domenica 26 maggio 2013

LOMBARDI-BERTINELLI, DAVVERO UN ‘BUONA DOMENICA’

di EDOARDO BIANCHINI

CON PIACERE e adesione, leggo le parole chiare e illuminanti di Cristina Privitera circa il contenuto dell’uscita del capogruppo Sarteschi sul caso Bertinelli-Lombardi.
In effetti è quantomeno sconcertante che, a difendere una posizione, o a spiegarla con ricchezza di particolari, alla “vile plebaglia” – come avrebbe detto il Nerone di Petrolini –, ci debba pensare un capogruppo, mentre il sovrano, l’imperatore, il re, il satrapo, Sua Maestà si chiude nella sua torre d’avorio circondato da una cortina di silenzio tale da farne sfumare i contorni in una sorta di aura beata.

BERTINELLI O DELL’INCONTINENZA

Avevo chiesto:
Ma è vero che al consiglio comunale di lunedì scorso (13 maggio, mi pare) il Sindaco ha ecceduto i limiti della continenza ed è stato richiamato a un linguaggio più consono alla sua carica e all’aula...?
Mi è stato risposto:

Salve. In effetti è accaduto.
All’ultima seduta era molto nervoso ed ha più volte interrotto chi stava parlando, tanto che c’è stata una minaccia di sospendere la seduta.
In una occasione, mentre parlava il consigliere Del Bino, ha detto “non mi va di essere preso per il culo da te”.
È lì che il Presidente del Consiglio Comunale è intervenuto, anche perché stava scoppiando un po’ di bagarre: per la precisione è stato il consigliere Giorgi a chiedere di intervenire; poi si è cercato di ristabilire il sereno chiedendogli di rinviare ogni lamentela alla conferenza dei capigruppo.
Non è stato – va precisato – un episodio particolarmente grave: solo che nella seduta precedente Bertinelli stesso aveva richiamato i consiglieri a misurare i termini usati, rimproverando a Lattari di aver detto che la gestione della sanità era fallimentare, e al Giorgi di aver chiamato “gita turistica ” la visita all’ospedale dei membri della commissione sanità. Dunque…
C’è poi da dire che il Sindaco talvolta (spesso!) eccede nei tempi degli interventi, avvalendosi anche della mancanza di limiti temporali posta dal regolamento e disattende ogni richiamo, il che sta facendo montare, anche in maggioranza, un certo malumore.
Ma non riesce a contenersi…
La collega della Nazione ha perfettamente ragione di sospettare che, sotto le molte cose che non vanno direttamente agli occhi dello spettatore, molte più ancora se ne nascondano, e di più ampia e profonda portata, sopra la quale la lamentata (e paventata, da Bertinelli) crosta dei durezza del carattere dell’ex-Assessore, è, realisticamente, né più né meno spessa e impenetrabile di un povero velo di cipolla.
In realtà – e lo abbiamo visto in più occasioni in questo suo primo e molto controverso anno di regno – Bertinelli sfugge di continuo al confronto diretto.
E quando lo fa, presenta due differenti modi di evitare il cozzo: può scegliere, di volta in volta, a seconda dei casi e delle persone attuali,
– o di reagire aggredendo (com’è successo due lunedì fa in Comune, in piena seduta consiliare),
– oppure di mettere in canna uno di quei suoi discorsi storico-filosofico-politici-cultural-filologici che, mentre si sa dove iniziano, non si riesce mai a capire dove vadano a finire.
Questa seconda ipotesi, la definirei, per pura pietas, la “tecnica del polpo”: quella con cui l’ottopode, preso alle strette, reagisce con una bella zaffata d’inchiostro con cui disorientare l’avversario.
Sarteschi è dunque saltato in arcione e ha provveduto a combattere, da campione, per il suo sire. Ma una cosa simile era già avvenuta ieri con l’intervento di Paolo Bruni che tentava di dare le coordinate politiche di una realtà che è sempre stata – se lo ricorderanno coloro che hanno fedelmente seguito questo blog fino dalla campagna elettorale – ballerina e incerta per la stessa insicurezza strutturale di Bertinelli, su cui, peraltro, ho sempre palesato sostanziali motivi di riserva.
Si chiami come si vuole questo Pd del crisi-bersanismo, ma il modo di reagire mi pare lo stesso del Pci di 50 anni fa: alzate di scudi intorno al satrapo per impedire che gli strali altrui lo abbiano soltanto a sfiorare: insomma non uno stimolo, anche da parte del democraticissimo Partito Democratico, a far diventare adulto il proprio sovrano-infante, ma un coprire, ancor più, come una madre snaturata e iperprotettiva, un figlio bizzoso che, con queste tecniche, non imparerà mai a uscire direttamente allo scoperto e a farsi crescere – come dicono nella fiction di Montalbano – un bel paio di cabbasisi, senza i quali nessun Comune cammina, specie nelle acque in tempesta dei mari dell’oggi.
Lo sappiamo tutti che le ragioni del licenziamento-Lombardi sono anche quelle degli appalti senza gara – che, mi dicono, dovrebbe essere addirittura europea –, fatto che non è davvero poco.
Lo sappiamo tutti che 750mila euro di affidamento-parchimetri (pur se in tre anni) è una cifra spaventosa e spaventevole a questi chiari di luna.
Lo sappiamo tutti che se a quest’ora Pistoia è ancora in parte sommersa da erbe di savana, in cui mancano solo zebre, gnu e leoni, è perché certe aree degli uffici comunali non hanno funzionato a dovere e nei tempi giusti: ma ancora non è stato detto (non mi pare, ma va detto) che la famosa storia «Ortidee» o “Orti delle troie”? E Betti (Idv) presenta un’interrogazione, sconveniente, imbarazzante, squallida, riguarderebbe la stessa persona al centro delle contestazioni della Lombardi, a quanto se ne sa; che questa persona sarebbe stata sottoposta a procedimento disciplinare e – ci dicono – multata con un una sanzione di 200 €, ma che la cosa è finita lì; mentre altre – si mormora – storie, anch’esse di sapore e marca maschilistico-antifemminile, avrebbero aleggiato e aleggerebbero per le austere stanze di Palazzo di Giano, perché lo stesso Sindaco sarebbe stato della «convizione che lo svolgimento di un incarico dirigenziale in un ente locale non possa essere disgiunto da spirito di servizio e senso civico, indispensabili per la cura degli interessi pubblici»: storie su cui Quarrata/news – particolarmente inviso a Bertinelli e a molti altri – tornerà, non dubitate.
Il problema di fondo resta comunque quello di sempre: che la politica, quella vecchia e decrepita che viene vissuta anche e soprattutto a Pistoia, dice e dice ma non fa e non fa.
E se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, quella brutta storia del Ponte alle Tavole, con quei brutti voti messi a forza nel minestrone di Bertinelli senza che lui lo sputasse quando assaggiò il rancio, cari lettori/elettori di Pistoia, fu proprio come la porno-avance di don Rodrigo alla povera vergine Lucia del Manzoni: una cosa non punto bella

