Giuseppe Bigoni |
di LUIGI SCARDIGLI
PISTOIA. Meglio di così, gli amici, Beppe Bigoni, non avrebbero
potuto ricordarlo. Una serata davvero gradevole, quella trascorsa ieri sera al
teatro Manzoni, che, fino a quando c’è stato il factotum aretino, era anche un
po’ suo, come se ne fosse stato l’architetto progettista, l’edile costruttore,
il decoratore.Una serata con cui quelli che non hanno
saputo piangere la sua morte, hanno per questo immediatamente pensato a come
poterlo ricordare, il giorno dopo il suo ultimo viaggio. A cominciare da
Stefano Frosini, il vignettista, che lo ha ritratto in paradiso – con la p
minuscola, naturalmente – mentre si prende gioco di dio, parrebbe, caricatura
questa che è la copertina del libro La
mistica del cercatore di funghi e altre sue storie, presentato e venduto
ieri proprio in occasione di questa festa di ricordo e il cui ricavato
Il libro |
È stato un commosso Saverio Barsanti,
Direttore Artistico dell’Atp, a tagliare il nastro della serata, proseguita nel
segno del personale ricordo di Bigoni, che ognuno, tra quelli intervenuti, ha
voluto celebrare a modo proprio: l’attore Massimo Grigò (grazie per l’accendino
contro le raffiche di Eolo) decantando il Fucini; Riccardo Tesi e Daniele
Biagini intonando alcuni brani dell’ultimo lavoro dell’organettista diatonico;
Francesca Marchiani, l’addetta stampa del Manzoni, che ha sfoggiato inaspettate
doti liriche; Giuseppe Grattacaso, ultimo Presidente del Manzoni prima dell’avvento
di Rodolfo Sacchettini, che ha letto una poesia di Roberto Carifi e alcune
delle sue personali raccolte nell’ultima edizione; la Bettyna, che ha recitato
un’altra volta (la prima successe il giorno del ricordo nella camera ardente
della Croce Verde) la poesia con la quale Bigoni si congedò dai colleghi del
teatro il suo ultimo giorno di servizio e la Banda Borgognoni, che ha intonato
un canto partigiano prima di scendere dal palco e invitare, i presenti, a
seguirla fino al bar, dove la serata si è chiusa con la degustazione di un
calice di rosso, giusto epilogo in memoria di un indomito e indomabile satiro
come lo è stato Giuseppe Bigoni.
Elisabetta Salvatori |
No, non ho dimenticato la recita di
Elisabetta Salvatori. L’ho volutamente staccata dalle altrui memorie perché
credo che abbia incarnato alla perfezione l’humus del compianto Bigoni,
raccontando, con la sua solita gentile glacialità, una storia minore, quella di
una giovane barbiera che riuscì a scappare di casa solo dopo aver giurato
fedeltà al suo nume tutelare, San Pellegrino. Una fiaba (in)credibile che mi ha
letteralmente rapito, così come succede tutte le volte che ho il piacere e l’onore
di vedere e sentire recitare l’attrice viareggina, un portento di solidale
dolcezza, un terremoto di tenerezza, un’altra meravigliosa denuncia urlata,
come sempre, sottovoce. E a piedi scalzi, naturalmente.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 11 maggio 2013 | 16:43 - © Quarrata/news]
Nessun commento:
Posta un commento
MODERAZIONE DEI COMMENTI
Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.