lunedì 28 maggio 2012

TERRA FUTURA. MA C’È UN FUTURO PER LA TERRA?

di Lorenzo Cristofani

Al via nei giorni scorsi a Firenze la nona edizione Terra Futura, mostra-convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità.
Ridare senso e valore al lavoro per ri-convertire l’economia e vincere la crisi. E ancora, lotta alla povertà. Questi gli obiettivi della manifestazione che, con 600 aree espositive, 5 mila enti rappresentati, 280 eventi culturali e mille relatori, si è svolto nel fine settimana alla Fortezza da Basso. L’evento ha ottenuto l’attestato di eccellenza e il riconoscimento di “evento green” non solo per temi e obiettivi della kermesse, ma anche per le scelte di prodotti e servizi assunte nell’organizzazione e gestione della tre giorni.

Un importante appuntamento dunque, che certifica definitivamente come economia, società e ambiente sono le tre pale di una stessa elica, ugualmente importanti e necessarie per farla ruotare e produrre energia.
Centralità dei territori, ricerca della coesione sociale e sostegno a innovazione (di processo e di prodotto), questi sono i pilastri su cui far poggiare il cammino della comunità internazionale verso uno sviluppo più equo e duraturo per tutti.
Il livello delle tematiche e delle azioni da intraprendere è perciò globale e locale: nel mondo globalizzato viviamo per l’appunto in una condizione di tale interdipendenza che è superfluo ribadirla.
Da un lato infatti perdita di biodiversità, erosione del suolo, sfruttamento dei pascoli, desertificazione, deforestazione, depauperamento degli stock ittici sono indicatori che dimostrano quanto, al di là dei progressi tecnologici, l’uomo dipenda ancora dalla natura, proprio come i Maya e i Sumeri, e che quindi le risorse di cui necessita l’economia globale non possono più essere mal governate, pena la sopravvivenza stessa della civiltà.
Dall’altro, però, questo cambiamento del green new deal non può essere uno sport da spettatori, la cittadinanza attiva è la precondizione perché si abbiano processi territoriali, innescati da associazioni, enti e imprese, rispondenti ai criteri prima ricordati.
A proposito di locale, si è segnalata un’ interessante tavola rotonda, allo stand della regione Toscana : Riciclo di materia : dall’approvvigionamento al processo industriale. Presente il direttore regionale di Confindustria, oltre ad altri esponenti della filiera del riciclo degli imballaggi post consumo provenienti da raccolte differenziate.
Si vuole segnalare l’evento specialmente alla Confindustria di Pistoia e alla Cna, in questi giorni impegnate in una sterile contrapposizione sulla rappresentanza delle piccole imprese: si pensi invece a come rilanciare una vera manifattura anziché disperdere energie in vicende che nulla hanno a che vedere con le strategie di sviluppo sostenibile. Altrimenti sarebbe automatico instaurare il paragone con l’immagine dei capponi di Renzo, che si perdono a litigare tra loro anziché far fronte comune contro le vere grandi sfide.
Si ricorda poi alla presidente della provincia Fratoni che allo stesso stand, alla cui presentazione ha partecipato anche l’assessore regionale all’ambiente Bramerini, ha esposto i prodotti un’azienda pistoiese che lavora quelle plastiche eterogenee che, diversamente, verrebbero bruciate negli inceneritori.
Repetita iuvant: Confindustria, Cna e Provincia di Pistoia sono invitate a partecipare al dibattito, lanciato da questo blog, sull’ inopportunità economica e normativa di incentrare le politiche ambientali sugli inceneritori. Questo proprio alla luce di una tanto auspicata crescita, locale, sostenibile, che politiche favorevoli al riciclo consentirebbero di avere. Con ritorno di immagine per enti locali ed imprese.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 28 maggio 2012 - © Quarrata/news 2012]

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