PISTOIA. Stamattina, sul processo Tibo-Capocci, Il Tirreno scrive:
Come prevedibile, gli avvocati degli imputati e dei Comuni, chiamati in causa, insieme al Cis, come responsabili civili, hanno detto no. Dovrà perciò ricominciare dall’inizio il processo per le emissioni fuorilegge di diossine e furani dall’inceneritore di Montale. Di fronte alla necessità di cambiare il giudice, i legali non hanno consentito l’acquisizione degli atti che sono stati formati fino ad ora nel corso del dibattimento, che andava avanti ormai da un anno e mezzo. In aula dovranno perciò sfilare nuovamente tutti i testimoni e i consulenti fin qui sentiti. Ma intanto, la data della prescrizione si avvicina: luglio 2012. Proprio per evitare che il processo finisca in una bolla di sapone, però, il nuovo giudice – la dottoressa Patrizia Martucci, che ha sostituito la collega Rosa Selvarolo, andata in maternità – ha stilato un serrato calendario di udienze: la sua intenzione è quella di arrivare alla sentenza già il 12 dicembre. Per il 7 novembre ha già convocato i testimoni della pubblica accusa.
Non si può che applaudire alla dottoressa Martucci. Ma come si sa, le cause di forza maggiore sono sempre in agguato: voglia il cielo che Dio protegga questo magistrato, perché una qualsiasi sua malattia potrebbe rigenerare una situazione inattesa e – stavolta – determinante per togliere Tibo e Capocci dalle pelaghe.
E al di là di questo – che comunque pone il nostro Paese e la nostra Giustizia in una condizione di arretratezza civile, culturale e morale degna solo della preistoria: se il cambio di un giudice fa saltare tutto, c’è proprio da stare tranquilli per la nostra sicurezza e dignità! – il problema di fondo resta, e non trova, ahinoi, nessuna soluzione soddisfacente per il popolo in nome del quale si amministra la giustizia stessa, senza che però essa venga sostanzialmente davvero garantita.
Il presidente di Legambiente Pistoia, Antonio Sessa, fortemente ed evidentemente sbilanciato a favore delle amministrazioni di sinistra e progressiste, si chiedeva, nei giorni scorsi, sul Tirreno, «come potrebbero continuare ad essere credibili delle amministrazioni progressiste se facessero in modo che non venga accertata la verità» nel caso che gli imputati Tibo e Capocci chiedessero un nuovo processo, rifiutando il lavoro della dottoressa Selvarolo (vedi).
Sessa credeva, speranzoso, che non lo avrebbero fatto.
Gli imputati però lo hanno del tutto smentito. Ma ciò non è solo un problema di profilo politico, come riteneva Sessa: è una assoluta questione morale che investe tutto il nostro sistema e che pone – èccone un bell’esempio diretto – destre, centri e sinistre sullo stesso, identico, esatto, sovrapponibile piano.
Siamo un popolo di ‘Berlusca’, di Cavalieri, di Presidenti del Consiglio che, alla prima maretta, al primo problema, pur dichiarando di avere una fiducia cieca nella magistratura, fanno di tutto perché tutto finisca per cadere in prescrizione. Tutti alla ricerca della salvezza più utile e più facile, perché la sventolata fiducia non oltrepassa – e, si direbbe, giustamente – la soglia di casa nostra. Così il peggio continua.
E il popolo? Se non ha pane, che mangi bricohes!
e.b. blogger
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[Martedì 4 ottobre 2011 – © Quarrata/news 2011]
Antonio Sessa, di Legambiente Pistoia, ci scrive:
RispondiEliminaCarissimi,
le mie dichiarazioni erano solo un modo per evidenziare le contraddizioni che sono insite in quella parte politica, non mi sembra che le azioni condotte sin qui dal Circolo di Pistoia siano state sbilanciate a sinistra anzi.
In questi anni abbiamo denunciato, spesso da soli, tutto ciò che ci sembrava sbagliato a prescindere dal colore politico delle Amministrazioni (ospedale nuovo, le Rocchine, la discarica del Cassero, sottopasso stazione ecc.) e così continueremo perché a nostro avviso l’ambientalismo e le associazioni non devono avere colore politico.
Un saluto
Antonio Sessa