di LORENZO CRISTOFANI
La nostra pubblica amministrazione non fa
certo una bella figura
PISTOIA. Ieri
mattina ho fatto un sopralluogo in quell’area tra via Sestini e il cento
commerciale Panorama dove, in attesa di un chiarimento definitivo, il Circo di
Vienna aspetta speranzoso di poter lavorare e avviare gli spettacoli della
tappa pistoiese.
Il responsabile del circo, Giovanni
Vassallo, mi ha gentilmente accompagnato in un giro del sito, che è privato,
dove sono parcheggiati i mezzi e le attrezzature della comitiva. Giovedì 27
dicembre, la mattina, si riunirà la commissione di vigilanza che valuterà in
ultima istanza la possibilità per il circo di iniziare la tournée pistoiese.
Come anche emerso dalle cronache di questi
giorni, pare che gli atti della documentazione tecnica, regolarmente detenuti
dai gestori del circo, si siano arenati in qualche passaggio della lunga
procedura amministrativa, ingenerando quindi gli equivoci sulla mancanza di
autorizzazioni e irregolarità da parte dei circensi. Fin qui la cronaca.
LA COSCIENZA LAVATA
Gli
animali non contano nulla, ma, a volte, gli esseri umani contano ancora meno.
I
cittadini, in alcune condizioni, ancor meno che mai.
È
così, perciò, che questo mondo della fine, questo nostro Stato in mano ai
pagliacci, è il vero grande circo dove tutti difendono i diritti di tutti per
poi finire senza rispettare assolutamente nessuno.
Se è
vera la storia della Prefettura e del bisonte, allora siamo dinanzi a una
vergogna nazionale. Che dopo mesi non ci siano risposte griderebbe vendetta
dinanzi a Dio, ma prima ancora dinanzi alla legge: che è cieca, sorda e muta
e non vedrà niente – anche qui – come in altri casi. Del resto a Pistoia
succede perlopiù così.
Bastano,
alla fine, dei capri espiatori per lavare le coscienze.
A
volte saranno gli animalisti, altre gli ambientalisti, altre i cattolici,
altre i politici dei vari schieramenti a parlare e/o a cantare vittorie che
non ci sono.
Nessuno
che metta un dito – davvero – nella piaga: e che provveda. Perché è scomodo.
E
perché ognuno di quelli che contano, con le loro belle mazzettate di €uro che
gli arrivano come stipendio in c/c ogni mese, stanno bene così: mangiano le
uova delle galline e le galline stesse ripiene di antibiotici; affettano i
prosciutti e se li pappano; godono delle tenere carni degli agnelli e dei
vitelli di latte perché, in un’ottica molto spicciola, l’uomo domina il resto
del mondo – idea alla quale i cattolici hanno assai contribuito nella
religione e nella storia.
Anch’io
sono – ma spero sempre meno, visto che sto riducendo drasticamente certi
consumi – tra questi colpevoli. Lo ammetto.
Ma
se mi fosse arrivato un documento a settembre, se fossi il Prefetto e, ad
oggi non avessi provveduto, mi sentirei quanto meno in imbarazzo e mi
vergognerei.
Ed ecco
la domanda: ma loro si sentono in imbarazzo? O si saranno lavati la coscienza
pensando che per un timido e spaurito bisonte tutto sommato è meglio così?
Le
nere di Sant’Agostino, poi, non contano. Perché i neri, alla fin fine, non
sono nemmeno esseri umani…
Edoardo Bianchini
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Ora è evidente che un’amministrazione
comunale ha il diritto più che legittimo e sacrosanto di non ospitare, in base
ai propri regolamenti, il circo nella propria città: tale posizione deve
ovviamente essere comunicata trasparentemente e in tempi certi, come poi
peraltro richiede la correttezza dei rapporti umani in tutte le situazioni.
È logico dunque sperare che i contrattempi
che hanno creato più di un problema alla compagnia arrivata a Pistoia, con
tappa preventivamente ufficializzata e concordata (vedi), siano
unicamente accaduti per la nota farraginosità della macchia pubblica cittadina
e non siano cioè stati volutamente favoriti per impedirne l’attività.
Lo voglio dire meglio e per inciso, nonché
pubblicamente, ai tanti animalisti e al presidente dei Verdi Toscana Lorenzo
Lombardi, persona che conosco e amica: allorquando un circo non sia gradito o
non risulti compatibile con i regolamenti comunali, il dovere unico dell’amministrazione
è quello di avvertire per tempo ed in maniera inequivocabile e netta, onde
evitare disagi e perdite di tempo (e d’incasso), i diretti interessati.
Chi sceglie il principio etico del rispetto
della vita (“ il bisonte e gli altri animali non nascono per essere
ridicolizzati”), e parlo da vegetariano inossidabile, è perfettamente
consapevole che quei venti circhi sparsi in Italia non sono che un’effimera ed
infinitesima inezia rispetto al genocidio di animali che finiscono
quotidianamente sulle nostre tavole, passando per macelli e allevamenti
intensivi. È per caso rispettata la vita di un animale allevato per
finire al macello? Si trovano nella condizione di non esser ridicolizzate le galline
– le cui uova sono quelle maggioritarie nella g.d.o. e finiscono poi nella
quasi totalità dei prodotti dolciari in distribuzione – racchiuse in batterie
senza poter camminare e riempite di antibiotici fino allo sfinimento (vedi)?
