domenica 12 maggio 2013

TIZIAN E LA ’NDRANGHETA, UNA LOTTA SENZA QUARTIERE


di LUIGI SCARDIGLI

‘La nostra guerra non è mai finita’ presentato allo Spazio di via dell’Ospizio

PISTOIA. Oltre venti anni fa, la ’Ndrangheta, la mafia calabrese molto impermeabile, seria, riservata, gli uccise il padre. Da quel giorno, nonostante all’epoca dei fatti fosse poco più che un bambino, Giovanni Tizian, giornalista di L’Espresso, ha pensato quasi unicamente a ricostruire non tanto l’accaduto – archiviato dalla Magistratura – ma i motivi per i quali nella sua terra, la Locride, vigesse – e vige tuttora – la loro legge.
Ha provato a farlo anche ieri, 11 maggio, nel saloncino della libreria Lo Spazio, in via dell’Ospizio, a Pistoia, alla presenza di un ristretto numero di visitatori, molti dei quali, tra l’altro, poliziotti in borghese, perché Giovanni Tizian, da quando sulle colonne di La Gazzetta di Modena ha iniziato a sollevare il dubbio che nell’Emilia, rossa, ci fosse una nutrita e robusta infiltrazione mafiosa, vive con la scorta.

LA MAFIA
E LA CROCE

AVEVO PREGATO – e per scritto – sia Antonio Sessa (che mi aveva risposto sarà fatto) sia Luigi Scardigli, di rappresentare a Tizian la tragica situazione che avevo evidenziato nel post “La nostra guerra non è mai finita”, ma non finirà neanche mai, dato che mi sembrava di estrema importanza la presenza, a Pistoia, di un tale uomo e anche della Sgambellone, che, fra l’altro, bàzzica in Libera, l’associazione molto culturale e molto muta, come ho fatto vedere e dimostrato, sui temi e sui problemi reali di Pistoia.
Non ritrovo però, nel pezzo di Luigi, alcun accenno a questo: c’è solo un resoconto, del pomeriggio e della presentazione: una narrazione che segue, passo passo, gli avvenimenti. Un temino – insomma – scritto bene, ma niente più.
Resto, perciò, molto stupito e contrariato.
L’informazione – quella vera, voglio dire: che cerco di seguire quasi come un’ossessione in tanto grigior di cronache – corre sui binari della scomodità delle domande e dell’imbarazzo delle risposte: e sì che Luigi con la sua famosa domanda scomoda alla De Sio sull’amianto in Breda, si guadagnò l’espulsione del democratico ispirato Luigi Egidio Bardelli, cavaliere della luce, dalla democraticissima ispirata Tvl/Bardelli/Aias ora –  e ancora per poco? – Apr, visto che si parla di sbaraccare e scaricare il personale alla Fondazione di don Diego.
Sarebbe stata un’ottima occasione per parlare della mafia a Pistoia, dei silenzi della città, delle sue omertà, dei suoi comitati d’affari trasversali annidati in tutte le istituzioni e con il tacito beneplacito di quasi tutti, tranne dei veri disarticolati (e perciò profondamente odiati) come noi.
Si è trasformata in una serata da vecchiette che giocano al burraco.
Scusatemi se porto via la pelle con la frusta, amici: ma l’impegno richiede testimonianza.
Come quella di Cristo, che si fece imbullettare in croce.
Edoardo Bianchini
«Ci vuole l’esercito – mi ha detto Giovanni Tizian prima di sedersi tra i relatori e parlare del suo nuovo libro, La nostra guerra non è mai finita –, un esercito formato da maestri, professori, giudici e persone con un altissimo senso civico: la criminalità organizzata, quella calabrese, quella siciliana, quella campana, le mafie di tutto il mondo, si combattono così, con una straordinaria opera culturale, che libera dalle necessità, dal bisogno e che affranca la gente dal ricatto».
Con il collega, a parlare del suo ultimo lavoro editoriale, anche Antonio Sessa, Presidente di Legambiente Pistoia, Antonio Pergolizzi, Responsabile per Legambiente di Ecomafia, e Daniela Sgambellone, un conterranea dell’autore, anche lei di Bovalino, che, oltre che occuparsi di Libera, ha anche indossato gli abiti della moderatrice.
