di LUIGI SCARDIGLI
‘La nostra guerra non è mai finita’ presentato allo Spazio
di via dell’Ospizio
PISTOIA. Oltre venti anni fa, la ’Ndrangheta,
la mafia calabrese molto impermeabile, seria,
riservata, gli uccise il padre. Da
quel giorno, nonostante all’epoca dei fatti fosse poco più che un bambino,
Giovanni Tizian, giornalista di L’Espresso,
ha pensato quasi unicamente a ricostruire non tanto l’accaduto – archiviato
dalla Magistratura – ma i motivi per i quali nella sua terra, la Locride,
vigesse – e vige tuttora – la loro
legge.
Ha provato a farlo anche ieri, 11 maggio,
nel saloncino della libreria Lo Spazio,
in via dell’Ospizio, a Pistoia, alla presenza di un ristretto numero di
visitatori, molti dei quali, tra l’altro, poliziotti in borghese, perché
Giovanni Tizian, da quando sulle colonne di La
Gazzetta di Modena ha iniziato a sollevare il dubbio che nell’Emilia,
rossa, ci fosse una nutrita e robusta infiltrazione mafiosa, vive con la
scorta.
LA MAFIA
E LA CROCE
AVEVO PREGATO – e
per scritto – sia Antonio Sessa (che mi aveva risposto sarà fatto) sia
Luigi Scardigli, di rappresentare a Tizian la tragica situazione che avevo
evidenziato nel post “La
nostra guerra non è mai finita”, ma non finirà neanche mai, dato che
mi sembrava di estrema importanza la presenza, a Pistoia, di un tale uomo e
anche della Sgambellone, che, fra l’altro, bàzzica in Libera,
l’associazione molto culturale e molto muta, come ho fatto
vedere e dimostrato, sui temi e sui problemi reali di Pistoia.
Non
ritrovo però, nel pezzo di Luigi, alcun accenno a questo: c’è solo un
resoconto, del pomeriggio e della presentazione: una narrazione che segue,
passo passo, gli avvenimenti. Un temino –
insomma – scritto bene, ma niente più.
Resto,
perciò, molto stupito e contrariato.
L’informazione
–
quella vera, voglio dire: che cerco
di seguire quasi come un’ossessione in tanto grigior di cronache – corre sui binari della scomodità delle domande e
dell’imbarazzo delle risposte: e sì che Luigi con la sua famosa domanda
scomoda alla De Sio sull’amianto in Breda, si guadagnò l’espulsione
del democratico ispirato Luigi Egidio Bardelli, cavaliere
della luce, dalla democraticissima ispirata Tvl/Bardelli/Aias ora – e ancora per poco?
– Apr, visto che si parla di sbaraccare e scaricare il
personale alla Fondazione di don Diego.
Sarebbe
stata un’ottima occasione per parlare della mafia a Pistoia, dei
silenzi della città, delle sue omertà, dei suoi comitati d’affari trasversali
annidati in tutte le istituzioni e con il tacito beneplacito di quasi tutti,
tranne dei veri disarticolati (e perciò profondamente odiati) come
noi.
Si
è trasformata in una serata da vecchiette che giocano al burraco.
Scusatemi
se porto via la pelle con la frusta, amici: ma l’impegno richiede testimonianza.
Come
quella di Cristo, che si fece imbullettare in croce.
Edoardo Bianchini
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«Ci vuole l’esercito – mi ha detto Giovanni Tizian prima di
sedersi tra i relatori e parlare del suo nuovo libro, La nostra guerra non è mai finita –,
un esercito formato da maestri, professori, giudici e persone con un altissimo senso
civico: la criminalità organizzata, quella calabrese, quella siciliana, quella
campana, le mafie di tutto il mondo, si combattono così, con una straordinaria
opera culturale, che libera dalle necessità, dal bisogno e che affranca la
gente dal ricatto».
Con il collega, a parlare del suo
ultimo lavoro editoriale, anche Antonio Sessa, Presidente di Legambiente
Pistoia, Antonio Pergolizzi, Responsabile per Legambiente di Ecomafia, e
Daniela Sgambellone, un conterranea dell’autore, anche lei di Bovalino, che,
oltre che occuparsi di Libera, ha
anche indossato gli abiti della moderatrice.
