domenica 29 maggio 2011

CHITI E IL SUO ULTIMO LIBRO


PISTOIA. Sull’ultima fatica teorico-teoretica del vicepresidente del senato, Vannino Chiti, che sarà presentata prossimamente (31 maggio) alla presenza di tutti, con squillanti nomi della scienza accademica, dell’informazione e della fede, vescovo in primis, ci piace stamattina soffermarci, molto humilemente d’umiltà vestuti, con una riflessione che ci viene offerta da uno spunto di Antonio Nardi, in sordina, ma quantomai pertinente.

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Lo status di PD-cattolico
Antonio Nardi (vedi)
26 maggio 2011


Un antico adagio, ripreso da Montesquieu, recitava che se i triangoli dovessero inventarsi Dio lo immaginerebbero con tre lati.
Lo stesso farebbero i cattolici di sinistra e, sicuramente, quelli che militano nel Partito Democratico.
Non si fraintenda.
L’adagio vale per dire che questi cattolici si plasmano un Dio e una Chiesa ad immagine delle loro convinzioni laiche. Si fanno un Dio e una Chiesa non come sono ma come dovrebbero essere.
Per esempio, il nostro senatore Chiti pensa che certi temi debbano essere dibattuti, come, per esempio, il fine vita o le coppie di fatto. Egli si dice cattolico ma sull’aldilà si appoggia più sulle parole di Terzani, quasi fosse un Padre della Chiesa, che su quelle di nostro Signore.
Non è sufficiente l’abbastanza chiaro “Ego sum resurrectio et vita”? Ora, un cattolico sa che nostro Signore ha detto anche “io sono la via, la verità e la vita”. Ed un cattolico è consapevole che può dirsi tale se crede in tutto ciò che il Credo o Simbolo di Nicea contiene. Non vi sono vie di mezzo.
Per il Credo la Chiesa è “una, santa, cattolica, apostolica”. Essere “una” vuol dire avere delle “verità” e ad esse restare.
Ognuno è libero di pensarla diversamente anche su singoli punti, ma nella Chiesa non si può scegliere. Chi lo fa è qualcosa di diverso da un cattolico: può essere valdese, anglicano, luterano e così via. Se la Chiesa dice no all’eutanasia et similia, è “no” e basta.
Nella Chiesa e nella matematica non si aprono dibattiti. Vi sono dei principi, degli assiomi, delle verità presupposte o, se vogliamo, degli articoli di fede  e se ne traggono delle conseguenze.
Qualcuno nella Chiesa cattolica agli articoli di fede è legittimato ad aggiungere delle “verità” e a trarre delle conseguenze, che l’intero corpo dei fedeli deve puntualmente rispettare.
Nella Chiesa cattolica non è ammesso il libero esame. Su di esso si consumò la riforma protestante.
Chi invoca dibattiti e distinguo, può farlo e nessuno potrà  coartarlo, ma si pone fuori dalla Chiesa e dalla qualità di cattolico, pur restando nella misericordia divina.

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[Domenica 29 maggio 2011]

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