Perché gli animalisti pistoiesi non si
impegnano concretamente a far vietare la vendita dei prodotti, carne, uova –
commercializzati invece nei vari supermercati cittadini – da animali in veri e
propri Lager, prevalenti in pianura Padana, costruendo magari nuovi paradigmi
alimentari, anziché ostacolare in astratto un circo che in ogni caso cura –
almeno per quanto ho potuto vedere – con riguardo e premura gli animali che si
esibisco negli spettacoli?
Ho anche avuto modo di vedere il bisonte
che Giovanni Vassallo mi ha detto avere in affidamento: la richiesta alla
Prefettura per l’autorizzazione del possesso di questo animale era pervenuta al
Prefetto di Pistoia a settembre e solo da pochi giorni è saltato fuori che il
servizio veterinario dell’Asl non era informato. Ricordando lo sterminio dei
bisonti americani (vedi1,
vedi2), uno dei capitoli
più spaventosi della storia ecologica degli Usa, ho provato tenerezza per
l’esemplare momentaneamente “in visita” a Pistoia, un po’ spaurito ma
sicuramente privilegiato e pieno di attenzione e affetto.
Mi ha poi colpito la riflessione di una
delle non poche persone che si fermavano a chiedere informazioni e ad esprimere
solidarietà ai gestori del circo – segno comunque evidente del fascino che
questo mondo esercita ancora sui pistoiesi.
A proposito di rispetto della vita e
sfruttamento si chiedeva come fosse possibile, per la parte dell’opinione
pubblica animalista, accettare invece che poco più in là, precisamente nelle
vie interne di Sant’Agostino, alcune donne di colore potessero, in pieno giorno
e presumibilmente organizzate da una qualche forma di racket, essere sfruttate
e prostituirsi nell’ indifferenza e nel silenzio generale.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
L’immagine appartiene a La Nazione.
[Giovedì 27 dicembre 2012 - © Quarrata/news
2012]
Sono decenni che non entro in un circo.
RispondiEliminaMa (anche da felliniano non pentito) trovo che questa forma di spettacolo, anche nella sua veste più tradizionale compreso l'utilizzo di animali, meriti di avere ancora un suo spazio, in un mondo sempre più omologato (verso il basso) e sempre più politicamente-correttamente traviato da pesanti forme di ipocrisia.
Posso dirlo senza che si offenda nessuno? In questa data situazione, io tifo per il circo.
PS)- E ringrazio Lorenzo per aver scritto cose condivisibili e piene di buon senso ...
Premesso che non sono né vegetariana né vegana inossidabile ma che non sono neanche abituale fruitrice di spettacoli circensi, il problema di ammettere o escludere uno spettacolo allestito con esibizione di animali esotici dovrebbe, a mio avviso, essere risolto dall’amministrazione comunale non acriticamente, ma tenendo conto di parametri fondamentali quali:
RispondiElimina1)la PROVENIENZA dell’animale, giacché un animale nato e cresciuto in cattività a stretto contatto con l’uomo, a differenza di un esemplare catturato da adulto (sempre con una violenza che decisamente ripugna a chi è sensibile verso gli animali: si veda la straziante cattura di certi cetacei) andrà, con altissimo grado di probabilità, incontro a morte se improvvisamente liberato in natura: ben dovrebbero saperlo anzitutto gli esperti in etologia che prestano la propria opera in appositi centri di recupero della fauna selvatica; persone che, ogni giorno, hanno a che fare con comportamenti stereotipati assolutamente non naturali …
2)la TECNICA DI ADDESTRAMENTO utilizzata al fine di allestire lo spettacolo: va da sé che la doma di un animale come il bisonte DEVE essere dolce come quella utilizzata per altri erbivori come il cavallo o l’asinello. Sotto questo aspetto, una tecnica di addestramento veramente adeguata, non renderebbe necessaria quella brutta limatura delle corna che si vede in foto …
3)Il TIPO DI ANIMALE, nel senso che bisognerebbe effettuare una distinzione tra animali esotici più facilmente e più difficilmente addestrabili: in questo senso, a me sembrano meno scarsamente tollerabili gli spettacoli allestiti con i grandi felini o con i grandi canidi come l’orso, piuttosto che con grandi erbivori che, in natura, sono abituati a comportarsi e ad agire come “prede”;
4)Il NUMERO IN CUI VIENE UTILIZZATO L’ANIMALE, perché esistono numeri umilianti e numeri non umilianti, ossia idonei a mettere in risalto - ancorché in maniera irrealistica - la bellezza dell’animale e la bellezza del rapporto uomo - animale: numeri in cui non si vedono quelle fruste e quei frustini la cui presenza è ahimè necessaria quando un domatore ha a che fare, ad esempio, con i grandi felini …
5)LA RELAZIONE DI AFFETTO CHE LEGA DOMATORE E ANIMALE DOMATO: la doma e l’allevamento sono suscettibili di creare legami affettivi veramente profondi, idonei a costituire un valore, mentre non sempre ciò che è naturale è buono solo in quanto naturale (ad esempio, le malattie mortali sono naturalissime, ma sotto sotto nessuno le vuole).
Non ci si dovrebbe, infine, dimenticare che il bisonte è un animale in via di estinzione: parte dei proventi dello spettacolo potrebbero essere destinati alla preservazione della specie in natura …