lunedì 31 dicembre 2012

SE IL NATALE “BIANCO” SI TINGE DI ROSSO



di Mauro Banchini [*]

L’omelia al funerale di don Mario Del Becaro – Una preghiera per il parroco ucciso ma anche per chi lo ha ucciso


PISTOIA. “Mentre ancora viviamo il Natale, esso improvvisamente si tinge di rosso. Dal Natale bianco al Natale rosso: è l’esperienza traumatica che ha vissuto questa parrocchia e, con essa, la diocesi di Pistoia” . Questo l’attacco della omelia, una breve omelia, tenuta da mons. Mansueto Bianchi questo pomeriggio, nella chiesa di Catena (Quarrata) per i funerali di don Mario Del Becaro.

“Difficile e ancora prematuro – ha aggiunto il vescovo di Pistoia – trovare una chiave di lettura che spieghi in modo adeguato ciò che è accaduto fra noi: questo, del resto, è il compito che spetta all’autorità investigativa e che noi attendiamo con grande fiducia e rispetto”.
“Ci resta nelle mani e nel cuore la vita di un uomo, di un prete, che è stata violentemente spenta”. Così mons. Bianchi, che ha parlato in una chiesa affollata di fedeli e accanto a decine di sacerdoti concelebranti e ha ricordato come “ci rimane il tracciato di una esistenza, fatta di luci e di ombre, di canto e di gemito, come quella di ciascuno di noi, che oggi sta davanti alla misericordia di Dio”.
Per il vescovo di Pistoia, la vicenda di don Mario evidenza innanzitutto “il bisogno che abbiamo noi preti di essere fortemente radicati nella persona del Signore Gesù e del suo Vangelo” ma anche “la necessità di radicarci nella vita del nostro popolo, della comunità cristiana, della chiesa”. Il bisogno dei preti – ha aggiunto – è che di “crescere nella fraternità e nella intensità delle relazioni, in modo da facilitare la reciproca convivenza, la comprensione, l’incoraggiamento, l’aiuto fraterno. E’ questo clima che aiuta a prevenire o a evolvere in modo positivo le crisi di stanchezza, di delusione, di solitudine, di demotivazione che inevitabilmente si affacciano nella vita di un prete, come nella vita di ogni persona”.
Mons. Bianchi ha aggiunto un elemento sui rapporti fra comunità cristiana e parroci: la necessità di “restare vicino alla vita e alla persona del proprio sacerdote: non fargli mancare l’affetto, la stima, la collaborazione, l’accoglienza”. Una dimensione, questa, che può consentire anche “la correzione di errori e difetti, il suggerimento, il consiglio, la critica senza che questo diventi un crocifiggere la persona al proprio limite o al proprio errore”.
Una preghiera finale per don Mario (“Molte cose sono state dette e scritte in questi giorni su di lui, altre ancora se ne diranno e scriveranno”) e per il suo “povero corpo martoriato” chiuso in una bara nella piccola chiesa di Catena (“Possa, don Mario, incontrare non l’occhio severo del giudice, ma il volto buono del Padre che asciuga ogni lacrima, sana ogni ferita, perdona ogni colpa”).
E una considerazione per gli assassini, verso cui non mancano “orrore e sdegno davanti a un delitto feroce, senza pietà e senza umanità”. Con una preghiera anche per loro (“Alla luce del Vangelo è anche per queste persone che noi intendiamo pregare, perché sappiamo che nell’aridità di ogni deserto c’è sempre una breve oasi a partire dalla quale è possibile il ritorno alla dignità di una vita”).
[*] – Responsabile Comunicazioni Sociali Diocesi di Pistoia
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[Lunedì 31 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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