di Luigi
Scardigli
L’ultima opera dello scultore della ‘Luna
nel pozzo’ in piazza Magnani dinanzi al Moderno
AGLIANA. Ha preferito restare in disparte, come suo solito, del
resto, Gianni Ruffi, mentre nella piazzetta Anna Magnani, posta al cospetto del
teatro Moderno di Agliana, stamani, autorità e donatori, ne tessevano pubbliche
lodi in onore della sua ultima mastodontica creazione, Richiami, che da oggi e per sempre poserà di fronte al covo della cultura aglianese.
È schivo, lo scultore, alle cerimonie, in particolare quando
lo riguardano da vicinissimo, ma soprattutto perché è dell’idea che l’arte si
materializzi davvero quando si interfaccia con qualcuno e che parlarne,
soprattutto volendola spiegare, è forse terribilmente inutile, se non dannoso.
«Per me – mi ha detto Ruffi, prima che Sindaco e assessore
alla cultura di Agliana, oltre il Presidente della Fondazione Caripit – quest’opera
che tra un attimo sarà scoperta è già cosa vissuta, appartiene al passato; sono
già proiettato in quello che vorrei fare e non ho ancora forse pensato, ma
questa non la sento più: ora è di chi la vede, di chi la vuol vedere, di chi ha
voglia di darle un significato, qualunque esso sia».
Il bagno di retorica che ha preceduto il battesimo ai flash
e alla curiosità si è protratto per un abbondante quarto d’ora, fino alla sua
apoteosi, quando ha preso parola e microfono il critico Bazzini, che si è
immerso in una spiegazione scientifica, chimica, morale e storica della
scultura alle sue spalle, dimenticandosi, forse, il suo valore reale: nulla,
oltre a quello che ognuno, passando, vorrà assegnare a questa composizione
ferrea e sonora di richiami per uccelli, facilmente travisabile con tutto
quello che la fantasia di chiunque avrà il piacere di osservarla vorrà
aggiungere e dunque rielaborare».
«È vero – mi ha ancora detto Ruffi, dietro esplicita
sollecitazione a riguardo – a La luna nel
pozzo (la scultura posta, oltre due lustri or sono nella piazzetta del
vecchio ingresso dell’ospedale pistoiese, regno dei fregi del Della Robbia – n.d.r.)
avrebbero dovuto assegnare maggior coraggio. Fui io, a chiedere, espressamente,
che la mia opera fosse almeno posta non perpendicolarmente al loggiato e al suo
fuoriclasse, ma in modo asimmetrico: mi sembrava troppo guardare diritto negli
occhi l’orbita di chi aveva costruito quel capolavoro, anche se di notte, sono
pronto a scommetterci, quando per via Pacini non transita più nessuno e i
residenti di San Lorenzo sono ormai tutti a nanna, loro, i Fregi e la Luna,
qualcosa si diranno, non ho dubbi».
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Foto di Luigi Scardigli.
Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 1° dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
Anch'io penso che i fregi, rivolgendosi alla luna nel pozzo diranno:ma che cappero ci stai a fare costì, ma vettenne! Perchè non ti hanno messo dal Pupilli sul Viale Arcadia? Questo diranno i fregi.Con buona pace dell'"artista".Ma stiano attenti i Fregi, perchè se passa la Fondazione Caripit, dal Pupilli ci finiscono loro!
RispondiEliminami garba assai la metafora della ruggine
RispondiEliminaTorno ora ,ora dal giro proposto dall'artista Ruffi. Piove e nessuno era in giro nella Piazza dell'Ospedale e nei suoi paraggi.Io solo, incuriosito dal fraseggio fra Fregi e Luna;non ho udito nessun battibecco, nessun bisbiglio.
RispondiEliminaPerò mi sono sentito tirare una pedata nel fondo schiena e, quello che mi fa arrabbiare, non so chi dei due soggetti sia stato. Sono in casa,un pò depresso......Domani vado a farmi dare spiegazioni.
Le robbiane figure, collocate per lo più di tre quarti, senz’altro dialogano con la luna, nella stessa identica misura in cui questa ruffiana opera alle anime, stupite, di chi la osserva, sussurra una dinamica stasi di imponenti masse calate in un contesto – più temporale che spaziale – certo, ma che eternamente è destinato a rinnovarsi in tutta l’originalità – di chi guarda – ad ogni singolo sguardo.
RispondiEliminaIo, sono un po' stupido lo so, ma non ho mai capito la collocazione della luna nella piazza dell'ospedale, mi è sempre sembrato un oggetto alieno, un in'ingombrante dimenticanza di qualche traslocatore distratto. Senza nulla togliere all'artista moderno mi sembrava che il "vuoto" della piazza fosse già abbastanza riempito da quanto vi si poteva ammirare. Lo strano è che molta gente è daccordo con me, sarà che il nostro gusto è troppo classico per comprendere certi accostamenti. Da parte mia spero che la ruggine che sporca sempre di più il selciato intorno al pozzo finisca presto il suo lavoro e con romantico sospiro ci restituisca la piazza com'era.
