sabato 12 febbraio 2011

AIAS, «LE PIETRE GRIDANO»


PISTOIA. Ancora due battute sulla vicenda Aias. Due battute giocate sul pervicace silenzio di don Pancaldo, segretario della Fondazione Santa Maria Assunta in cielo, e sulla pazienza indicibile dell’avvocato Biagini che continua a chiedere che sia fatta chiarezza domandando se sia «lecito prelevare somme enormi da un patrimonio facente capo alla nostra Fondazione e destinarle – all’insaputa di tutti e senza alcuna giustificazione lecita – ad una società televisiva che (era ed) è tuttora controllata da un amministratore della stessa Fondazione». Siamo al settembre del 2010.
Pistoia e la sua coscienza devono fare i conti anche con queste pagine di storia dell’Aias.

* * *
1.
Da: pan.diego@***.it
Date: 02 settembre 2010 17:01
A: edobiaginilex@***.com


Caro Edo, ti rinnovo la richiesta di restituzione dei documenti in tuo possesso. Per quanto riguarda i fatti addebitati a Luigi io non ho bisogno di alcun chiarimento perché “gridano le pietre”. Per quanto riguarda invece le espulsioni, anch’io ho votato favorevolmente. Il Consiglio ha preso la decisione all’unanimità, anche perché davanti al fatto di documenti sottratti e inviati al “grande Alessandro” non c’erano alternative.
d. Diego

* * *
2.
Da: Avv. Edo Biagini
Date: 05 settembre 2010 23:19
A: pandiego@***.it
Ce: vescovo@***.it


Caro Don Diego,
le tue posizioni mi appaiono sempre meno comprensibili, forse anche perché non sembri troppo desideroso di spiegare e spiegarti.
Sono però paziente, nell’attesa e nell’insistenza: stiamo parlando di vicende e rapporti che toccano aspetti non secondari di un lungo tratto della nostra vita.
Ebbene, sugli eventuali documenti “in copia autentica” riguardanti la Pax et Iustitia, ti confermo parola per parola quanto già ti ho scritto.
In ordine, invece, al tuo voto per la mia espulsione dall’Aias (poi sospesa, ribadisco, dagli organi competenti), ti prego di dirmi chiaramente e con precisione quali documenti avrei sottratto all’Associazione e quali sarebbero le norme di diritto da me trasgredite.
Poi riflettiamo insieme su chi ha tenuto comportamenti illeciti.
Quanto alle “pietre che gridano”, mi astengo da considerazioni sulla necessaria cautela nel prendere a prestito le parole che Nostro Signore ha usato per se stesso.
Torno invece a chiederti di esaminare con oggettività e onestà intellettuale – da amministratore di cose temporali, talora severo, quale hai scelto di essere – quello che emerge da una serie di fatti precisi.
Ti domando: mi vuoi forse dire che è (stato) lecito prelevare somme enormi da un patrimonio facente capo alla nostra Fondazione e destinarle – all’insaputa di tutti e senza alcuna giustificazione lecita – ad una società televisiva che (era ed) è tuttora controllata da un amministratore della stessa Fondazione?
Ti ricordo ancora che, sempre in veste di consigliere di amministrazione, hai licenziato in tronco o sospeso dalle funzioni e dallo stipendio persone cui hai addebitato (a torto, io ritengo) errori amministrativi o mancata vigilanza, da cui sarebbero derivate asserite maggiorazioni di entrate per l’Aias; errori e mancanze che, evidentemente, non erano frutto di dolo e tanto meno di interesse degli “erranti”.
Che cosa devo dunque concludere dalle tue parole?
Che, per i presunti errori di qualcuno, va bene il principio “dura lex sed lex”; mentre per l’operato di altri, pur in presenza di elementi oggettivi incomparabilmente più gravi, si dovrebbe solo tacere e neppure chiedere spiegazioni?
Io non ho posizioni preconcette e sono sinceramente disposto a riconoscere le ragioni – se ve ne sono – della tua posizione.
Me le devi però spiegare, con argomentazioni corrette, chiare e coerenti, senza sottrarti al confronto.
Con l’aiuto del Signore, confido che fra noi possa quantomeno essere riportata chiarezza.
Sempre, naturalmente, che anche tu lo desideri.
Edo
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[Sabato 12 febbraio 2011]

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