
intervento è pubblicato come espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]
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Ma il dibattito svoltosi ieri sera, che
anche la Questura temeva potesse degenerare, tanto da ritenere opportuno
inviare sul posto agenti della Digos, è rimasto recintato tra un moderato
dissenso di buuu (non c’erano
soggetti di colore, per fortuna) e qualche vaffa,
pronunciato a denti stretti e lontano dai microfoni. La sala però era piena: la
gente fremeva perché si è giustamente sentita beffata, tradita, derisa. E a
poco, a nulla, sono servite le infingarde rassicurazione del primo cittadino,
che si è ostinato a ripetere che il centro di raccolta non è un inceneritore,
né un termovalorizzatore, non inquina, non emana cattivi odori, non è un mostro
ambientale e che quella della ex Pallavicini è solo una zona, al momento, di
progetto, ma che il centro di raccolta differenziata si potrà costruire
ovunque.
No, il centro nascerà lì, con molta
probabilità, e sarà un altro autogol: è scritto tra le pieghe dell’epidermide
di chi ne tesse le lodi ecoambientali; e non sarà certo un comitato improvvisato
a far ricredere un’amministrazione che ha già mostrato in più di una
circostanza, da quando è nata, di soffrire di quel vizio un po’
balcano-sovietico di aprire il dibattito a scelte già effettuate.
«Avete spedito la lettera il 24 luglio – urla qualche
residente della zona dal fondo della sala –. Una
questione così delicata era meglio affrontarla dopo la festività del santo
patrono, non prima e soprattutto non in piena estate», insomma quando tutti sono in ferie e nessuno vede e crede…
In sintesi: la differenziata è una
scelta che non può più essere rimandata e sulla quale già soffriamo un ritardo
difficilmente giustificabile, ma l’individuazione della zona sulla quale sembra
che debba sorgere l’area di raccolta, la ex Pallavicini tanto per intenderci,
pare davvero una delle meno intelligenti.
«Hanno scelto il posto meno adatto dove metterla – dicono
sconsolati Paolo Potenti e sua moglie Rosa Piergiovanni –. L’inquinamento sarà totale e devastante, sotto ogni punto
di vista. Siamo parecchio incazzati perché fu proprio il Sindaco, in campagna
elettorale, ad assicurare la popolazione che l’ambiente, la difesa del verde e
l’inquinamento sarebbero stati punti sui quali non avrebbe fatto sconti».
«Il Dano e il sito dei cantieri comunali – aggiunge
Alessandro Lomis, presidente del neonato Comitato contro l’installazione
della raccolta rifiuti – sono due zone
pubbliche che hanno tutte le caratteristiche per poter ospitare una attività
come questa: non riusciamo davvero a capire perché ci sia tanta ostinazione
nell’individuazione dell’area ex Pallavicini come sito ideale ad ospitare un
centro che non farà che dequalificare un’altra volta un angolo della città che
pareva essere finalmente risorto».
Il dibattito inizia con ragionevole
puntualità. Ma gli animi, forse non proprio bendisposti, si surriscaldano
immediatamente.
Il Sindaco Samuele Bertinelli, che
introduce la serata, deve interrompere la propria disamina in più di una
circostanza, soprattutto quando illustra gli altri sette siti presi in
considerazione ma non praticabili, e quando certifica le innumerevoli
controindicazioni del Dano: chiede silenzio e invita i dissidenti a iscriversi
nel registro degli interventi.
Dopo l’aspetto politico e sociale, la
parola delle giustificazioni dell’individuazione dell’area ex Pallavicini passa
all’architetto Elisa Spilotros, che non brilla certo in comunicazione, non buca il video insomma, e durante il
proprio intervento, una lezioncina modesta e guidata leggendo le slide che
passano sulla parete, viene subissata dai fischi perché la cartina dell’area interessata,
con tanto di veduta area, non sono tra le più recenti: il nuovo complesso
residenziale, che tanto lustro ha reso al quartiere, non on compare nei
grafici.
La Spilotros tenta un timido
contrattacco, ma con pessimi risultati, tanto che anche il Direttore del marketing Bertinelli capisce come lo share rischia di colare a picco; avverte
l’inconsistenza e la vulnerabilità della Dirigente comunale, e affretta il
passaggio di microfono e la parola ad Alessio Arrighi.
Il Dirigente di Publiambiente è
psicologicamente più preparato: conosce meglio la materia e sa come
addomesticare la rabbia dei residenti, ma solo per ultimare, senza variazioni
del tono della voce, il proprio intervento.
Arrivano le domande, ma non sono lame
che lacerano la piaga.
Antonella Ceccarelli chiede ragioni e
lumi tecnici su quella zona preferita, al momento, rispetto ad altre aree ritenute
decisamente meno irritanti; Giovanni Rossi si erge a difensore della famiglia
Michelotti, falcidiata da sfortune, crolli ed inondazioni ed ora anche da un
esproprio che sembrerebbe avere la forza dell’ultima beffa; Caterina Schiariti
si augura di non venir omaggiata dalla medaglia d’oro visto che la sua
abitazione dista esattamente duecentosette metri dal confine dell’area della
raccolta rifiuti, il limite minimo previsto dalla legge. Anche Vito Cantoni,
non è contento, come Enrico Lupo e anche Giorgio Niccoli, 80 anni, si sente
preso per i fondelli.
