lunedì 13 maggio 2013

L’ARTE È UN PROGETTO A LUNGA SCADENZA: OCCORRONO IDEE CHIARE PER DISEGNARNE LA TRAIETTORIA


di LUIGI SCARDIGLI

Qualche riflessione sulle prospettive di una città ricca di potenzialità, ma povera di esiti

PISTOIA. Poco Confine e tanto Teatro in questa rassegna suppletiva della stagione dell’Atp – Teatri Di Confine – che ieri sera ha chiuso i battenti con la quarta replica di Maros-Gelo, il pluririadattamento di Renata Palminiello delle Tre sorelle di Anton Cechov. A dimostrazione, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che l’arte si muove su piani dialettici infiniti, a patto che siano piani artistici: altrimenti è baruffa, semplice improvvisazione, millanteria.

Certo, la profondità culturale e scenica de La Commedia e Maros-Gelo, il prologo e l’epilogo di questo cartellone piovuto dal cielo dei meriti conquistati sul campo, anzi, sul palco, dall’Atp e riconosciuti tali dalla Regione Toscana, è decisamente più forte e robusta della simpatia, ironica e tagliente, satirica e surreale, del teatro di Daniele Ciprì, che al Bolognini ha appassionato la ristretta cerchia degli spettatori con un divertentissimo, ma cinico, Perdere la faccia; così come nemmeno Dies Irae, suggerimenti post atomici del Teatro Sotterraneo, possono reggere l’urto della polifonia orchestrale del salotto russo o la danza multimediale e multietnica di Emio Greco e Pieter Scholten.
Resta comunque il dato, incontrovertibilmente gradevole, bello, arioso e soprattutto indispensabile, di come l’arte teatrale produca un effetto mirabolante e suggestivo sugli spettatori, soprattutto su quelli più facilmente vulnerabili e che si sentono in dovere, perché è un diritto, organizzare la propria capacità espressiva e trasformarla in spettacolo, passando attraverso le forche caudine dello studio, preventivo, sistematico, matto e disperatissimo.
Occorre trasformare questa città di alcuni buoni propositi in un crocchio riconoscibile e riconosciuto di informazione artistica, che sulla leva di alcune rappresentazioni costruisce attorno a queste un universo di progetti culturali. Così come sarebbe dovuto succedere con la Musica – con la M maiuscola – visto il prestigio di chi ha onorato piazza del Duomo con la sua presenza in 33 anni di Blues’In: alla soglia della 34esima edizione di un Festival che si riattesta, per l’ennesima volta, ai vertici della manifestazioni musicali internazionali, invece, in città si stenta, troppo, quasi indecorosamente, nel riuscire a sentir suonare piccoli e grandi virgulti indigeni che proprio dalle note di quelle intonate nel lontanissimo, preistorico, 14 luglio 1980, si lasciarono, irrimediabilmente, ammaliare, diventando, attraverso ricerca, abnegazione e tanti, tanti sacrifici, a loro volta grandi musicisti.
L’arte è un progetto a lunga scadenza: occorre avere le idee chiare per disegnarne la traiettoria.

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[Lunedì 13 maggio 2013 | 21:13 - © Quarrata/news]

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