giovedì 27 dicembre 2012

UN CIRCO, UN BISONTE, TANTI ANIMALI E UN ITER BUROCRATICO VERGOGNOSO


di LORENZO CRISTOFANI

La nostra pubblica amministrazione non fa certo una bella figura

PISTOIA. Ieri mattina ho fatto un sopralluogo in quell’area tra via Sestini e il cento commerciale Panorama dove, in attesa di un chiarimento definitivo, il Circo di Vienna aspetta speranzoso di poter lavorare e avviare gli spettacoli della tappa pistoiese.
Il responsabile del circo, Giovanni Vassallo, mi ha gentilmente accompagnato in un giro del sito, che è privato, dove sono parcheggiati i mezzi e le attrezzature della comitiva. Giovedì 27 dicembre, la mattina, si riunirà la commissione di vigilanza che valuterà in ultima istanza la possibilità per il circo di iniziare la tournée pistoiese.

Come anche emerso dalle cronache di questi giorni, pare che gli atti della documentazione tecnica, regolarmente detenuti dai gestori del circo, si siano arenati in qualche passaggio della lunga procedura amministrativa, ingenerando quindi gli equivoci sulla mancanza di autorizzazioni e irregolarità da parte dei circensi. Fin qui la cronaca.

LA COSCIENZA LAVATA

Gli animali non contano nulla, ma, a volte, gli esseri umani contano ancora meno.
I cittadini, in alcune condizioni, ancor meno che mai.
È così, perciò, che questo mondo della fine, questo nostro Stato in mano ai pagliacci, è il vero grande circo dove tutti difendono i diritti di tutti per poi finire senza rispettare assolutamente nessuno.
Se è vera la storia della Prefettura e del bisonte, allora siamo dinanzi a una vergogna nazionale. Che dopo mesi non ci siano risposte griderebbe vendetta dinanzi a Dio, ma prima ancora dinanzi alla legge: che è cieca, sorda e muta e non vedrà niente – anche qui – come in altri casi. Del resto a Pistoia succede perlopiù così.
Bastano, alla fine, dei capri espiatori per lavare le coscienze.
A volte saranno gli animalisti, altre gli ambientalisti, altre i cattolici, altre i politici dei vari schieramenti a parlare e/o a cantare vittorie che non ci sono.
Nessuno che metta un dito – davvero – nella piaga: e che provveda. Perché è scomodo.
E perché ognuno di quelli che contano, con le loro belle mazzettate di €uro che gli arrivano come stipendio in c/c ogni mese, stanno bene così: mangiano le uova delle galline e le galline stesse ripiene di antibiotici; affettano i prosciutti e se li pappano; godono delle tenere carni degli agnelli e dei vitelli di latte perché, in un’ottica molto spicciola, l’uomo domina il resto del mondo – idea alla quale i cattolici hanno assai contribuito nella religione e nella storia.
Anch’io sono – ma spero sempre meno, visto che sto riducendo drasticamente certi consumi – tra questi colpevoli. Lo ammetto.
Ma se mi fosse arrivato un documento a settembre, se fossi il Prefetto e, ad oggi non avessi provveduto, mi sentirei quanto meno in imbarazzo e mi vergognerei.
Ed ecco la domanda: ma loro si sentono in imbarazzo? O si saranno lavati la coscienza pensando che per un timido e spaurito bisonte tutto sommato è meglio così?
Le nere di Sant’Agostino, poi, non contano. Perché i neri, alla fin fine, non sono nemmeno esseri umani… 
Edoardo Bianchini
Ora è evidente che un’amministrazione comunale ha il diritto più che legittimo e sacrosanto di non ospitare, in base ai propri regolamenti, il circo nella propria città: tale posizione deve ovviamente essere comunicata trasparentemente e in tempi certi, come poi peraltro richiede la correttezza dei rapporti umani in tutte le situazioni.
È logico dunque sperare che i contrattempi che hanno creato più di un problema alla compagnia arrivata a Pistoia, con tappa preventivamente ufficializzata e concordata (vedi), siano unicamente accaduti per la nota farraginosità della macchia pubblica cittadina e non siano cioè stati volutamente favoriti per impedirne l’attività.
Lo voglio dire meglio e per inciso, nonché pubblicamente, ai tanti animalisti e al presidente dei Verdi Toscana Lorenzo Lombardi, persona che conosco e amica: allorquando un circo non sia gradito o non risulti compatibile con i regolamenti comunali, il dovere unico dell’amministrazione è quello di avvertire per tempo ed in maniera inequivocabile e netta, onde evitare disagi e perdite di tempo (e d’incasso), i diretti interessati.
Chi sceglie il principio etico del rispetto della vita (“ il bisonte e gli altri animali non nascono per essere ridicolizzati”), e parlo da vegetariano inossidabile, è perfettamente consapevole che quei venti circhi sparsi in Italia non sono che un’effimera ed infinitesima inezia rispetto al genocidio di animali che finiscono quotidianamente sulle nostre tavole, passando per macelli e allevamenti intensivi. È per caso rispettata la vita di un animale allevato per finire al macello? Si trovano nella condizione di non esser ridicolizzate le galline – le cui uova sono quelle maggioritarie nella g.d.o. e finiscono poi nella quasi totalità dei prodotti dolciari in distribuzione – racchiuse in batterie senza poter camminare e riempite di antibiotici fino allo sfinimento (vedi)?
Perché gli animalisti pistoiesi non si impegnano concretamente a far vietare la vendita dei prodotti, carne, uova – commercializzati invece nei vari supermercati cittadini – da animali in veri e propri Lager, prevalenti in pianura Padana, costruendo magari nuovi paradigmi alimentari, anziché ostacolare in astratto un circo che in ogni caso cura – almeno per quanto ho potuto vedere – con riguardo e premura gli animali che si esibisco negli spettacoli?
Ho anche avuto modo di vedere il bisonte che Giovanni Vassallo mi ha detto avere in affidamento: la richiesta alla Prefettura per l’autorizzazione del possesso di questo animale era pervenuta al Prefetto di Pistoia a settembre e solo da pochi giorni è saltato fuori che il servizio veterinario dell’Asl non era informato. Ricordando lo sterminio dei bisonti americani (vedi1, vedi2), uno dei capitoli più spaventosi della storia ecologica degli Usa, ho provato tenerezza per l’esemplare momentaneamente “in visita” a Pistoia, un po’ spaurito ma sicuramente privilegiato e pieno di attenzione e affetto.
Mi ha poi colpito la riflessione di una delle non poche persone che si fermavano a chiedere informazioni e ad esprimere solidarietà ai gestori del circo – segno comunque evidente del fascino che questo mondo esercita ancora sui pistoiesi.
A proposito di rispetto della vita e sfruttamento si chiedeva come fosse possibile, per la parte dell’opinione pubblica animalista, accettare invece che poco più in là, precisamente nelle vie interne di Sant’Agostino, alcune donne di colore potessero, in pieno giorno e presumibilmente organizzate da una qualche forma di racket, essere sfruttate e prostituirsi nell’ indifferenza e nel silenzio generale.

