di Edoardo Bianchini
La mattina si apre con la notizia
straordinaria e strillata dal Tirreno in prima pagina – poi commentata
in cronaca.
Le liste, per il Comune di Pistoia, fra
botte e risposte, fatti e misfatti, chiccoli e caccole, sono, in tutto, 17.
Un bel numero, non c’è che dire: porta
sculo a più non posso.
Vi chiederete a chi, visto che –
passate le elezioni –, come al solito, perfino quelli che hanno perso le brache,
commenteranno che il loro risultato, in fondo, è stato un successo (e chi lo
scrivesse… sul cesso?).
Porterà sculo massimo agli elettori;
alla gente comune; agli anziani che non ci vedono e che non hanno che una pensione
sociale da 480 euro al mese; alle casalinghe che devono lavare i panni tutti i
giorni, compresi quelli sporcati di cacca dai loro familiari disabili cui manca
un aiuto e un’assistenza decente perché, fra tutti, questi politici (di cui
quelli comunali sono la pars infima) si sono fumati – dall’80 a oggi –
migliaia di miliardi di euro: tutti, tutti in fila e tutti uguali, di tutti gli
schieramenti di destra, di centro e di sinistra, trote comprese. E tutto
questo senza che l’operazione mela-marcia (popolarmente detta mani-pulite)
abbia portato da alcuna parte, perché, tra ninnoli e nannoli, la magistratura
non ha funzionato o ha funzionato a intermittenza, come la famosa freccia della
macchina dei carabinieri: orasì-oranò.
Non è forse questa la tragedia dell’Italia?
Non è il rifinirsi, l’esaurirsi, il consumarsi in assurde operazioni di
scomposizione e subdivisione, come la blastula quando si divide e si ridivide e
si riridivide?
E cos’è mai questa politica a cui
assistiamo tutti, ogni giorno, se non una risuddivisione in progressione
geometrica fino all’inverosimile in nome dei necessari distinguo?
E cosa c’è, nel mondo della biologia,
che si moltiplica e si comporta più o meno in questo modo, con una scienza e
una pervicacia anarchicissime, se non la cellula tumorale?
È dunque sbagliato definire canchero
la politica che stiamo vivendo, non solo a Pistoia – un puntino da 90mila abitanti appena con 17 liste – ma perfino nei comunacci, comunelli e nei comunini, sempre
con le dovute, ma mantenute proporzioni?
La democrazia non sta nel far
proliferare le metastasi – perché di vere e proprie metastasi si tratta –, ma
nel dare una spallata a questo mondo di ladri (per citare una nota
canzone) che da decenni sta mangiando la carne degli italiani e che, arrivato
all’osso, sta ora attaccando il midollo, come si fa con l’osso buco.
Senza pietà e senza rispetto di niente
e di nessuno.
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[Mercoledì 4 aprile 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
Della serie: vedremo forse ex-pezzi di Pdl (Carmine Germinara) in Consiglio Comunale a sostegno di Bertinelli, ma certamente non vedremo Roberto Bartoli che dello stesso partito di Bertinelli faceva parte. Alla faccia del trasformismo. Meno male che era Bartoli che chiedeva i posti. Avanti così PD, avanti così.
RispondiEliminaMa Bartoli avrebbe potuto esserci in Consiglio se avesse fatto la lista civica.
RispondiEliminaNon riuscirò mai a capire perché tutti chiedono di cambiare mentre NESSUNO si pone la domanda su quali strumenti giuridici usare per cambiare l'ordine sociale (politico ed economico). Non serve continuare a ripetere: "Io farò questo e quello". Serve disporre degli strumenti che siano in grado di determinare il cambiamento. Questi sono in ordine: stabilire una volta per tutte nello Statuto del Comune che i rappresentanti devono essere CONTROLLATI dai CITTADINI SOVRANI e non il contrario; introdurre nello statuto del Comune i Referendum DELIBERATIVI di iniziativa popolare senza quorum, il cui risultato non può essere violato dai rappresentanti; introdurre nello Statuto del Comune la REVOCA DEL MANDATO di rappresentanza per i corrotti, gli incapaci e per chi viola la Sovranità popolare; ripristinare il DIFENSORE CIVICO eletto dai cittadini (e non dai partiti come adesso) il cui compito è di difenderli contro gli arbitrii gli abusi ed i ritardi dell'amministrazione. Con questi strumenti cambierebbe radicalmente il modo di esercitare il potere che deriva dalla politica. Anche in una città emarginata come Pistoia.
EliminaBuongiorno.
RispondiEliminaSono una metastasi del su citato canchero.
È necessario fare dei distinguo, anche nelle 17 liste che affollano Pistoia.
Per me è la prima volta che si schiudono i portoni della politica, e questo è successo (come per tutti gli altri candidati in lista con me) proprio per esulare dalla vecchia politica, che troppe volte ha deluso quando non addirittura offeso i cittadini.
A Pistoia si presentano alcune liste civiche (quella che mi candida a sindaco è la lista civica ecologista “per un'altra Pistoia”).
Le liste civiche (quelle vere, non quelle civetta che in alcuni casi saltano fuori dai grossi partiti) nascono dall'impegno diretto di cittadini che spesso non hanno finanziamenti né pubblici né privati, ma solo la voglia di partecipare a un'amministrazione che reputano andare in una direzione radicalmente sbagliata.
Le liste che si oppongono alla politica distorta che privilegia il guadagno privato sul benessere comune sono metastasi, certo, ma nell'accezione che le vede come “disseminazione di un processo evolutivo” che parte non dai politici di professione ma dai cittadini.
Credo di parlare a nome di tutti coloro che si impegnano in politica in questo modo, prendendo le distanze dai partiti, quando dico che l'unica maniera per migliorare ciò che ci sta intorno è occuparsene, lavorare in prima persona senza delegare.
Continuare a dire che questa politica fa schifo senza fare nulla di concreto non porterà da nessuna parte.
Forse non porteranno da nessuna parte neanche 17 liste, ma almeno per qualcuno sarà stato un tentativo di agire, e per quanto riguarda la lista “per un'altra Pistoia” queste elezioni sono solo la prima tappa di un impegno che contiamo di mantenere anche in futuro, a prescindere dagli esiti elettorali.
Cordiali saluti.
Enrico Guastini – candidato sindaco per la Lista civica Ecologista “Per un'altra Pistoia”
È ovvio che si parla delle LISTE CIVETTA.
RispondiEliminae.b. blogger