«Neo-populismo al servizio del capitale, corredato da un
rampantismo generazionale condito da furbizia democristiana» – «Una sinistra che non cambia è destra. Ma una sinistra che si
trasforma in destra non è più sinistra»
di Carlo Papi [*]
AGLIANA. Matteo Renzi, il rottamatore, l’innovatore, il paladino del
cambiamento! È tutto oro quel che luccica?
Come è noto il prossimo 8 dicembre si
svolgeranno le primarie per l’elezione del nuovo segretario del Partito
Democratico.
In anteprima Matteo Renzi, rispetto
agli altri candidati, Cuperlo, Pittella e Civati risulta sicuramente il
favorito con previsioni di percentuali bulgare.
Anche in provincia di Pistoia numerosi
dirigenti ed amministratori locali del Pd – sindaci, assessori, consiglieri
comunali – si sono affrettati a salire sul carro del quasi certo vincitore.
Molti dirigenti del Pd ed
amministratori locali che nelle primarie del dicembre 2012 avevano appoggiato
la candidatura di Pier Luigi Bersani, ora, sostengono Renzi. Il Segretario
Provinciale del Pd, Marco Niccolai; la parlamentare Pd Caterina Bini, etc. etc.
Tanto per non far nomi!
Invito a diffidare dagli innovatori.
Anche Berlusconi nel 1994 si presentò agli italiani come l’innovatore che
prometteva rivoluzioni liberali, cambiamenti radicali rispetto alla politica
della prima repubblica travolta da Tangentopoli. A distanza di quasi 20 anni
dominati dal berlusconismo, l’Italia è
nella drammatica situazione attuale, in una crisi generale sotto il profilo
politico, economico, sociale ed istituzionale.
Nei giorni scorsi si è tenuta a
Firenze, presso la storica stazione Leopolda, la Convention dei renziani che somigliava
più ad un raduno dei giovani di Confindustria anziché ad un social-forum.
La politica di Renzi è basata su due
elementi fondamentali: il neoliberismo e la spettacolarizzazione della politica
di indubbia impronta berlusconiana.
Renzi è contro le larghe intese perché
come ha fatto Tony Blair in Inghilterra, le politiche di destra le propone e le
vuole gestire direttamente.
Non a caso sul lavoro propone di
estendere in Italia, come avviene in Germania, i “Mini Job”, cioè dei lavori
pagati a 450 euro al mese, senza versamento di contributi.
Un ulteriore passo in avanti, sul
fronte della precarietà aperta dalla Legge Biagi, per milioni di giovani.
Renzi ha affermato, tra gli applausi
dei suoi fans, che una sinistra che non cambia è destra. Ma una sinistra che si
trasforma in destra non è più sinistra. Renzi è l’ultimo erede del trasformismo
della sinistra italiana.
Diventerà segretario del Pd in rappresentanza
dei poteri forti a scapito dei lavoratori, dei precari e dei disoccupati.
La sfilata di industriali, di
faccendieri alla Leopolda, dall’amministratore delegato di Luxottica al
finanziere delle Caymans, rende, senza alcun dubbio, l’idea della natura
reazionaria del renzismo: un neo-populismo al servizio del capitale, corredato
da un rampantismo generazionale condito da furbizia democristiana.
Quello che desta serie preoccupazioni è
che, nell’attuale società della comunicazione, il renzismo riesce a far presa
anche sui cittadini che auspicano un cambiamento, da sinistra, della società.
[*]
– Segretario del Circolo P.R.C.-Federazione della Sinistra di Agliana
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[Martedì 29 ottobre 2013 | 06:56 - © Quarrata/news]
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