lunedì 24 dicembre 2012

IL PD E LE PRIMARIE GESTITE A “CANE MOSCOVITA”


di EDOARDO BIANCHINI

L’ossessione delle regole Riflettendo sulle ‘democratiche esclusioni’ di Bettarini e Marini e sulle appena 60 firme della Chelli Dal livello nazionale al ‘Cupolino’ tutti i vizi del post-comunismo

PISTOIA. C’è una bellissima espressione, in Omero, che, quando il poeta inizia a parlare come sotto costrizione mentale, suona così: «L’animo mi spinge a…».
È quello che succede a me, stamattina, per limare il mio intervento di ieri sulle primarie parlamentari del Pd, gestite, a Pistoia, davvero “a cane moscovita”.

Il Pd nazionale ha, al suo interno, dei grossissimi problemi: da un lato ama ripetere che ormai il comunismo è morto (e per scimmiottare una famosa canzone, bisognerebbe che cantasse ‘nel muro di Berlino, il Pci è morto’ come ‘nei campi di sterminio Dio…’), ma dall’altro mantiene la sua anima bolscevica nella spasmodica ricerca delle regole che dopo si rivelano dei cappi e dei nodi scorsoi sia al collo che – molto più dolorosamente – ai coglioni. E questo è, al contempo, sintomo e fattore eziologico di democrazia castrata in quel partito.
Il Pd toscano, a sua volta, ha un altro grosso problema: quello del dirigismo di Ma(n)ciulli, che impone le sue regole regionali con la lussuria spavalda delle palle dei Medici con cui il segretario crede di poter programmare i coiti politici a immagine e dirigistica somiglianza della volontà di (P)D(io).
Il Pd pistoiese, infine, ha due grossi problemi che si chiamano come una famosa cima del nostro Appennino: il Cupolino. E sotto il Cupolino ci stanno due esseri più o meno irragionevoli perché legati (anch’essi) allo spasmo delle regole (del Menga, come dicevo ieri) con cui si fanno e si disfanno le mosse locali – ma con un rigore da… Nazioni Unite.
Questi due esseri sono Paolo Bruni, il curato di campagna, e Marco Niccolai, il bamboccium, come ho già avuto modo di dire ironicamente e/o in chiave satirica – scegliete voi.
Questi due uomini-chiave credono che la storia vada lungo un monobinario come la Porrettana o la linea Pistoia-Viareggio; e mostrano di non capire la storia nemmeno se uno di loro è laureato con il massimo dei voti e la lode: perché non è la laurea che fa l’uomo e la sua intelligentia rerum, ma è, tutto e solo il contrario, l’intelligentia rerum che fa l’uomo, anche nella sua versione di “dirigente di partito”.
Ligi ai diktat del sopra di loro (in greco, anche moderno, sopra si dice ano: un nome un programma, per chi è davvero un dissacratore democratico…), i due sono rigidi come baccalà o meglio ancora stoccafissi, perché credono – così – di guadagnarsi meriti e garanzie nell’aldilà sovietico di cui fanno compassionevolmente ancor parte – voglio dire oggi, pur dopo l’acclarato default del Partito Comunista.
Credono che la partita si continui a giocare tutta e soltanto sulla stampa organica e sui comunicati stampa com’erano – negli anni d’oro del Comunismo con la C maiuscola –, quelli della russa Izvestia (Известия): perché evidentemente si sentono molto più tranquilli tra le normali braccia della carta stampata, mamma e padrona nell’archetipo a loro caro (ma oggi declinato e dismesso come la Breda), l’Unità.
Della questione scelta-candidati ne hanno fatto un vero e proprio casino (per non dire, molto più icasticamente, un puttanaio) dal quale credono di uscire con una velina bruno-bambocciana.
Lasciamoli sognare? A me può andare anche bene, detto fra noi e dato che non sono comunista. Ma ai comunisti pistoiesi questo va bene davvero? E gli sembra che sia regolare che, nonostante i risultati Renzi/Bersani, tre candidati siano bersaniani e solo due (che, a mio giudizio, rischiano grosso) renziani?
In nome delle regole hanno messo fuori Bettarini (a livello nazionale) e Marini (con tutte le sue firme!) aprendo la strada alla Chelli (contro cui niente ho) con 60 firme appena.
Personalmente dinanzi a loro mi pare di vedere quei medievali di mente distorta che indossavano il cilicio con il filo spinato dentro per godere-soffrendo in nome di Dio quando andavano a letto, e quando le punte gli si infilavano nella ciccia, come direbbe la Margherita Hack.
Povera Pistoia. Non ha speranza.
Mi tormenta una domanda: se ci sarà la regola che per diventare deputati Pd bisogna non aver appetiti sessuali per non rischiare di fare le cazzate del Berlusca, che faranno Bruni & Niccolai? Taglieranno i coglioni ai maschi e infibuleranno le femmine?
Ecco perché non posso essere comunista. È chiaro o no?

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[Lunedì 24 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

3 commenti:

  1. Uno dei tuoi post più belli, caro Edoardo blogger (si vede che il clima natalizio fa bene anche a un ... "laico" come tu dici di essere, ben sapendo che quel concetto non è certo opposto a un altro - "credente" - in cui è bello ritrovarsi, sia pure con gli inevitabili dubbi, a poche ore dalla ri-nascita di un Dio che si è fatto bambino).

    Parentesi a parte, tu fotografi bene un "puttanaio" che ci si son davvero mesi di buzzo buono, questi brodi del piddì (e non solo pistoiese) a rendere tale.

    Che dire? Davvero "Dio acceca chi vuol perdere"? Non lo so proprio.

    So solo che - con una gestione delle "parlamentarie" così sciocca e volutamente falsa/farsa - hanno fatto diventare "cosa loro" (cioè interessante solo all'apparato, ai candidati e a qualche famiglio e/o familiare) un appuntamento politico e civile che avrebbe davvero potuto confermare, dopo primarie vere, una svolta di qualità.

    Presumo che a "votare" andranno davvero pochini. Appunto: "cosa loro". E loro (un apparato così miope) sarà pure lieto ...

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  2. Leggendo il comunicato stampa del PD, c'è davvero da rabbrividire. Un misto fra politichese e ipocrisia che davvero spaventa ...

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  3. Lago Scaffaiolo ha visto bene. Ma al popolo del PD, piace questo: l'argomentazione retorica e autoreferenziale, tale da non potersi esporre a critiche interne, insomma blindata perchè categorica, apodittica. Un'esercitazione di apparenza, però sufficiente e fatale al riconoscimento di una "identità" (non è necessario che sia meritevole, basta che cia capace di connessioni interpersonalizzate, fondate su dogmi ideologici). La formula esercitata - infatti, non per caso - rassicura l'elettorato medio (ma non tutto)che, non sembra avere esigenze di comprensione dei programmi. A loro, cresciuti nell'antifascismo, poi contro il liberismo economico, nell'antiberlusconismo spinto e nelle varie rivendicazioni sindacali sancite dalla CGIL è sufficiente sapere che il target sarà raggiunto. Conta il "fine" e non il "mezzo", o le persone. Andare a spiegare a un esponente del PD che, prima di un partito (qualunque esso sia) conta la "persona" è un a mera inutilità.
    Sic transit mundi.
    MDB

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