di EDOARDO BIANCHINI
L’ossessione delle regole – Riflettendo
sulle ‘democratiche esclusioni’ di Bettarini e Marini e sulle appena 60 firme
della Chelli – Dal livello nazionale al ‘Cupolino’ tutti i
vizi del post-comunismo
PISTOIA. C’è una bellissima
espressione, in Omero, che, quando il poeta inizia a parlare come sotto
costrizione mentale, suona così: «L’animo mi spinge a…».
È quello
che succede a me, stamattina, per limare il mio intervento di ieri sulle
primarie parlamentari del Pd, gestite, a Pistoia, davvero “a cane moscovita”.
Il Pd nazionale
ha, al suo interno, dei grossissimi problemi: da un lato ama ripetere che ormai
il comunismo è morto (e per scimmiottare una famosa canzone, bisognerebbe che
cantasse ‘nel muro di Berlino, il Pci è morto’ come ‘nei campi di
sterminio Dio…’), ma dall’altro mantiene la sua anima bolscevica nella
spasmodica ricerca delle regole che dopo si rivelano dei cappi e dei nodi scorsoi
sia al collo che – molto più dolorosamente
– ai coglioni. E questo è,
al contempo, sintomo e fattore eziologico di democrazia castrata in quel
partito.
Il Pd
toscano, a sua volta, ha un altro grosso problema: quello del dirigismo di
Ma(n)ciulli, che impone le sue regole regionali con la lussuria spavalda delle palle
dei Medici con cui il segretario crede di poter programmare i coiti politici
a immagine e dirigistica somiglianza della volontà di (P)D(io).
Il Pd
pistoiese, infine, ha due grossi problemi che si chiamano come una famosa cima
del nostro Appennino: il Cupolino. E sotto il Cupolino ci stanno due esseri più
o meno irragionevoli perché legati (anch’essi) allo spasmo delle regole (del
Menga, come dicevo ieri) con cui si fanno e si disfanno le mosse locali – ma con
un rigore da… Nazioni Unite.
Questi due
esseri sono Paolo Bruni, il curato di campagna, e Marco Niccolai, il bamboccium,
come ho già avuto modo di dire ironicamente e/o in chiave satirica – scegliete voi.
Questi due
uomini-chiave credono che la storia vada lungo un monobinario come la Porrettana
o la linea Pistoia-Viareggio; e mostrano di non capire la storia nemmeno se uno
di loro è laureato con il massimo dei voti e la lode: perché non è la laurea
che fa l’uomo e la sua intelligentia rerum, ma è, tutto e solo il
contrario, l’intelligentia rerum che fa l’uomo, anche nella sua versione
di “dirigente di partito”.
Ligi ai diktat
del sopra di loro (in greco, anche moderno, sopra si dice ano:
un nome un programma, per chi è davvero un dissacratore democratico…), i due
sono rigidi come baccalà o meglio ancora stoccafissi, perché credono – così –
di guadagnarsi meriti e garanzie nell’aldilà sovietico di cui fanno
compassionevolmente ancor parte – voglio dire oggi, pur dopo l’acclarato default
del Partito Comunista.
Credono
che la partita si continui a giocare tutta e soltanto sulla stampa organica
e sui comunicati stampa com’erano – negli anni d’oro del Comunismo con
la C maiuscola –, quelli della russa Izvestia (Известия): perché
evidentemente si sentono molto più tranquilli tra le normali braccia
della carta stampata, mamma e padrona nell’archetipo a loro caro (ma oggi
declinato e dismesso come la Breda), l’Unità.
Della
questione scelta-candidati ne hanno fatto un vero e proprio casino (per
non dire, molto più icasticamente, un puttanaio) dal quale credono di
uscire con una velina bruno-bambocciana.
Lasciamoli
sognare? A me può andare anche bene, detto fra noi e dato che non sono
comunista. Ma ai comunisti pistoiesi questo va bene davvero? E gli sembra che
sia regolare che, nonostante i risultati Renzi/Bersani, tre candidati siano
bersaniani e solo due (che, a mio giudizio, rischiano grosso) renziani?
In nome
delle regole hanno messo fuori Bettarini (a livello nazionale) e Marini (con
tutte le sue firme!) aprendo la strada alla Chelli (contro cui niente ho) con
60 firme appena.
Personalmente
dinanzi a loro mi pare di vedere quei medievali di mente distorta che
indossavano il cilicio con il filo spinato dentro per godere-soffrendo in nome
di Dio quando andavano a letto, e quando le punte gli si infilavano nella ciccia,
come direbbe la Margherita Hack.
Povera
Pistoia. Non ha speranza.
Mi
tormenta una domanda: se ci sarà la regola che per diventare deputati Pd
bisogna non aver appetiti sessuali per non rischiare di fare le cazzate del
Berlusca, che faranno Bruni & Niccolai? Taglieranno i coglioni ai maschi e
infibuleranno le femmine?
Ecco
perché non posso essere comunista. È chiaro o no?
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[Lunedì 24
dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
Uno dei tuoi post più belli, caro Edoardo blogger (si vede che il clima natalizio fa bene anche a un ... "laico" come tu dici di essere, ben sapendo che quel concetto non è certo opposto a un altro - "credente" - in cui è bello ritrovarsi, sia pure con gli inevitabili dubbi, a poche ore dalla ri-nascita di un Dio che si è fatto bambino).
RispondiEliminaParentesi a parte, tu fotografi bene un "puttanaio" che ci si son davvero mesi di buzzo buono, questi brodi del piddì (e non solo pistoiese) a rendere tale.
Che dire? Davvero "Dio acceca chi vuol perdere"? Non lo so proprio.
So solo che - con una gestione delle "parlamentarie" così sciocca e volutamente falsa/farsa - hanno fatto diventare "cosa loro" (cioè interessante solo all'apparato, ai candidati e a qualche famiglio e/o familiare) un appuntamento politico e civile che avrebbe davvero potuto confermare, dopo primarie vere, una svolta di qualità.
Presumo che a "votare" andranno davvero pochini. Appunto: "cosa loro". E loro (un apparato così miope) sarà pure lieto ...
Leggendo il comunicato stampa del PD, c'è davvero da rabbrividire. Un misto fra politichese e ipocrisia che davvero spaventa ...
RispondiEliminaLago Scaffaiolo ha visto bene. Ma al popolo del PD, piace questo: l'argomentazione retorica e autoreferenziale, tale da non potersi esporre a critiche interne, insomma blindata perchè categorica, apodittica. Un'esercitazione di apparenza, però sufficiente e fatale al riconoscimento di una "identità" (non è necessario che sia meritevole, basta che cia capace di connessioni interpersonalizzate, fondate su dogmi ideologici). La formula esercitata - infatti, non per caso - rassicura l'elettorato medio (ma non tutto)che, non sembra avere esigenze di comprensione dei programmi. A loro, cresciuti nell'antifascismo, poi contro il liberismo economico, nell'antiberlusconismo spinto e nelle varie rivendicazioni sindacali sancite dalla CGIL è sufficiente sapere che il target sarà raggiunto. Conta il "fine" e non il "mezzo", o le persone. Andare a spiegare a un esponente del PD che, prima di un partito (qualunque esso sia) conta la "persona" è un a mera inutilità.
RispondiEliminaSic transit mundi.
MDB