«Il problema del florido benessere mafioso – ha aggiunto Antonio Pergolizzi – scaturisce soprattutto dalla facilità con la quale la criminalità organizzata entra in contatto e poi in possesso del sistema economico, produttivo e soprattutto politico, legale, trasformando i propri adepti da semplici delinquenti in veri e propri impresari, professionisti, colletti bianchi, consiglieri, assessori, personaggi di spicco del Paese, quello che decide, legifera, programma e progetta».
Si parla di catena alimentare, edilizia, dello smaltimento dei rifiuti, del trasporto, gangli quotidiani attorno ai quali ruota la stragrande maggioranza dei meccanismi economici e nei quali, la Mafia, ha profondamente ramificato i propri perversi tentacoli, impossessandosi di interi ingranaggi produttivi.
«Vivo a Modena da sette anni – ha aggiunto Giovanni Tizian – e non pensavo che la ridente pianura padana fosse ormai dominio incontrastato delle cosche calabresi trapiantatesi al Nord con risultati economici stupefacenti: la realtà di Brescello, questo meraviglioso paese del modenese, che ha lo stesso numero di abitanti della mia desolata Bovalino, è in verità una solidissima roccaforte della ’Ndrangheta. Le risposte migliori, quanto a disobbedienza illegale, vengono ormai dal Sud: sono proprio i calabresi, i siciliani, i campani ad iniziare, con una serie di lodevoli iniziative, l’opera di demolizione criminale e ricostruzione civile del proprio tessuto. Impossibile – lo dico da giornalista – riuscire, a Modena, a trovare qualcuno disposto alla denuncia, alla ribellione».
Chissà, forse è vero. A sentire oggi la testimonianza di Giovanni Tizian, giornalista con la scorta, orfano di padre ucciso dalla ’Ndrangheta, poche, davvero poche, anche se attentissime, persone, con una rappresentanza politica locale pressoché nulla e una latitanza giovanile decisamente preoccupante.
“La cosa più sintomatica – ha aggiunto Antonio Sessa –, a conferma di quanto ipotizzato da Tizian, è come la nostra città (Pistoia) abbia avallato, con avvilente indifferenza, alcune scelte politiche e strategiche semplicemente devastanti: il nuovo plesso ospedaliero, la quinta porta e altre scellerate iniziative».
Durante la presentazione del libro scritto da Giovanni Tizian La nostra guerra non è mai finita, nella libreria è arrivato il Professor Ivano Paci, per acquisti. L’ho invitato ad abbassare il tono baritonale della propria voce in considerazione del fatto che nella stanza attigua si stesse consumando un incontro: non mi ha nemmeno guardato e ha continuato, imperterrito. A ridacchiare.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 12 maggio 2013 | 10:14 - © Quarrata/news]

1 commento:

  1. Tra i pochi presenti, ieri sera, c'ero anch'io. Agli articoli di Bianchini e Scardigli aggiungo che la conferma del fatto che a Pistoia la mafia c'è,la ho avuta sia da quanto vedo tutti i giorni, sia da quanto ha detto Antonio Sessa, nelle cui parole sulla vicenda "Nuovo Ospedale", sulla "Quinta Porta", ecc. Aggiungo anche, a conferma della imbarazzata indifferenza che circonda l'argomento, che nel novembre 2011, durante un congresso provinciale P.D alla Breda, di criminalità organizzata in Toscana parlò, con competenza e cognizione di causa, il direttore di LegaCOOP Pistoia, ma nessuno dei presenti, passato l'applauso di rito, riprese l'argomento.
    Ne ho riparlato brevemente io al Melos domenica 5/5 alla presenza dell'on. Caterina Bini, citando tra l'altro un molto ben documentato articolo comparso sul Venerdì di Repubblica del 26/4, ed, ugualmente, silenzio perfetto come risposta.
    Piero Giovannelli

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