«Il problema del florido benessere mafioso – ha aggiunto
Antonio Pergolizzi – scaturisce soprattutto dalla facilità con la quale la
criminalità organizzata entra in contatto e poi in possesso del sistema
economico, produttivo e soprattutto politico, legale, trasformando i propri
adepti da semplici delinquenti in veri e propri impresari, professionisti,
colletti bianchi, consiglieri, assessori, personaggi di spicco del Paese, quello
che decide, legifera, programma e progetta».
Si parla di catena alimentare,
edilizia, dello smaltimento dei rifiuti, del trasporto, gangli quotidiani
attorno ai quali ruota la stragrande maggioranza dei meccanismi economici e nei
quali, la Mafia, ha profondamente ramificato i propri perversi tentacoli,
impossessandosi di interi ingranaggi produttivi.
«Vivo a Modena da sette anni – ha aggiunto Giovanni Tizian –
e non pensavo che la ridente pianura padana fosse ormai dominio incontrastato
delle cosche calabresi trapiantatesi al Nord con risultati economici
stupefacenti: la realtà di Brescello, questo meraviglioso paese del modenese,
che ha lo stesso numero di abitanti della mia desolata Bovalino, è in verità
una solidissima roccaforte della ’Ndrangheta.
Le risposte migliori, quanto a disobbedienza
illegale, vengono ormai dal Sud: sono proprio i calabresi, i siciliani, i
campani ad iniziare, con una serie di lodevoli iniziative, l’opera di
demolizione criminale e ricostruzione civile del proprio tessuto. Impossibile –
lo dico da giornalista – riuscire, a Modena, a trovare qualcuno disposto alla
denuncia, alla ribellione».
Chissà, forse è vero. A sentire oggi la
testimonianza di Giovanni Tizian, giornalista con la scorta, orfano di padre
ucciso dalla ’Ndrangheta, poche, davvero poche, anche se attentissime,
persone, con una rappresentanza politica locale pressoché nulla e una latitanza
giovanile decisamente preoccupante.
“La cosa più sintomatica – ha aggiunto
Antonio Sessa –, a conferma di quanto ipotizzato da Tizian, è come la
nostra città (Pistoia) abbia avallato, con avvilente indifferenza, alcune
scelte politiche e strategiche semplicemente devastanti: il nuovo plesso
ospedaliero, la quinta porta e altre scellerate iniziative».
Durante la presentazione del libro
scritto da Giovanni Tizian La nostra
guerra non è mai finita, nella libreria è arrivato il Professor Ivano Paci,
per acquisti. L’ho invitato ad abbassare il tono baritonale della propria voce
in considerazione del fatto che nella stanza attigua si stesse consumando un
incontro: non mi ha nemmeno guardato e ha continuato, imperterrito. A
ridacchiare.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 12 maggio 2013 | 10:14 - © Quarrata/news]
Tra i pochi presenti, ieri sera, c'ero anch'io. Agli articoli di Bianchini e Scardigli aggiungo che la conferma del fatto che a Pistoia la mafia c'è,la ho avuta sia da quanto vedo tutti i giorni, sia da quanto ha detto Antonio Sessa, nelle cui parole sulla vicenda "Nuovo Ospedale", sulla "Quinta Porta", ecc. Aggiungo anche, a conferma della imbarazzata indifferenza che circonda l'argomento, che nel novembre 2011, durante un congresso provinciale P.D alla Breda, di criminalità organizzata in Toscana parlò, con competenza e cognizione di causa, il direttore di LegaCOOP Pistoia, ma nessuno dei presenti, passato l'applauso di rito, riprese l'argomento.
RispondiEliminaNe ho riparlato brevemente io al Melos domenica 5/5 alla presenza dell'on. Caterina Bini, citando tra l'altro un molto ben documentato articolo comparso sul Venerdì di Repubblica del 26/4, ed, ugualmente, silenzio perfetto come risposta.
Piero Giovannelli