di LUIGI SCARDIGLI
AGLIANA. Tre abili bluffatori,
gli omini, che raccattano tutto quel
che trovano per strada per poi portarselo in laboratorio e vedere, mettendo
tutto insieme, cosa ne possa uscire fuori e soprattutto che effetto possa fare.
Sul pubblico. Quello di Agliana, che ieri sera ha riempito in ogni ordine di
posti il Moderno, è rimasto bene impressionato, divertendosi, a scena aperta e
tributando, al termine della loro Tappa,
un sentito e lungo applauso.
Ma soprattutto, gli omini, che rispondono – se ne hanno voglia – ai nomi di
Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi e Luca Zacchini, hanno lungamente
studiato e – mi dicono – frequentato, qualche toscanaccio doc: uno su tutti, Francesco Nuti, ma senza bypassare gli altri due
Giancattivi (Alessandro Benvenuti e Athina Cenci), un po’ parecchio Roberto
Beningni e con un occhio di riguardo a Carlo Monni e perché no, Andrea Cambi.
Agli studi su movenze, flessioni,
autismo, psicopatia, pause e uno slang esagerato, aggiungiamo anche, per dovere
professionale (loro) che i tre ragazzi della zona studiano con meticolosa
attenzione tutto quel che passa il convento nel quale vivono, con un’ironica
attenzione alla toponomastica ambientale, comprensiva di segnaletica stradale,
usi e costumi e tanta, tanta quotidiana retorica, quella dei bar bellini che non ci sono, delle rotonde
che imperversano con pseudo sculture nel bel mezzo e tutta la filosofia,
debolissima, delle condizioni meteorologiche, le mezze stagioni, un passato
improbabile ma non documentabile, un occhio alla devastazione morale della
politica e un tributo, tenero e doveroso, a Lucio Dalla, al quale hanno voluto
dedicare lo spettacolo, forse, intonando, prima con semplici fischiettii poi
con la registrazione, uno dei suoi motivi più belli e meno traducibili, Com’è profondo il mare.
Un toscanaccio che prende bene, quello
de gli omini, perché riesce a fondere
insindacabili verità di tutti i giorni con quella delicata scurrilità e quella
sussurrata blasfemia che appartengono, oggettivamente, alla gente di questa
terra. Un trittico anche moralmente assortito, con l’intellettuale-narratore di
turno, con barba e occhiali e un abbigliamento da fuoriuscito dalla Figc, l’isterico-mattatore
e la donzella, decisamente graziosa, che dimentica movenze e sensualità per
offrirsi, calda, al pubblico ruspante e contadino.
L’sperimento, in Toscana, sono convinto
che regga benissimo l’urto, non solo qui, nei nostri paraggi; esportarlo, forse
non sarebbe un’operazione altrettanto indolore, ma fino a che c’è Tappa, si può dire, c’è spettacolo.
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Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 10 febbraio 2013 | 09:08 - © Quarrata/news]
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