sabato 1 ottobre 2011

‘APOCALISSE’, UN VERO CASINO


di Luigi Scardigli



Uno scricciolo demoniaco, un’affabulatrice portentosa, un talento del palcoscenico, un’Apocalisse, letteralmente, come quella nella quale ha voluto cimentarsi in un inspiegabile lavoro mnemonico e portarlo in scena.
L’ultima Elisabetta Salvatori, il demone e l’agnello versiliese, è quella che abbiamo potuto rimirare, più che ammirare, ieri sera al teatro Manzoni, in uno degli ultimi atti d’amore del prologo della stagione teatrale pistoiese che verrà, in un monologo cervellotico e privo di alcun fondamento comunicazionale, se non quello, insindacabile, che ha prodotto un applauso ininterrotto durato svariati minuti al termine del suo tortuoso e sfiancante tour de force, quello che l’ha fatta messaggera e interprete, ma fedele, dell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse, appunto, scritto dal più giovane degli apostoli, Giovanni, al quale Gesù dette l’onore di essere ultimo e solitario custode della sua crocifissione.
Lei, Elisabetta Salvatori, che addormenterebbe, con il sorriso stampato sulle labbra, qualsiasi irrefrenabile monello, che ecciterebbe un agonizzante, se solo gli potesse sussurrare nelle orecchie qualcosa di parcamente malizioso, che incanterebbe qualunque platea popolata da persone di idiomi diversi, ha deciso, chissà perché, di misurare le proprie doti, decisamente superiori e strabilianti, in un esercizio semplicemente assurdo: incarnare le indecifrabili e apocalittiche costellazioni bibliche che sono un crogiuolo di numeri, angeli, demoni e troni, con sottospecie al seguito e che richiamano, a loro volta, un’altra serie di intrecci aritmetici fino all’apoteosi dell’assoluta incapacità di ritessere le fila e capire qualcosa.
Se non che questa donna – la Kate Bush de noantri , minuta e soffice, ma portentosa, accompagnata dallo stridore del violino di Matteo Ciaramelli, possa, con un semplice vestitino in lino marrone e scalza, devastare e stordire una platea attonita e imporre, ad ognuno di loro, una (ri)lettura della Bibbia, partendo, ovviamente, dal suo tragico epilogo, l’Apocalisse, che in greco vorrà anche dire rivelazione, ma nello specifico, nel libro di Giovanni, insomma, è veramente un casino.
Così, come sardonicamente sosteneva l’indimenticabile Massimo Troisi che la migrazione degli uccelli fosse stata causata dagli insopportabili cantici di san Francesco, anch’io ritengo, con tutti i benefici che vorrete concedermi, che anche Satana abbia deciso di uscire allo scoperto dopo aver letto l’Apocalisse di Giovanni.
Per questo gioco numerico ad eliminazione vi consiglio, in apocalittica alternativa, l’ascolto, piacevolissimo, de La settima luna, di Lucio Dalla, invitandovi, contemporaneamente, a seguire Elisabetta Salvatori in un’altra sua qualsiasi performance teatrale: vederla all’opera è veramente uno spettacolo, da Dio!

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 1 ottobre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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