domenica 2 ottobre 2011

BREDA. 80 QUADRI E 60 DIRIGENTI SU 400 OPERAI

di Luigi Scardigli



Anche Buffalmacco (nome inventato, da buoni burloni quali siamo, per garantire l’anonimato) è preoccupato per le sorti della Breda, la fabbrica dove lavora, come operaio specializzato, da circa venti anni.
«Il futuro di AnsaldoBreda è decisamente incerto – racconta sottovoce l’anonima tuta blu, perché è convinto che chiunque, nei paraggi, possa e voglia sentire -, soprattutto qui a Pistoia. Non so, perché non sono in grado di prevederlo, se l’eventuale passaggio di proprietà di cui si parla insistentemente ormai da qualche tempo porterebbe reali e indispensabili giovamenti all’industria. Forse, però, quello spudorato clientelismo in voga da sempre in via Ciliegiole che ha sicuramente contribuito a creare una voragine quantificata, ufficiosamente, attorno ai 300 milioni di euro, per non parlare delle carriere supersoniche effettuate in un batter di ciglia da individui con manifesta ridotta professionalità e insindacabile scarsa intelligenza, si ridurrebbero drasticamente: di questo non ho dubbi».

Rivelazioni anomale, le sue, decisamente controcorrente…

«A onor del vero – sorride sardonicamente Buffalmacco –, in fabbrica, lo conosciamo tutti il vecchio malcostume di AnsaldoBreda. Cinque, sei anni fa, un corvo, che ha saputo conservare il proprio anonimato, riuscì ad entrare nei dati telematici della fabbrica, stampando i redditi di ognuno per farli poi trovare in bella vista nei vari reparti: sembrava che da un momento all’altro, la situazione, già carica di tensione da sempre, dovesse precipitare. E invece, dopo una timida rivendicazione sindacale, così timida da sembrare pilotata, tutto è tornato nell’involucro, come se nessuno sapesse nulla».

Dati rilevanti, quelli pubblicati?

«Abbastanza per generare una sommossa. E invece, tutto è tornato presto nel proprio alveo, senza nemmeno ripercussioni. I quadri aziendali si sono continuati a moltiplicare e con loro i dirigenti, spesso – saranno anche coincidenze – soggetti appartenenti a solidi nuclei sindacali. Se pensate che in Breda, a Pistoia, esistono 80 quadri e 60 dirigenti, con un personale di circa 400 operai, capite bene che il ruolo dei manager è decisamente sproporzionato rispetto alle reali esigenze di conduzione industriale. E senza dimenticare che questi bellimbusti, che hanno dimostrato nel tempo professionalità prossime alla disfatta, continuano a godere di bonus, tra superminimi e tranches, che trasformano i loro già lauti stipendi in vere e proprie fortune. In Fiat, i dirigenti, sono meno di 20: lo stupore supera ogni umano dubbio».

Cosa si augura che succeda, allora?

«L’unica cosa che mi preme, per me e per tanti miei colleghi, operai qualificati, onesti e grandi lavoratori, è che il posto di lavoro venga mantenuto, difeso ad oltranza, rafforzato, se possibile, addirittura migliorato. Né io, né quelli che lavorano al mio fianco, siamo mai stati fatti oggetto di attenzioni e plausi, nonostante fossimo in molti a meritarle. Se poi, perché questo succeda – che ad andare avanti siano quelli più meritevoli e onesti e che per i furbi i tempi si facciano improvvisamente bui – è necessario che cambi la proprietà, ben venga questa cessione».

La situazione amianto, invece, come va?

«Per questo sentiamoci un’altra volta, ora non posso: vado a trovare un amico, con il mesotelioma conclamato».

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[Domenica 2 ottobre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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