domenica 5 maggio 2013

COMUNITÀ MONTANA E ‘CHI DI DOVERE’, CERCHIAMO DI FARE GIUSTIZIA DAVVERO


PISTOIA. Stamattina la collega Cristina Privitera scrive sulla Nazione:

BUONA DOMENICA. MAXI-AMMANCO. INDIGNAZIONE E AVVILIMENTO

NON SI SA se dirsi più indignati o più avviliti di fronte ai particolari del mega ammanco della Comunità montana. Al di là della sorte giudiziaria che toccherà all’ex economo Giuliano Sichi, accusato di peculato e in parte reo confesso, due elementi lasciano sbigottiti. Uno riguarda quanti sono stati accanto a lui — perché avevano compiti di controllo, o lavoravano insieme o ancora proprio a lui pagavano, ad esempio, la legna — nel decennio oggetto dell’indagine per peculato. Solo due anni fa quattro impiegati lo hanno denunciato.
E prima? Tutti gli altri? Eppure le voci sul conto dell’operato non proprio limpido dell’ex responsabile, così come sul suo tenore di vita ben oltre le disponibilità ufficiali, circolavano eccome. Lo scenario dove si è svolta la vicenda non è una metropoli, ma un pugno di paesi che non raggiungono i diecimila abitanti, dove tutti si conoscono e spesso hanno anche legami di parentela... Come non definirlo un clima di omertà?
Secondo fatto, ancora più avvilente. Secondo l’accusa, gli accertamenti della Finanza hanno calcolato la somma di denaro pubblico finito nelle tasche di Sichi in quasi un milione e 200mila euro in dieci anni, ovvero 120mila all’anno esentasse. Quasi 500mila euro vengono indicati come proventi della vendita della legna. In proporzione, con tutti quei soldi pubblici spariti, avremmo potuto pagarci venti stipendi a medici ospedalieri o quaranta mesi di lavoro di insegnanti.
E oggi che siamo tutti a tirare la cinghia, perché di soldi pubblici non ce n’è, sarebbe il caso di indignarci tutti un po’ di più. E chi deve controllare, d’ora in poi, per favore, controlli meglio.

APPREZZO MOLTO quanto dice la collega, perché cerca di far capire chiaramente – a chi di dovere – che i giornalisti non sono stupidi e vedono. Vedono anche quello che sembra (almeno fino a questo momento) che chi di dovere non abbia mai visto o ancora visto… a dovere.
Il problema che la collega solleva è, però, anche un altro: quello dell’omertà. Solo che qui non si tratta, credo, unicamente di omertà di un gruppo di paesi montani: troppo riduttivo e semplificante.
Qui, in questa città e in questa Provincia, c’è un silenzio ermetico da tutte le parti e a tutti i livelli, indistintamente e da sempre.
Che le cose non andassero affatto in Comunità – spiace dirlo, ma siamo in uno strapaese e ne siamo coscienti tutti – lo sapevamo tutti e fin dall’epoca della storia squallida dei rimborsi-spese Gualtierotti-Giandonati: se non erro denunciati e lasciati cadere nel vuoto del silenzio, tanto che, se non ci fosse stata l’opera della Corte dei Conti, neppure qualche migliaio di euro si sarebbe potuto ripigliare «oggi che siamo tutti a tirare la cinghia», come scrive il caposervizio della Nazione.
Se poi si ripassano, dalla A alla Z, tutte le vicende ammnistrative poco chiare di questa città e di questa provincia – e, con l’occasione, potremmo anche farne una dettagliata storia infinita –, vedremo che, se di silenzi e omertà ce ne sono stati, tutto ha trovato buona accoglienza in primo luogo proprio nelle case pubbliche del potere.
Anche Pistoia è stata l’Italia del post-Tangentopoli, che piaccia o no. In linea con questo ventennio dissoluto.
Non sarebbe l’ora di farla finita con un bel colpo di spugna, chi di dovere?
Edoardo Bianchini
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 5 maggio 2013 | 10:15 - © Quarrata/news]

1 commento:

MODERAZIONE DEI COMMENTI

Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.