Qualche ex consigliere, presente alla
seduta, scuote visibilmente il capo, senza lasciar intendere se sia dispiaciuto
per una scelta così poco lungimirante effettuata dall’amministrazione o se, al
posto del primo cittadino, loro avrebbero sicuramente fatto meglio.
Il Sindaco riconosce pubblicamente di
non avere il dono della sintesi e si scusa in anticipo se non sarà telegrafico:
una delle sue addette alle pubbliche relazioni gli passa, nei momenti
opportuni, appunti sui quali ci sono le formule per come non doversi rifugiare
in calcio d’angolo.
C’è anche l’assessore Mario Tuci, in
prima fila. Non dice una parola – è già
stato opportunamente incenerito durante il precedente incontro alla Circoscrizione
delle Fornaci del 18 ottobre –, ma è coerente con
il suo mandato, quello di tacere.
Ci sarebbe stata bene Ginevra Lombardi,
ieri sera, a dirimere il traffico dei neutralisti,
visto che è sempre stata una che di ambiente se ne intende davvero e per questo
sorridemmo il giorno della sua nomina e del suo insediamento.
Ma non sarà proprio, forse, anche la ex
Pallavicini uno dei motivi del suo esilio forzoso?
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Mercoledì 30 ottobre 2013 | 10:17 - © Quarrata/news]
Sto seguendo “da vicino” la vicenda del centro di raccolta differenziata che il Comune ha individuato nell'area ex Pallavicini. Per forza, abito proprio dietro Panorama, e quindi ho voluto partecipare sia alla prima, più turbolenta assemblea alle Fornaci con l'assessore Tuci, che a quella di mercoledì 29 presente il sindaco Bertinelli. Non posso negare l'impressione forte che un certo “effetto Nymby” (tradotto dall'acronimo inglese, “Non nel mio giardino”) trasudi da qualche reazione scomposta. D'altra parte , non considerando qualche elemento di maggiore ideologizzazione, mi è sembrata generalizzata l'adesione condivisa all'applicazione delle norme europee sui rifiuti che punta al recupero piuttosto che all'incenerimento o ancor peggio all'invio in discarica. Ma proprio dall'assemblea di mercoledì 30 è scaturito a mio giudizio un elemento che cambia tutto l'aspetto della vicenda. E' stato infatti presentata da Publiambiente una simulazione grafica del nuovo centro che mette al centro della vicenda l'aspetto urbanistico piuttosto che altri. Dalle immagini proiettate viene infatti fuori il pesante impatto della cosiddetta “palazzina degli uffici”, che con i suoi dodici metri di altezza e la sua vasta superficie va a coprire una larga fetta (a occhio un buon terzo) dei diecimila metri quadri della superficie prevista per il centro raccolta. Una vera e propria operazione di urbanizzazione su un'area destinata a verde pubblico, di fatto in conflitto con le previsioni precedenti, a partire dall'albergo proprio di fronte di cui ancora campeggia l'avviso di legge di avvio lavori. Mi vengono alcune domande da indirizzare al sindaco: non è che questa operazione nasce “anche” dall'idea di bloccare la precedente scelta urbanistica, impedendo ai privati che la devono portare a termine di proseguire i lavori? Esiste una precisa volontà di politica urbanistica da parte della giunta comunale che vuole cancellare le decisioni delle giunte precedenti? Se così fosse, non sarebbe meglio farlo in chiarezza e senza ipocrisie politiche sulla pelle degli abitanti di una zona in via di riqualificazione? E sui rifiuti, non sarebbe invece pensabile un'altra area leggera, del tipo di quelle previste a Cellini e all'Annona? Lasciando la parte organizzativa nell'attuale sede, ampliata magari, di Publiambiente, considerato il possibile abbandono di Publiacqua? Grazie in anticipo per le auspicate risposte.
RispondiEliminaDario Rossi
voler "parlare e convincere" i politici non ha proprio senso , visto che i politici non "rispondono" certo ai cittadini!
RispondiEliminaI cittadini servono solo nel momento delle elezioni, certo! la "cerimonia delle elezioni" e poi ... basta ! è ampiamente dimostrato!
Ebbene la soluzione ci sarebbe , ma i comitati e le associazioni per primi non vogliono dedicare il loro tempo per cambiare nella sostanza.
Sono state recentemente raccolte circa 900 firme di cittadini pistoiesi per chiedere al Consiglio Comunale di inserire nello statuto lo strumento del REFERENDUM DELIBERATIVO DI INIZIATIVA POPOLARE SENZA QUORUM , questa richiesta è in Consiglio e attende di essere messa all'ordine del giorno.
Cosa cambierebbe se disponessimo di questo strumento?
Il Comitato avrebbe potuto promuovere un "referendum deliberativo" sulla specifica problematica o sulla problematica più ampia del trattamento dei rifiuti a prescindere dal fatto che le decisioni fossero già state prese dalla Giunta.
Un caso analogo è avvenuto in Val d'Aosta nel novembre 2012 (http://www.ecodallecitta.it/notizie.php?id=114095) e ... udite udite , ciò che i cittadini hanno deciso è divenuto legge dopo 10 giorni e i politici non hanno potuto far altro che amministrare le decisioni dei cittadini!
Va be' da noi si perde tempo a fare assemblee solo con lo scopo di convincere i politici ... ma vi rendete conto? non sarebbe più semplice , avendo lo strumento del referendum deliberativo", se le assemblee si facessero con l'obbiettivo di informare i cittadini?