Cliccare sull’immagine per ingrandirla. 
[Domenica 26 maggio 2013 | 10:03 - © Quarrata/news]

6 commenti:

  1. Questo blog è "particolarmente inviso" a tutti coloro che non amano il mormorio di fondo, e le pettegole livorose. Francesca Matteoni.

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    1. A PROPOSITO DI «PETTEGOLE LIVOROSE» E DI «MORMORIO DI FONDO»

      La lettrice penso che non riesca a mettere bene a fuoco il fatto che se avesse inviato questo commento a un giornale qualsiasi, glielo avrebbero cestinato immediatamente.
      Né si rende conto – nonostante, credo, lavori in editoria e arti creative: http://www.inaudita.it/dettaglio_autore.php?id_autore=5 – di stare adoperando, con evidente marcato sprezzo, lei donna, un’espressione («pettegole livorose») innegabilmente “maschilistico-antifemminile”, come pare abbia fatto, in altra circostanza (che forse un’altra volta le spiegherò), anche l’idolo che sta difendendo con così nobile impegno, e secondo uno schema mentale più che tradizionale tradizionalista. A lei le implicazioni interpretative dei suffissi -ale/-ista
      La ringraziamo comunque per la fedeltà e l’attenzione con cui segue questo nostro povero «mormorio di fondo».
      Che, riferito alla sua Pistoia “città del silenzio”, pare proprio essere quasi l’unico suono, come una sorta di montaliano «susurro | dei rami amici nell’aria che quasi non si muove» (I limoni).

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  2. A questo punto hanno parlato in molti sulla questione, forse anche troppi. Manca solo, e diventa necessario ed improrogabile, un intervento di Ginevra Lombardi, per cercare di capire come davvero sono andate le cose. Non vorrei che fosse stata invitata a tacere, magari anche da ambienti del suo partito, per non disturbare delicati equilibri di potere e di poltrone o, peggio perchè non abbia a dire qualche verità scomoda. Sarebbe assai grave.
    Piero Giovannelli

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  3. Egr sig.ra Francesca,
    si spieghi meglio. Lei personalmente, togliendo le virgolette, come considera questo blog?
    Piero Giovannelli

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  4. non ci siamo capiti il "pettegole livorose" si riferiva all'autore/gestore del blog in puro spirito transgender, non certo ad altre/i, tanto meno a Ginevra, e non serve fare l'esegesi delle mie pubblicazioni per arrivarci. Sul mio essere donna, consapevole - e piuttosto bene - della mia condizione non ho bisogno di lezioni. Di difendere Samuele invece sono proprio contenta, quel "maschilista" che in giunta ha voluto 4 donne.

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    1. PREGHIERA AL ‘GENIUS LOCI’

      Dinanzi a sì fine intelletto
      dolente per terra mi getto:
      e tremo che il cuor di fuor m’esca,
      prostrato a Madonna Francesca…!

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MODERAZIONE DEI COMMENTI

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