giovedì 5 maggio 2011

AIAS. VICENDA-EMBLEMA PER UNA CITTÀ SENZA SPERANZA




PISTOIA. Dante – che di Pistoia si occupò in altri tempi con non minore passione – avrebbe commentato le notizie di oggi, che del resto riportavamo anche noi ieri e ancor prima degli organi di stampa locale, con un’espressione significativa del canto settimo dell’Inferno, «parole non ci appulcro», cioè non aggiungo parole:

Mal dare e mal tener lo mondo pulcro
ha tolto loro, e posti a questa zuffa:
qual ella sia, parole non ci appulcro.

E proprio per non appulcrarci parole, anche noi la metteremo in metafora, citando un famosissimo passo di Plutarco – lo scrittore delle Vite parallele e delle Opere morali – tratto dalla vita di Aristide (7, 7), il personaggio ateniese che era soprannominato il giusto:

Una volta, durante un processo per ostracismo, si narra che uno tra gli analfabeti e tra le persone molto rozze, dopo aver porto ad Aristide, come ad uno di coloro che erano lì per caso, il proprio coccio, lo esortasse a scriverci sopra Aristide. Dato che quello si meravigliò e domandò che cosa avesse mai fatto di male Aristide a suo sfavore: “Nulla –replicò l’analfabeta –; e neppure conosco l'uomo in questione, ma sentendolo chiamare “il Giusto” dappertutto, sono infastidito”. Udito ciò, si narra che Aristide non abbia risposto nulla, ma che abbia scritto sul coccio il nome richiestogli, e abbia restituito il coccio all’analfabeta. Allontanandosi poi dalla città, alzate le mani al cielo, Aristide pregò che non capitasse agli Ateniesi alcuna circostanza che costringesse il popolo a ricordare Aristide.

Ecco. Non bastano, in questa città, fatti, documenti, prove perché gli uomini che la reggono e dirigono – non si sa bene come e dove e con quali princìpi – prendano coscienza di ciò che vi accade e, messi da parte i bassi profili di cui si vestono ogni giorno, facciano il loro dovere di custodi della cosa pubblica, del denaro pubblico e dell’utilizzo delle risorse pubbliche, e di difensori di chi, a Pistoia, vive, lavora e paga le proprie tasse. Non bastano.

È per questo – e ne siamo assolutamente convinti e certi – che questa città è senza speranza.
Q/n
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[Giovedì 5 maggio 2011 – Anniversario della morte di Napoleone]

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