di LUIGI SCARDIGLI
Insolito dibattito alla biblioteca San
Giorgio: dieci pistoiesi hanno indicato al candidato renziano cosa vorrebbero
dalla loro città
PISTOIA. In soli cinque minuti, cronometrati, una vivaista, due
medici, un architetto, una studentessa, un designer, un dirigente Uisp, un
musicista, un dipendente Breda e un istruttore di tecniche di rilassamento
hanno chiesto, oggi pomeriggio, nella sala della biblioteca San Giorgio, a
Pistoia, al renziano Massimo Baldi, quali sono le cose che non sono più
rimandabili.
L’aspirante alla poltrona della
segreteria comunale del Pd ha ascoltato tutti, prendendo appunti e, in soli
cinque minuti, anche lui, ha provato a riassumere, in una risposta, l’impegno che
prenderà nei confronti di ogni singola rivendicazione, necessità, aspirazione.
Il titolo dell’incontro, del resto, è
uno degli slogan di grande effetto che Matteo Renzi ha distribuito ai suoi
seguaci su tutto il territorio, Cambia verso, un invito, una promessa,
una sollecitazione affinché il partito esca dal segreto delle proprie stanze e
torni dalla gente, dal proprio elettorato, raccogliendo le esigenze del popolo
di centro-sinistra.
Sara Frosini, vivaista, vorrebbe che le
aziende del settore nel quale lavora, competessero lealmente con i suoi
prodotti; Carla Breschi, medico e consigliere comunale, gradirebbe che Pistoia
lasciasse finalmente ad altre province toscane la maglia nera delle prestazioni
sanitarie; Bruno Chiavacci, dirigente Uisp, crede che lo sport sia un veicolo
straordinario e che occorra promuoverne al cultura; l’architetto Massimiliano
Vannucci invece, citando Bilbao e il suo museo Guggenheim, vorrebbe che Pistoia
adottasse la linea dei piccoli interventi di grandi qualità; Emilio Barìa, designer,
gradirebbe che la città sfoderasse dal proprio cilindro delle opportunità il
coraggio di intraprendere iniziative.
Il primario Lorenzo Livi, docente
universitario, è stanco di sapere e vedere che le sorti di un ospedale e di un
centro studi siano in balìa di piccole sfide personali; Alagia Scardigli,
studentessa al terzo anno del Liceo Pedagogico, vorrebbe che la città non
concentrasse le proprie iniziative solo nei fine settimana e nei soliti posti e
che l’estate non si riducesse ad un festival e ad altre iniziative collaterali
in soli 15 giorni; Alberto Mariotti, musicista underground, giovanissimo,
chiede alla città di supportare aspiranti artisti e fare in modo che
(ri)nascano centri dove ci si possa esibire dal vivo.
Giuseppe Pino Turi
ricorda con nostalgia gli anni 70 e vorrebbe che il partito erede del partito
comunista tornasse alla gente e alle loro aspettative, così come Enrico Boni,
una carriera in Breda, iniziata diciotto anni fa, come carpentiere, con 1.500
colleghi e oggi, impiegato come operaio specializzato, con appena la metà dei
colleghi degli esordi.
A Massimo Baldi, per rispondere, sono
bastati addirittura meno dei cinque minuti messi a disposizione: le singole
aspettative sono comprese nel programma elettorale. Sta a quelli del Pd decidere
se voltare pagina o no.
Almeno provare a farlo.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 19 ottobre 2013 | 19:37 - © Quarrata/news]
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