domenica 20 febbraio 2011

PORRETTANA PENULTIMO ATTO


PISTOIA. Scrive Paolo Magli su La Nazione che quello che sta accadendo alla Porrettana è soltanto un ulteriore, quasi ultimo passo, verso la chiusura della tratta, con tutte le conseguenze del caso.
E adombra anche il sospetto che si tratti di una semplice, ma efficace manovra di chiusura a esclusivo vantaggio di un Copit che, come tutte le aziende pubbliche o quasi, è in costante crisi, se non in picchiata libera.

UN COLPO MORTALE
ALLA FERROVIA

Non prendiamoci in giro. I tagli della Regione ai treni della Porrettana sono solo il primo passo per la chiusura definitiva. È un’operazione che evidentemente si è deciso di attuare a piccoli passi, sia per evitare le proteste dei cittadini, sia per non perdere la faccia rispetto a proclami mille volte ripetuti, contro il trasporto su gomma, l’inquinamento dei mezzi a motore, la difesa della montagna.
Ma la verità è che, riducendo il servizio, la linea ferroviaria è destinata a perdere ancora passeggeri, fino a quando non sarà più adoperata da nessuno. A quel punto sarà facile, cifre alla mano, sostenere che la linea dovrà essere chiusa.
Se davvero la Regione avesse voluto tenere fede alle sue linee strategiche avrebbe semmai dovuto compiere l’operazione inversa, e cioè mettere il trasporto su gomma a servizio del treno, creando un sistema integrato di collegamenti senza sprechi e doppioni. Nessuno comprende perché non si sia voluto imboccare questa strada. È per questo che è nato il sospetto che sia stata una scelta per dare una mano al Copit, in difficoltà per il deficit e la perdita di utenti.

Magli ha, a nostro giudizio, perfettamente colpito nel segno. Ha ragione quando dice che si fa di tutto per parlare di ecologia e poi si imbocca la strada opposta del trasporto su gomma; ce l’ha quando dice che, a forza di togliere ossigeno alla linea, col progressivo calo dei passeggeri, sarà facile dimostrare che la Porrettana va chiusa perché solo onerosa.
Manca, alle sue considerazioni, un’ulteriore fondamentale analisi – che però non poteva essere inserita in un minicorsivo come il Buona domenica della Nazione. E questa analisi è presto fatta per chi, ogni giorno, fa il pendolare e viaggia in treno: qualsiasi treno di questa regione (e oltre) che non sia un Etr, un Eurostar o qualche altro convoglio a lunga percorrenza.
Trenitalia non sa più chi paga e chi non paga il biglietto, perché, nella maggior parte dei casi, non si vede un controllo neppure a pagarlo a peso d’oro. Sulla tratta Firenze-Pistoia, poi, se il controllo c’è, arriva solo da dopo Prato in poi, verso Pistoia.
Sarà anche un caso, ma è un caso che si ripete nella maggior parte dei casi. E qui siamo dinanzi a un mancato incasso che si traduce, ogni nuovo anno, in nuovi aumenti per quei citrulli che pagano per senso civico e piena onestà.
Se a questo si aggiunge che nessuno sa quanti paghino il biglietto sul Copit, il discorso è ancor più presto fatto. Ed è facile pensare di iniziare a tagliare i rami secchi.

Solo che i tagli andrebbero fatti, più che ai rami secchi, alle teste vuote dei politici – regionali e locali – e dei responsabili di Trenitalia che non curano a dovere in primo luogo gli interessi dell’azienda e, in secondo, i diritti della vera utenza perbene.

Cliccare sulle immagini per ingrandirle.
[Domenica 20 febbraio 2011]

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