sabato 11 maggio 2013

IL MANZONI IN RICORDO DI GIUSEPPE BIGONI


Giuseppe Bigoni
di LUIGI SCARDIGLI

PISTOIA. Meglio di così, gli amici, Beppe Bigoni, non avrebbero potuto ricordarlo. Una serata davvero gradevole, quella trascorsa ieri sera al teatro Manzoni, che, fino a quando c’è stato il factotum aretino, era anche un po’ suo, come se ne fosse stato l’architetto progettista, l’edile costruttore, il decoratore.Una serata con cui quelli che non hanno saputo piangere la sua morte, hanno per questo immediatamente pensato a come poterlo ricordare, il giorno dopo il suo ultimo viaggio. A cominciare da Stefano Frosini, il vignettista, che lo ha ritratto in paradiso – con la p minuscola, naturalmente – mentre si prende gioco di dio, parrebbe, caricatura questa che è la copertina del libro La mistica del cercatore di funghi e altre sue storie, presentato e venduto ieri proprio in occasione di questa festa di ricordo e il cui ricavato
– così hanno deciso gli amici organizzatori l’evento – sarà devoluto affinché gli stranieri reclusi in Santa Caterina in Brana possano leggere qualcosa nella loro lingua.
Il libro
È stato un commosso Saverio Barsanti, Direttore Artistico dell’Atp, a tagliare il nastro della serata, proseguita nel segno del personale ricordo di Bigoni, che ognuno, tra quelli intervenuti, ha voluto celebrare a modo proprio: l’attore Massimo Grigò (grazie per l’accendino contro le raffiche di Eolo) decantando il Fucini; Riccardo Tesi e Daniele Biagini intonando alcuni brani dell’ultimo lavoro dell’organettista diatonico; Francesca Marchiani, l’addetta stampa del Manzoni, che ha sfoggiato inaspettate doti liriche; Giuseppe Grattacaso, ultimo Presidente del Manzoni prima dell’avvento di Rodolfo Sacchettini, che ha letto una poesia di Roberto Carifi e alcune delle sue personali raccolte nell’ultima edizione; la Bettyna, che ha recitato un’altra volta (la prima successe il giorno del ricordo nella camera ardente della Croce Verde) la poesia con la quale Bigoni si congedò dai colleghi del teatro il suo ultimo giorno di servizio e la Banda Borgognoni, che ha intonato un canto partigiano prima di scendere dal palco e invitare, i presenti, a seguirla fino al bar, dove la serata si è chiusa con la degustazione di un calice di rosso, giusto epilogo in memoria di un indomito e indomabile satiro come lo è stato Giuseppe Bigoni.
Elisabetta Salvatori
No, non ho dimenticato la recita di Elisabetta Salvatori. L’ho volutamente staccata dalle altrui memorie perché credo che abbia incarnato alla perfezione l’humus del compianto Bigoni, raccontando, con la sua solita gentile glacialità, una storia minore, quella di una giovane barbiera che riuscì a scappare di casa solo dopo aver giurato fedeltà al suo nume tutelare, San Pellegrino. Una fiaba (in)credibile che mi ha letteralmente rapito, così come succede tutte le volte che ho il piacere e l’onore di vedere e sentire recitare l’attrice viareggina, un portento di solidale dolcezza, un terremoto di tenerezza, un’altra meravigliosa denuncia urlata, come sempre, sottovoce. E a piedi scalzi, naturalmente.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 11 maggio 2013 | 16:43 - © Quarrata/news]

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