lunedì 21 febbraio 2011

GAGGIOLI E LA SUA ‘PEREQUAZIONE URBANISTICA’


QUARRATA. È di questi giorni, e precisamente di giovedì 17 febbraio, una notizia apparsa sul blog di Andrea Balli con il post Aree a pianificazione differita: respinti i ricorsi presentati nel 2009. Il Tar dà ragione al Comune. La soddisfazione dell’assessore Luca Gaggioli.
L’ufficio stampa del comune di Quarrata ha messo in circolazione il seguente comunicato:

Il giudice amministrativo ha dato ragione al Comune, riconoscendo gli strumenti utilizzati funzionali agli obiettivi di trasparenza delle scelte pubbliche e di realizzazione dell’interesse pubblico.
Quando si intraprende un cammino nuovo, ci sono sempre delle incognite, così come c’è da aspettarsi resistenze e difficoltà. Quando quel cammino ha un esito vincente la soddisfazione però è ancora più grande.
Nel 2009 alcuni proprietari di aree edificabili che, con l’approvazione del regolamento urbanistico subirono la modifica della destinazione del proprio terreno, passando da classe C1, zona di espansione residenziale, ad APD1, area a pianificazione differita per la residenza, presentarono ricorso al Tribunale amministrativo regionale per la Toscana, ritenendo l’applicazione dei nuovi criteri per l’edificazione lesiva dei propri diritti di proprietari.
Il 14 febbraio 2011 il Tar ha pubblicato la sentenza con cui ha dato ragione al Comune di Quarrata, respingendo completamente i ricorsi presentati contro le Aree a pianificazione differita, lo strumento innovativo introdotto dal regolamento urbanistico.
Il Tar non solo si è espresso in favore del Comune di Quarrata, ma ha riconosciuto che la procedura di carattere comparativo è funzionale al duplice obiettivo di rendere trasparenti le scelte pubbliche e di realizzare quanto più possibile l’interesse pubblico, in linea con i canoni costituzionali di imparzialità e buon andamento di cui all’art. 97 della Costituzione.
«Possiamo quindi proseguire serenamente il percorso intrapreso» ha dichiarato l’assessore Luca Gaggioli.
«Già tra qualche giorno, quando si concluderà la valutazione delle proposte presentate, avremo i primi risultati concreti di queste scelte, con l’approvazione e la realizzazione dei primi progetti e, quindi, anche delle opere per la collettività presentate all’amministrazione».
«Le nostre – ha proseguito l’assessore – non erano solo buone intenzioni. Certo, siamo partiti con la volontà di mettere al centro il bene comune e la qualità degli interventi, rendendo trasparenti le decisioni urbanistiche. Ma la volontà, da sola, spesso non basta».
«Ci vogliono competenza, professionalità, capacità di costruire norme efficaci. Non basta – conclude Gaggioli – affermare dei principi; ci vogliono strumenti idonei a conseguire gli obiettivi. Noi, questi strumenti, possiamo dire di averli trovati».
Quarrata può dirsi un comune di avanguardia, essendo il primo in Italia ad aver modificato il suo regolamento urbanistico nel senso di una maggiore oculatezza verso un’urbanistica sostenibile e di arricchimento del patrimonio pubblico, attraverso l’intervento diretto dei privati, che permetterà davvero la realizzazione delle opere per la collettività legate all’edificazione dei privati, riducendone fortemente i tempi di realizzazione.

Fin qui la posizione dell’amministrazione: bella, limpida, trionfalista alla maniera delle sinistre al potere e dello stesso Gaggioli.
Solo che, qualche giorno dopo la notizia, sempre sul blog di Andrea Balli sono comparse alcune interessanti note:

1. Anonimo ha detto... – Lo sanno tutti che il tar è nato per dare ragione solo alle pubbliche amministrazioni. E una volta su un milione dà ragione al cittadino: così – dicono – si fa credere che sia imparziale. Se governava Mussolini a Quarrata, pigliava ragione uguale. La giustizia è questa. – 20 febbraio 2011 – 16:45.

2. Anonimo ha detto... – Perequazione... Gaggioli si è sempre vantato che l’idea delle aree APD era nata per eliminare le rendite e garantire la perequazione. Leggete la sentenza e troverete una sorpresa... dice che tutto sono, escluso che perequative. Ma dà comunque ragione al comune (ci mancherebbe altro...) perché la legge della Regione Toscana non lo impone! Però... che smacco per l’assessore! ma questo, nel comunicato, non c’è!!! – 20 febbraio 2011 – 23:16.

Il commento numero 2 ci ha particolarmente incuriosito.
E così ci siamo procurati la parte della sentenza di cui sentivamo parlare. Ed èccola qua, per gli addetti e i non-addetti, i politici e i cittadini comuni, i furbi e gli uomini di buona volontà:

punto 9 – “Con il settimo mezzo i ricorrenti contestano la scelta del R.U. [regolamento urbanistico, n.d.r.] di prevedere aree a pianificazione differita sotto il profilo della violazione del principio di perequazione urbanistica ed evidenziando gli alti costi di partecipazione alle selezioni che avvantaggerebbe i soggetti economicamente più forti. 
punto 9.1 – Sotto un primo profilo i ricorrenti censurano dunque le scelte dell’Amministrazione laddove ha optato per la tecnica di pianificazione differita invece di utilizzare il meccanismo della perequazione urbanistica, con attribuzione a tutti i terreni in questione di un indice edificatorio, ancorché basso, e possibilità di cessione degli indici edificatori tra i diversi proprietari.
La censura è infondata.
L’art. 60 della legge regionale Toscana n° 1 del 2005 prevede l’istituto della “perequazione urbanistica”, ma non lo considera uno strumento obbligatorio, cioè di necessaria utilizzazione per tutte le aree di trasformazione.
Il concreto utilizzo della perequazione è quindi rimesso agli strumenti di pianificazione territoriale. Anche il R.U. del Comune di Quarrata richiama tale istituto, ma in ipotesi diverse da quelle qui in esame, senza che ciò debba comportare la illegittimità delle scelte operate”.

In estrema sintesi, il Giudice Dr Riccardo Giani riconosce che non c’è perequazione, ma non essendo obbligatorio attuarla, la scelta non è illegittima e Gaggioli può dormire tranquillo e vantarsi quanto gli pare perché da una parte apre la porta alla perequazione e da un’altra la sbatte fuori dalla finestra.
In altri termini è come se, quando si è sposato, all’altare, dinanzi al prete, avesse pronunciato un o un So: cioè né no.

E questa è una grande serietà. Non c’è che dire: può andarne fiero.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 21 febbraio 2011]

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