sabato 25 maggio 2013

LA SOLIDARIETÀ È UNO SPETTACOLO. AL FEMMINILE

di LUIGI SCARDIGLI

PRATO. Non suonavano insieme da parecchi anni, così tanto che nemmeno controllando l’orologio, si riuscirebbe a quantificarlo, il tempo che è passato. Ma il prossimo 18 giugno, al Teatro Nazionale di Quarrata, Cristiana Romoli sarà una delle quattro cantanti che impreziosiranno la serata La solidarietà è uno spettacolo. Al femminile e per esibirsi, nella circostanza, occorreva che abbinasse la sua voce, un portento poliedrico, ad una chitarra. Che fine avrà fatto il vecchio Bonardi, avrà pensato ladyfunky. Il resto, che sono i contatti rinnovati, le prove e tutto quello che si annida in un piacevole rendez-vous, li salto a piè pari e vengo al dunque, a ieri sera.
Erano all’Opificio, in piazza San Marco, a Prato, Cristiana e Andrea: lei con la sua voce (e dei pantaloni bruttissimi e calzature impresentabili) e la sua onirica impertinenza, lui con il piglio di chi le cose non può che farle seriamente. Ma il diavolo e l’acqua santa, si sa, insieme formano una gran bella coppia e allora, dopo un tagliere di salumi e formaggi che lei ha famelicamente divorato, la serata dell’intrattenimento ha spiccato il volo. Ha iniziato da sola, Cristiana, con le sue basi, quelle che l’accompagnano, sistematicamente, nelle serate dove la distrazione comanda sovrana: a seguire la battaglia per la supremazia tra il suo diaframma e l’ugola, anche ieri sera, erano solo tre marmocchi, incantati da quella voce che parrebbe essere l’ideale per una ninnananna, anche mentre intona Giorgia, di Ray Charles.
Ma anche quando il mix ha taciuto e a dare i tempi alla sua meravigliosa profondità timbrica ci han pensato Andrea Bonardi e la sua chitarra, gli umori della folla non sono cambiati e il brusìo di un sabato sera ha continuato a serpeggiare indisturbato. Cristiana è abituata, però; canta per sopravvivere, vero, ma canta anche e soprattutto perché non potrebbe farne a meno e allora, se davanti c’è uno stadio attonito o una selva di indomiti corteggiatori e simpatiche corteggiabili, c'est la même chose: gli occhi si chiudono, la voce diventa una lancia perforante, il microfono si modula rispetto ai decibel della cassa toracica, le scarpe un fastidio da cui liberarsi con totale disinvoltura e lo stomaco, parte terminale e visibile dell’anima, emette i suoi vagiti. Nasce una canzone, un’interpretazione, un’idea, così personale e così autoritaria che Cristiana si permette il lusso di scambiare e perdersi, nella maestosa interpretazione de La luna bussò, di Loredana Bertè, tra le ciglia di Olivia, anziché quelle di un bambino.
Ha fatto bene, a portarsi sua figlia nel cuore e nelle sue canzoni, ieri, Cristiana, come succede puntualmente tutte le sere che il lavoro la porta ad albeggiare altrove: è piccola, Olivia, sta praticamente dappertutto e poi non se ne è accorto nessuno dell’interferenza didattica, mentre lei, Olivia, che sta attenta, l’avrà sentita dolce e chiara la carezza della madre.
Ora un pezzo di Michael Jackson, poi Alleluja, rigorosamente nella versione Streck, fino ad arrivare a Mas que nada. Andrea non toglie gli occhi dai capotasti, Cristiana non li tiene fermi in nessun posto. Dalla vetrage d’ingresso dell’Opificio arrivano il freddo e l’umido di un fine maggio incredibile, più che anomalo: i bambini salgono e scendono le scale, i padri li controllano dal piccolo piazzale antistante l’ingresso, dove sorseggiano spritz e aspirano nicotina; al primo piano si festeggia un compleanno. Cristiana suggerisce un trenino, Andrea esclude categoricamente la proposta, bocciandola come indecente. Si va avanti con la scaletta, quella che Cristiana Romoli e Andrea Bonardi porteranno il 18 giugno a Quarrata, tra funky, soul e musica d’autore, violentata dall’autorevole professionalità di una vocalista che parrebbe avere la pelle scura.
Non so se prima dell’appuntamento di Quarrata, Cristiana e Andrea abbiano la possibilità di misurarsi dal vivo con il pubblico: lei è facile sentirla esibirsi un po’ ovunque, dove si festeggiano fatidici sì nunziali, così come dove occorre tenere impegnati una mandria di marmocchi scatenati. E’ elastica, consapevole della propria imponenza vocale, Cristiana e soprattutto sa adeguarsi. Quando l’ho conosciuta, pensate, lavorava alle giostre: stava al centro tra una miriade di vaschette di vetro trasparenti con i pesciolini rossi dentro. Già allora però voleva fare la cantante, da grande. Ed è per questo, forse, che allora, si faceva chiamare Luna.

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Foto di Luigi Scardigli.

[Sabato 25 maggio 2013 | 20:22 - © Quarrata/news]

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