domenica 10 febbraio 2013

FINCHÉ C’È ‘TAPPA’, C’È SPETTACOLO


di LUIGI SCARDIGLI

AGLIANA. Tre abili bluffatori, gli omini, che raccattano tutto quel che trovano per strada per poi portarselo in laboratorio e vedere, mettendo tutto insieme, cosa ne possa uscire fuori e soprattutto che effetto possa fare. Sul pubblico. Quello di Agliana, che ieri sera ha riempito in ogni ordine di posti il Moderno, è rimasto bene impressionato, divertendosi, a scena aperta e tributando, al termine della loro Tappa, un sentito e lungo applauso.

Ma soprattutto, gli omini, che rispondono – se ne hanno voglia – ai nomi di Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi e Luca Zacchini, hanno lungamente studiato e – mi dicono – frequentato, qualche toscanaccio doc: uno su tutti, Francesco Nuti, ma senza bypassare gli altri due Giancattivi (Alessandro Benvenuti e Athina Cenci), un po’ parecchio Roberto Beningni e con un occhio di riguardo a Carlo Monni e perché no, Andrea Cambi.
Agli studi su movenze, flessioni, autismo, psicopatia, pause e uno slang esagerato, aggiungiamo anche, per dovere professionale (loro) che i tre ragazzi della zona studiano con meticolosa attenzione tutto quel che passa il convento nel quale vivono, con un’ironica attenzione alla toponomastica ambientale, comprensiva di segnaletica stradale, usi e costumi e tanta, tanta quotidiana retorica, quella dei bar bellini che non ci sono, delle rotonde che imperversano con pseudo sculture nel bel mezzo e tutta la filosofia, debolissima, delle condizioni meteorologiche, le mezze stagioni, un passato improbabile ma non documentabile, un occhio alla devastazione morale della politica e un tributo, tenero e doveroso, a Lucio Dalla, al quale hanno voluto dedicare lo spettacolo, forse, intonando, prima con semplici fischiettii poi con la registrazione, uno dei suoi motivi più belli e meno traducibili, Com’è profondo il mare.
Un toscanaccio che prende bene, quello de gli omini, perché riesce a fondere insindacabili verità di tutti i giorni con quella delicata scurrilità e quella sussurrata blasfemia che appartengono, oggettivamente, alla gente di questa terra. Un trittico anche moralmente assortito, con l’intellettuale-narratore di turno, con barba e occhiali e un abbigliamento da fuoriuscito dalla Figc, l’isterico-mattatore e la donzella, decisamente graziosa, che dimentica movenze e sensualità per offrirsi, calda, al pubblico ruspante e contadino.
L’sperimento, in Toscana, sono convinto che regga benissimo l’urto, non solo qui, nei nostri paraggi; esportarlo, forse non sarebbe un’operazione altrettanto indolore, ma fino a che c’è Tappa, si può dire, c’è spettacolo.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 10 febbraio 2013 | 09:08 - © Quarrata/news]

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