PISTOIA.
Enrico Guastini (Per un’altra Pistoia) scrive:
Buongiorno ancora una volta.
Ringrazio per la pubblicazione della mia
precedente e sottopongo una nuova lettera aperta, questa volta diretta ad
Antonio Ingroia.
Riconosco che l’argomento non è propriamente
locale, quindi forse la pubblicazione di questa potrebbe risultare un po’ una forzatura.
Cordiali saluti e auguri per il nuovo anno.
Enrico
Guastini
Effettivamente un simbolo che sventolasse il
nome proprio del leader mancava...
Stimato sig. Ingroia,
mi chiamo Enrico Guastini, vivo a Pistoia e
quest’anno mi sono trovato ad essere candidato sindaco nella mia città, nel
tentativo di fornire un’alternativa ai soliti partiti verso cui molti ormai
provano solo insofferenza, quando non rabbia. Sostenuto da una lista civica,
abbiamo puntato su una campagna elettorale tutt’altro che personalistica: i manifesti
ritraevano le criticità mai risolte del nostro territorio, non le persone.
Abbiamo fatto la grande scommessa: riusciremo a trovare consenso senza dover
fare della faccia un simbolo e senza presentare nomi illustri? Alla fine quasi
un migliaio di persone ha dato fiducia a un gruppo nato un mese e mezzo prima
delle elezioni e con una campagna elettorale fatta senza soldi.
Tante persone hanno aderito all’appello
“Cambiare si può” per gli stessi motivi: niente personalismi, niente diktat di
partito, niente candidati imposti. Cosa è successo? Con quale diritto chi ha
aderito a quell’appello pensa di poter poi cambiare le carte in tavola? Perché,
per l’ennesima volta, ci troviamo a dover vedere un simbolo che rappresenta in
primo luogo un “uomo forte”?
Di fronte ad un astensionismo che rasenta il
50% (e in alcune zone lo supera) si dovrebbe avere la lungimiranza di guardare
più lontano, di chiedere un voto sulla base di idee, di progetti. Non di un
nome. E si dovrebbero superare le logiche del: “se il tal partito non va in
parlamento, io come dirigente perdo lo stipendio” (parole dette esplicitamente
ad un’assemblea di Csp). Il soggetto politico nuovo non può nascere per
garantire uno stipendio o una posizione, ma per garantire un futuro al Paese.
Io questo simbolo non lo voterò. Purtroppo.
Purtroppo perché La stimo, e perché a questo
punto temo che ogni tentativo di cambiare veramente, distaccarsi dagli apparati
dei partiti stia naufragando. Abbiamo lavorato per creare un’alternativa, e ci
troviamo con l’ennesima coalizione, un po’ ripulita, fatta delle stesse
persone, e che di nuovo ha solo un nome ancora non logorato.
Cordialmente (ma con delusione),
Enrico Guastini
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[Domenica 30
dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
caro Enrico,
RispondiEliminanon posso non condividere il breve ma giustissimo ragionamento che hai svolto. Tuttavia le condizioni al contorno di questa tornata elettorale -le varie anomali che affliggono il sistema paese intendo- impongono di contestualizzare la nascita di questo soggetto politico che si presenta alle elezioni federando un cosmo di piccoli partiti irrilevanti se presi singolarmente. In aggiunta sono anche dell'idea che il nome del candidato premier abbia giustificazione di comparire nel nuovo simbolo e questo solo per motivi funzionali di comunicazione -dal momento che siamo in Italia e non sempre gli automatismi sono scontati. Sostanzialmente, e questa è la nota politica che ti sottopongo, il rischio più grave sarebbe quello di non favorire e non prodigarsi, seppur con le valide motivazioni che hai illustrato, per il cambiamento vero che rimane il fine ultimo dell'attività politica (e del sogno)di molti cittadini attivi ma impotenti. In altre parole sono dell'idea che chi rifiuta i vari F35, Tav, inceneritori, trivelle, privilegi dei manager pubblici, svendita del territorio e dell'economia et cetera... non possa, a questo giro, che prendere fortemente posizione a sostegno delle realtà alternative -quali che siano e con tutti i loro limiti, certo- al sistema dei vari partiti tradizionali. Movimento 5 Stelle o Rivoluzione Civile non dovrebbero essere visti in contrapposizione, pur nelle loro eventualmente inconciliabili specificità. E' proprio questo il salto di responsabilità che credo debba essere compiuto da tutti coloro che non accettano di rimanere eterodiretti dai vari Monti, Bersani, Berlusconi, Napolitano -che rimangono la stessa cosa identicamente- o dalle variazioni sul tema a loro riconducibili. A livello locale si complica tutto e non è ancora possibile tracciare degli scenari. Il preziosissimo voto di febbraio offre in ogni caso la possibilità di indicare un'alternativa netta a chi ha dimostrato di avere in spregio la democrazia e le aspirazioni collettive della popolazione. Sarebbe un peccato sprecarlo.
Lorenzo Cristofani