domenica 23 dicembre 2012

REPOWER. RIFLESSIONI PRELIMINARI E A MARGINE

di LORENZO CRISTOFANI

Il progetto, inquinamento o non inquinamento, non rientra in nessun paradigma energetico occupazionale e produttivo Puntualizzazioni sull’intervento del Consigliere regionale Pd Venturi

PISTOIA. Sovente la stampa organica è incline a presentare visioni manichee, che non prevedono sfumature e che consequenzialmente non facilitano la comprensione.
Il bipolarismo sui singoli temi è del resto efficace dal punto di vista della comunicazione, molto meno da quello dell’informazione. Spesso infatti l’argomento è ostico e complesso, come la realtà, ma non per questo rimane immune dal valzer delle semplificazioni.

Sulla vicenda Repower di Bottegone la Coldiretti ha fornito una serie di argomentazioni serie e articolate per chiarire i termini della questione (vedi). Altrettanto si può dire per lo storico comitato di Badia-Bottegone-Canapale – si veda qui il sito, costantemente aggiornato sugli sviluppi. E anche Riccardo Andreini ha dato svariati e utili elementi di riflessione, non ultimo quello in cui smaschera la forzatura autorizzativa della Regione Toscana e le relative ipocrisie dei politici nel sostenere l’insostenibile (leggere qui, merita).
Nessuno di chi ne propugna la realizzazione è riuscito invece a rivendicare una qualche minima ragione. Sorprende anche che sia intervenuto – seppur in politichese e con bizantinismi – il consigliere regionale Gianfranco Venturi; sorprende perché in altre occasioni, ad esempio a Pracchia, a un’assemblea partecipata da 400 persone che chiedevano alla politica impegni per la ferrovvia Porrettana, era risultato un desaparecido come disse in sostanza Giampaolo Pagliai (qui), nel suo intervento : “…la Regione Toscana non manda nemmeno un consigliere che è nato qui, a Orsigna…[a 700 mt in linea d’aria, n.d.r.]”– confermando cioè il generale scollamento tra eletti e territorio.
Nella fattispecie della prevista centrale elettrica vale però la pena ribadire che non si tratta di un’attività manifatturiera ma di un impianto di servizio (servizio energetico, un servizio alle imprese) e come tutte gli impianti di produzione d’energia necessita di nemmeno una decina di tecnici addetti al controllo delle apparecchiature (termiche, elettriche) e alla manutenzione. Ragione per cui non è corretto pensare di risolvere, tramite la Repower, la questione occupazionale aiutando chi – in questo caso – ha vissuto il dramma di perdere il lavoro alla Radicifil.
Ripeto però, per evitare fraintendimenti: quando si parla di lavoro è fondamentale che gli enti pubblici si attivino anche per salvare pochi posti; il lavoro è costituzionalmente –al netto della Fornero, che con grande senso istituzionale di ministro tecnico si tappa le orecchie come neanche gli atteggiamenti più beceri e scurrili delle periferie romane – la priorità sociale e politica e non si può arretrare nella sua difesa.
Personalmente, ancora a scanso di equivoci, sostengo che risorse e investimenti vadano destinate a favorire la sfera occupazionale. Anche dal lato ambientalista, per riprendere uno scambio di battute avvenuto sul blog, è poi necessario reindustrializzare il Comune, perché senza lavoro e senza industria non è possibile una riconversione ecologica dell’economia, della produzione e del consumo.
L’unico conflitto di tutta questa storia allora, è quello, come è stato detto, tra un settore che crea valore aggiunto all’economia locale e la prevista infrastruttura energetica, che inevitabilmente comporterà espropri (e quindi danni occupazionali) e la competizione per la risorsa suolo e per la risorsa acqua – già attualmente emunta in maniera elefantiaca dai vivai. Per non parlare degli scarti della centrale!
Tuttavia questa infrastruttura, la centrale elettrica per intendersi, è completamente disgiunta da un reale bisogno energetico delle aziende locali e non risponde ad alcuna pianificazione energetica ufficiale (a meno che non sia stato deciso di renderla il core-energy dell’area metropolitana, ma a questo punto qualcuno dovrebbe pur dirlo).
Mi riferisco al fatto che la pianificazione delle reti energetiche dovrebbe competere a Terna e al GSE , che infatti gestiscono il sistema elettrico nazionale, l’una dal punto di vista tecnico, l’altro da quello economico.
Il consigliere Venturi potrebbe farsi raccontare queste cose dall’assessore della provincia di Livorno Nista, che conosce bene le problematiche dell’ approvvigionamento di gas metano e della produzione elettrica.
Le politiche energetiche non si improvvisano, specie quelle di una certa dimensione e rilievo. La tendenza attuale in aggiunta, è quella della cosiddetta generazione diffusa –la democrazia energetica (che personalmente vedo però lontana) –, cioè di piccoli impianti (di energie rinnovabili o meno), magari regolabili e asserviti a smart grid, e che centrali da 120 MW elettrici sono, salvo in particolari contesti, superate .
È inutile quindi dire che il gas metano è il combustibile fossile più pulito, quello di transizione, che la centrale della Repower, un ciclo combinato gas-vapore in cogenerazione, comporta l’uso più razionale possibile di energia primaria: questo progetto, inquinamento o non inquinamento, non rientra in alcun paradigma energetico occupazionale e produttivo di alcun tipo.
Si tratta allora di una grandissima contraddizione tra quello che il Presidente assoluto e autoritario (si veda qui per credere!) Enrico Rossi dice – lo ha scritto lui in risposta a Mauro Chessa “…salvaguardia del territorio agricolo e rilancio del manifatturiero per far ripartire lo sviluppo… ” – e quello che fa.
Se non è chiaro, si tornerà a breve sulle contraddizioni della Repower e di questo Presidente che una mattina si è svegliato e ha deciso di imporre a Pistoia la Repower, aiutato ovviamente dalle varie e fedeli pedine disseminate sul territorio pistoiese.
Discorso a parte, ma di completamento, sarà sull’associazione degli industriali pistoiesi, che, parafrasando il prof. Paolieri, è riuscita negli ultimi anni a smantellare il tessuto manifatturiero locale, una volta di livello e che ora si dà all’inseguimento di chimere senza aver elaborato gli strumenti per leggere la crisi attuale e superarla.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 23 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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