di MARCO FERRARI
Un comizietto per nostalgici della vecchia guardia nell’ex covo del Pci
dove mezzo secolo fa iniziò la carriera di Chiti
PISTOIA. Straniero in
terra straniera è un romanzo classificato in un genere considerato di serie
“B”: la fantascienza. Lo straniero o meglio l’imbucato ero io, in un
contesto per me totalmente estraneo: un incontro elettorale.
Mannaggia a questa
bruttissima abitudine di chiamare le cose in maniera edulcorata, insapore,
incolore. Se avessi saputo che era un comizio avrei risparmiato e guadagnato
tre ore di tempo.
Un comizio
elettorale tenutosi al circolo Garibaldi di Pistoia di un candidato che si
presenta in Piemonte. E che cavolo! Straniero anche lui. Un politico già Sindaco
della città, Presidente della Regione, che parte lancia in resta, forte di ben 300
firme, alla conquista di nuovi feudi: assomiglia a quel savoiardo Biancamano
che sfondò alle Crociate e si aprì la via al regno per il suo sangue. Il gusto
della sfida quello di rimettersi in gioco. Mi sento però sempre più alieno, non
capisco. Una terra, il Piemonte, definita in apertura come “una zona dura da
riconquistare”.
Lo sapevo, i
discendenti di Carlo VIII di Valois son tornati in Italia. Siamo passati dalla
fantascienza alla fantastoria e presto ci toccherà la fantarealtà con un
governo BMV (Bersani, Monti, Vendola).
Il quadro che ci
viene prospettato dal candidato è dei più desolanti. Si vive in una crisi
profonda, la sfiducia nei partiti, una legge elettorale pessima (ma non s’è
fatta noi: l’ha inaugurata il suo amico Martini proprio qui, in Toscana! – n.d.r.),
mica quella che abbiamo nel granducato di Toscana. No, forse no, questo non l’ha
detto.
Il fisco da
alleggerire, l’eccessiva tassazione del lavoro dipendente, la scellerata
gestione del suolo, il debito pubblico al 127%. Uno sconforto dispensato a
piene mani, tanto da tentare il karakiri con la bic.
Mi guardo intorno
con lo sguardo perso. Nella sala sono presenti una 70 di persone, quasi tutti
pensionati. Ma ecco il cambio di marcia e le soluzioni agli atavici problemi.
Si vive bene se si abita in città belle, a misura d’uomo come Pistoia. Per le
pensioni un tetto massimo, per i vitalizi l’equiparazione a quella dei sindaci
delle grandi città. La legge elettorale: maggioritaria, uninominale a doppio
turno misto alla francese (rieccoli); no al semipresidenzialismo ma
proporzionale a voto alternativo trasferibile con premio di maggioranza anche
al senato. Primarie per tutti, parlamentari ridotti del 20% max 400 deputati e
200 senatori: cosa già fatta, poi però Berlusconi ha cambiato idea.
Il tempo è tiranno,
sono quasi le sette, si riesce comunque ad affrontare i problemi del
territorio: trasparenza nelle istituzioni per la buona politica, o forse il
contrario: buona politica per la trasparenza delle istituzioni? Come in
Comunità Montana governata per 30 anni dalle sinistre.
Poi con chiare ed
inequivocabili parole, il candidato affrontava il tema della sanità. Una sanità
che non può essere regolata solo dalle leggi del mercato. Così si esprimeva: “I
tagli fine a se stessi, non bastano, sono inutili e dannosi. Se poi si
trasferiscono e si spostano i costi altrove, si incrementano e non sono più
quantificabili”.
Finalmente un’interpretazione
autentica che pone definitivamente fine alla schizofrenia delle prese di posizione
estemporanee dei dirigenti più o meno piccoli del Pd locale, che per non
scontentare nessuno e dire qualcosa di giusto e anche di sinistra, hanno detto
di tutto e il contrario di tutto. Un accenno al Mps, la consegna di una targa
ricordo a Graziano Palandri, personaggio storico della politica pistoiese, con
il ricordo commovente del primo incontro con il candidato ai tempi della
luttuosa invasione dell’Ungheria.
E qui è meglio
chiuderla, perché, fra tanta banalità e tanta retorica, fra tante lacrime e
tanti sospiri, fra tante parole e tanti pensieri pensati e non detti, il nostro
caro angelo Vannino, comunista cattolico e oggi non più comunista ma non si
sa bene che, mentre tutti restano nella fogna a tirare la cinghia e a fare la
dieta, sguazzerà ancora nelle centinaia di migliaia di euro laggiù, nelle terre
di Roma ladrona dove, come pancia piena, lui non sentirà assolutamente
digiuno.
E chi si è visto si
è visto.
[Per la cronaca e per
i lettori, il colore diverso indica che a scrivere la chiusa sono stato io,
responsabile del blog, a ciò chiamato espressamente da Marco Ferrari. Che per
poco non è stato colto da una crisi iperglicemica dovuta alle edulcoratissime
banalità del mio ex compagno di francese al liceo, Vannino Chiti].
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[Venerdì 1 febbraio 2013 | 20:03 - © Quarrata/news]
La Toscana, non esporta più solo straordinari prodotti, quali: ricciarelli, panforti, brunello, pici e alberi di Natale, coltivati con cura e senza risparmi di denaro dalla Comunità Montana Appennino Pistoiese, ma anche grandi conquistatori.
RispondiEliminaMa i cittadini della sobria e austera patria degli Agnelli, saranno contenti dell’arrivo di questo conquistatore?
Noi, senza troppi rimpianti e cerimonie di commiati, per fortuna ce ne liberiamo e lo regaliamo ai Piemontesi, più che volentieri, con una preghiera, di non rimandarcelo più.
Voci notturne e maligne, di una notte molto cupa e piovosa e con continui ululati di lupi affamati, riportano che pochi seguaci, di quelli veri, quelli che hanno partecipato a tutti i corsi, compreso quelli serali al circolo Garibaldi, erano presenti al commiato con sua eminenza.
RispondiEliminaMa uno dei fedeli della montagna, politico di lungo corso, con una delle due poltrone inchiodate in Comunità Montana, oltre a quella di S. G. c’era, con il lacrimatoio e visibilmente sull’orlo dello svenimento, il Sig. Sichi Valerio.
E gli altri della Montagna perché non c’erano?
Non sarà che hanno un grandissimooooooo timore che una volta che sua eminenza ha ottenuto asilo politico in quel del Piemonte, dopo aver conquistato anche questa terra, al riparo da qualsiasi calamità, consegni le chiavi dei lucchetti che tengono blindato il coperchio sul pentolone dove ci sono i trentennali segreti della Comunità Montana?
Le stesse voci maligne dicono che sua eminenza, non si è per nulla impietosito dell’evidente e preoccupante stato del Sig. Sichi Valerio, ma abbia preso tempo per valutare una quasi impossibile futura richiesta di asilo politico anche per lui.