RispondiEliminaquel che conta non è l’opinione della gente, non l’hai visto anche con la storia delle mense scolastiche e con la ztl di via pacini? che bertinelli ha forse ascoltato qualcuno? «io so io – disse il marchese del grillo… e voi “ncontate un cazzo!”». è il paci ivano che ha tutto in mano…
RispondiEliminaa me mi pare che il ruffi abbia fatto il monumento a ventura... vitoni
RispondiEliminaL'ironia non sempre ci deve essere...qualche volta stona.
RispondiEliminahai ragione. qui poi che ci sembra di vedere un michelangelo...
RispondiEliminaPistoia è piena di esempi "architettura partecipata" intesa fino alla sua estensione urbanistica e di arredo urbano, che ha da sempre escluso dalle scelte i partecipanti. O se vogliamo chiamarli questi partecipanti con i loro nome i cittadini. Le cose ci sono sempre piovute addosso, incastrandosi nei selciati antichi senza speranza di essere rimosse.
RispondiEliminaQui rivive un fulgore di paternalismo ottocentesco dove al popolo ignorante si cerca di insegnar qualcosa con esempi di fulgida bellezza. Siano monumenti o pali della luce in stile piantati un po' a caso al centro del corso e tacciando di ignoranza chi non ne capisce il senso. Il parallelo è d'obbligo, per chi è di Pistoia con il percorso "acculturante" e dai messaggi molteplici della villa Puccini di Scornio.
Ma se in questo parco che fu veramente bellissimo e che nessuna amministrazione dal ventennio in poi ha mai smesso di violentare, la vista del tempio sul lago e dell'inaccessibile pantheon suscita a me ed ha suscitato ad intere generazioni un desiderio di comprensione di questi mirabili "falsi", lo stesso non succede per certe opere a cui si passa accanto con rassegnazione ed indifferenza. Il punto è che non c'è un valore aggiunto. I turisti fotografano il loggiato ed il fregio in piazza Govanni XXII non il "monumento" che neanche guardano, la distruzione pressoché totale del ricordo di quello che fu l'area ex Breda, ma per chi aveva un nonno che vi aveva lavorato, è ancora ex San Giorgio, non è positivo per la memoria storica di Pistoia, alcune cose meritavano, come De Carlo aveva capito, di essere salvate, alcuni segni dovevano ricordare e non basta per questo lo strombazzato salvataggio della "cattedrale" di cui non si sa cosa fare e per la quale a mio modestissimo giudizio si dovrebbe magari, trovata una funzione, indire un concorso per rifare il fronte con i "trenini" che non si può guardare. Ed anche qui le oggettivamente piacevoli nuove strutture, cosa aggiungono all'immagine di Pistoia e quanto hanno tolto alla sua storia ? La storia di una città è anche nel ricordo comune dei suoi cittadini, nelle immagini sfuocate del passato vissuto, nei racconti sulle ginocchia nei nonni, nelle immagini sbiadite delle vecchie cartoline, andare avanti si deve, in certi casi con determinazione, ma in alcuni luoghi particolari, densi di vita vissuta si deve usare un certo tatto, saper rispettare il corpo semantico, i segni del passato da tenere fissi nel nuovo intervento per rendere tangibile questo rispetto e rendere accettabile il tutto.
Altro esempio di questo è la questione del parcheggio di San Bartolomeo, dove l’ancora tangibile magia del luogo, suggerisce tutti altri usi molto più “sociali” rispetto a quello del parcheggio.
Il popolo giudica e esprime una sua voce, oggi pare a Pistoia molto più di ieri, l’Amministrazione Comunale che ne è espressione non dovrebbe far altro che ascoltare ed in caso di dissenso giustificare in maniera chiara, anche per il volgo, le sue scelte.
Comunque ad Agliana, vista la "scena" su cui è inserito l'oggetto artistico (la scultura) non mi pare stonare, anzi ! Unica cosa che ancora non mi vuol piacere è la ruggine, capisco lo struggente simbolismo del tempo che tutto corrompe, ma a lungo andare mi sa che saran problemi. Oddio nell'ottica di un'arte riciclabile ..... Comunque ironia a parte ripeto che nel suo contesto e con lo sfondo che ha è pienamente condivisibile. E' solo questione di buon senso infondo !
RispondiEliminaL'assurdo è che il corten costa poco...ma la scultura tanto!
RispondiEliminaVe lo dice uno che sculture ne ha fatte.