sabato 11 maggio 2013

“MAROS-GELO” IN REPLICA ALLE 18 E ALLE 21 ALLA VILLA DI SCORNIO


di LUIGI SCARDIGLI

PISTOIA. Polifonico, orchestrale, sovra e sub strutturato; complesso, molto complesso, ma fluido, arioso, coinvolgente, auto contaminante, storico e futuribile. E forse nemmeno loro, i giovanissimi, ma bravissimi attori, si sono resi conto che quello che si sono lasciati cucire addosso da Renata Palminiello, la regista di Maros-Gelo, riadattamento di uno spaccato delle Tre sorelle di Anton Cechov, è un biglietto da visita che non potrà che portar molta fortuna a tutti loro, indistintamente.

Ieri pomeriggio, alle ore 18, nell’atrio della Villa di Scornio, al Villone Puccini, è andata in scena la prima delle quattro rappresentazioni con le quali si chiude la rassegna Teatri Di Confine, che ha esordito, al Manzoni, con La Commedia, la danza teatrale di Emio Greco e Pieter Scholten, proseguita al Bolognini con il cinismo teatrale di Daniele Ciprì, Perdere la faccia, per ritrovarsi ancora al Bolognini con Dies Irae, cinque suggerimenti per la convivenza postatomica. Alle 21, sempre di ieri, con qualche arrocco artistico (al posto di una straordinaria Sena Lippi, pistoiese, una sua concittadina, Camilla Bonacchi), lo staff della Palminiello è andato in replica, una megafotografia storica che si rinnoverà, sempre alla Villa di Scornio, oggi e stasera, alle 18 e alle 21.
Bellissimo, come un compasso impazzito che cerca di descrivere, contemporaneamente, più circonferenze affidando il centro e il nucleo della conversazione ad una punta danzante, che a volte sussurra il proprio dolore, altre urla la felicità, una sequenza incontrollabile di rette e semirette che si intersecano su un piano mai fisso, ondulato e irriverente, ma che rispetta, con fedeltà morbosa e maniacale, le regole del teatro.
Un teatro di settore, ma solo dal punto di vista dell’osservazione, perché il ristrettissimo numero di spettatori non può e non deve, pena lo svilimento delle passioni, riuscire a seguire ogni dettaglio: le intime conversazioni di Olga (Carolina Cangini) e Irina (Sena Lippi), vengono sopraffatte, ma conservate e rispedite in un altro angolo dell’appartamento, dall’alterco tra il barone (Costantino Buttitta) e il capitano (Lorenzo De Laugier, il terzo indigeno della compagnia), con un sottofondo, spesso imperante, pilotato da Giuliano Comin, il medico che ha dimenticato gli studi universitari.
Un tourbillon spesso caotico, leibniziano, con una visione volutamente distorta e angolare di una scena che va ben oltre la capacità roteatoria dell’orbita oculare, uno squarciato temporale senza tempo, con i sentimenti che mutano e si adattano, per poi morire, ma senza invecchiare.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 11 maggio 2013 | 16:57 - © Quarrata/news]

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