venerdì 1 febbraio 2013

ANDANDO A FONDO DI FONDAZIONI E MPS

di FELICE DE MATTEIS

La Caripit, la Banchina di Pistoia, Ivano Paci, Andrea Eugenio Settimo e gli investimenti locali ed extra



PISTOIA. Siamo sempre in attesa di quelle famose risposte – inevase – rivolte a suo tempo a Papa/Papà/Io/Noi/Lui Ivano Paci, rais incontrastato della Caripit prima e della Fondazione poi, in barba al buon gusto e alla età anagrafica che, per statuto, lo vorrebbe a riposo a godersi i frutti del suo mecenatismo, con i nostri soldi, a favore dei poveri (una indecorosa miseria), dell’arte (uno sperpero ingiustificato, visto i tempi che corrono), delle ristrutturazioni milionarie
per salvare qualche piantaiolo in difficoltà (vedi Palazzo Sozzifanti con i locali acquisiti dalla Fondazione e, già che c’era con un appartamento che si dice acquistato per sé o qualcuno a lui vicino, con annessi garage di proprietà di un avvocato amico), con tante altre “fregnacce” fra le quali spicca il fabbricato Uniser per un Polo Universitario destinato a morire, ma che è servito familisticamente allo scopo (spesa: alcuni milioni di euro) per finire ai Dialoghi sull’Uomo – costo € 350.000 – per permettere alle persone, durante l’estate, di poter sonnecchiare nella bella Piazza Duomo senza dovere accendere la Tv che al sonno induce.
Le Fondazioni bancarie sono nella bufera, con il Monte dei Paschi detonatore di una carica esplosiva che ci riserverà ancora grosse sorprese. Anche la Fondazione Caripit del Prof. Paci sembra essere entrata in piena bufera, se, come già scritto in un precedente post (vedi), ben dieci milioni di euro infilati nello stomaco di MPS sono al momento carta straccia.
Quando è stata fatta questa operazione? Su consiglio del figlio Andrea Eugenio Settimo o in sintonia con il figlio stesso che nel Monte dei Paschi di Siena è stato dal 2001 al 2009 membro della Deputazione Generale della Fondazione? Sarebbe possibile sapere quando questa carta da riciclo è stata acquistata? E sotto quale voce è collocata questa operazione nel Bilancio d’esercizio? Ce lo potrebbe spiegare il “delfino” Eugenio Settimo che dal 2010 è anche Consigliere di amministrazione indipendente (!?) in MPVenture, società di investimento che fa capo per il 48% a MPS Capital Services S.p.A. (Gruppo Montepaschi)? Che coincidenze, eh?
La sensazione è che i nodi stiano arrivando al pettine. Già ne avevamo trattato in un precedente post riportando una intervista rilasciata dal Prof. Zingales, alla quale rimandiamo (vedi) nonché il minaccioso trafiletto che compare a pag. 11 di Società & Territorio n. 34, trimestrale della Fondazione con il quale, volendo a tutti i costi difendere le Fondazioni bancarie si afferma che “nei loro territori le Fondazioni, grazie alla loro terzietà e autonomia, concorrono al rafforzamento della nostra democrazia e alla promozione dello sviluppo economico e sociale” (!).
In virtù di questo assunto, allora, grazie Papa/Papà, Colomeciuc (Presidente di una Caripit che non conta più nulla) e Iozzelli (Vicepresidente della Fondazione alla cavezza del rais).
Già, proprio loro, Colomeciuc e Iozzelli, figli d’arte ai quali Papa/Papà lascerà nel secolo ventiduesimo (lunga vita al Re!) un regno senza più confini, dato che i barbari precedenti tutto avranno già distrutto.
Basti dire che già nel secolo ventunesimo, nell’anno del Signore 2013, per poter avere lo storico di un conto corrente non bastano tre mesi oltre agli interessi da strozzo applicati…; in compenso si fanno ardimentose acquisizioni di fondi che poi si dimostrano “sfondati”.
Su Colomeciuc ed Iozzelli meriterà tornarci sopra con un post a parte – e lo faremo.
Su Eugenio Settimo, invece, posizionato anche nei gangli della Banca di Credito Cooperativo di Pistoia, altro non diciamo.
Diciamo ai soci della Banchina di Pistoia, ed alla sua dirigenza, di tenere gli occhi aperti perché i clienti sono duri ad acquisire ma facili da perdere se si accorgono che aria tira e quali operazioni finanziarie si fanno.
Signori della Banca di Pistoia, rimandate Eugenio al Monte dei Paschi, date retta!
Per ora, ma solo per ora, può bastare, perché ogni riga di questo post potrebbe dare lo spunto per considerazioni a catena – e venirne fuori un romanzo dal probabile titolo: Come asciugare una città. Tecniche di familismo e non solo.

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[Venerdì 1 febbraio 2013 | 12:40 - © Quarrata/news]

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