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L’immagine appartiene a La Nazione.
[Giovedì 27 dicembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

2 commenti:

  1. Sono decenni che non entro in un circo.

    Ma (anche da felliniano non pentito) trovo che questa forma di spettacolo, anche nella sua veste più tradizionale compreso l'utilizzo di animali, meriti di avere ancora un suo spazio, in un mondo sempre più omologato (verso il basso) e sempre più politicamente-correttamente traviato da pesanti forme di ipocrisia.

    Posso dirlo senza che si offenda nessuno? In questa data situazione, io tifo per il circo.

    PS)- E ringrazio Lorenzo per aver scritto cose condivisibili e piene di buon senso ...

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  2. Premesso che non sono né vegetariana né vegana inossidabile ma che non sono neanche abituale fruitrice di spettacoli circensi, il problema di ammettere o escludere uno spettacolo allestito con esibizione di animali esotici dovrebbe, a mio avviso, essere risolto dall’amministrazione comunale non acriticamente, ma tenendo conto di parametri fondamentali quali:

    1)la PROVENIENZA dell’animale, giacché un animale nato e cresciuto in cattività a stretto contatto con l’uomo, a differenza di un esemplare catturato da adulto (sempre con una violenza che decisamente ripugna a chi è sensibile verso gli animali: si veda la straziante cattura di certi cetacei) andrà, con altissimo grado di probabilità, incontro a morte se improvvisamente liberato in natura: ben dovrebbero saperlo anzitutto gli esperti in etologia che prestano la propria opera in appositi centri di recupero della fauna selvatica; persone che, ogni giorno, hanno a che fare con comportamenti stereotipati assolutamente non naturali …

    2)la TECNICA DI ADDESTRAMENTO utilizzata al fine di allestire lo spettacolo: va da sé che la doma di un animale come il bisonte DEVE essere dolce come quella utilizzata per altri erbivori come il cavallo o l’asinello. Sotto questo aspetto, una tecnica di addestramento veramente adeguata, non renderebbe necessaria quella brutta limatura delle corna che si vede in foto …

    3)Il TIPO DI ANIMALE, nel senso che bisognerebbe effettuare una distinzione tra animali esotici più facilmente e più difficilmente addestrabili: in questo senso, a me sembrano meno scarsamente tollerabili gli spettacoli allestiti con i grandi felini o con i grandi canidi come l’orso, piuttosto che con grandi erbivori che, in natura, sono abituati a comportarsi e ad agire come “prede”;

    4)Il NUMERO IN CUI VIENE UTILIZZATO L’ANIMALE, perché esistono numeri umilianti e numeri non umilianti, ossia idonei a mettere in risalto - ancorché in maniera irrealistica - la bellezza dell’animale e la bellezza del rapporto uomo - animale: numeri in cui non si vedono quelle fruste e quei frustini la cui presenza è ahimè necessaria quando un domatore ha a che fare, ad esempio, con i grandi felini …

    5)LA RELAZIONE DI AFFETTO CHE LEGA DOMATORE E ANIMALE DOMATO: la doma e l’allevamento sono suscettibili di creare legami affettivi veramente profondi, idonei a costituire un valore, mentre non sempre ciò che è naturale è buono solo in quanto naturale (ad esempio, le malattie mortali sono naturalissime, ma sotto sotto nessuno le vuole).
    Non ci si dovrebbe, infine, dimenticare che il bisonte è un animale in via di estinzione: parte dei proventi dello spettacolo potrebbero essere destinati alla preservazione della specie in natura …

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