di EDOARDO BIANCHINI
Non sarà una diffida di Artioli a
fermare la verità – Ma la rimessa non si ferma a 350mila euro soltanto
AGLIANA. Quando cominciai a fare il mestiere di giornalista, lo
sapevo bene che sarei andato incontro a qualche problema: eppure la ricerca
della verità e il sentimento della necessità di far luce anche per gli altri
(che sono le regole che guidano ogni giornalista vero) mi confortarono nelle
mie scelte.
Pochi sanno, ad Agliana, che per anni
(dal 90 al 94), quando hanno letto la pagina del Tirreno, la hanno letta
fatta da me e realizzata da ragazzi che erano straordinari, per capacità e
impegno: fra gli aglianesi, c’erano Fabio Tonioni, Irene Bagni e suo fratello,
che sotto di me hanno lavorato con instancabile entusiasmo e civile impegno.
Evidentemente non ho fatto in tempo a
educare e a far capire alla gente di Quarrata-Montale-Agliana, che il vero
giornalismo è quello che dà fastidio, è quello che dà noia, è quello che non
necessariamente loda sempre e comunque: e la storia – squallidissima – della Misericordia
di Agliana ne è, oggi, l’esempio più lampante e significativo.
Guidata da una direzione, che si è
dimostrata arrogante, sprezzante e insensibile alla correttezza e alla
trasparenza, incapace di comportarsi in maniera civile; con gruppo di testa di
un Presidente Artioli che, per salvarsi, ha sparato addosso al suo
Presidente-predecessore Barontini, questa Misericordia – che tutti dicono di
amare così tanto, ma che molti meno rispettano, sia nella verità che in quei
grandiosi volontari che spendono a gratis le loro umane forze e spesso
anche dopo giorni di duro lavoro – è andata
avanti per anni chiudendo le porte al tesseramento dei soci e riaprendole solo
ora, in questi giorni, e solo perché questo blog, che dà noia a tutti, ha messo
in crisi il sistema del silenzio e delle cose fatte in casa tra noantri.
Perché il tesseramento è rimasto
blindato? Perché la Misericordia non fa vedere nemmeno il proprio Statuto?
Perché ha fatto un’assemblea – il 25 gennaio – in cui ha disgustato tutti,
facendo scappare a casa la gente normale, dato che a mezzanotte ancora non si
intravedeva nessuna conclusione? Perché è stato impedito a Barontini di parlare
e difendersi dalla accuse di Artioli? Belle domande e bellissima democrazia!
Fatevi queste domande, cari lettori. Poi
chiedetevi quanta vera democrazia c’è all’interno di questa venerabile
Confraternita: ma non certo per i volontari, di cui noi non abbiamo mai detto
una parola che non fosse di lode.
Le cose non stanno così: né siamo
pagati da nessuno, né c’è una lotta di potere come suggerisce Biancalani, che
evidentemente non sa di cosa parla. E se lotta di potere c’è, è lotta del
potere di Artioli.
A noi basta far vedere ciò che non va: è
il nostro fine e il nostro dovere; è l’ora del ciò che non va, com’è l’ora
della trasparenza assoluta e della correttezza a 360°.
E invece ecco Artioli che si sente
diffamato perché abbiamo letto e spiegato in pubblico quel che si legge in
sentenze di Tribunale passate in giudicato: sentenze per le quali Artioli dà di
ubriaconi etilisti ai Giudici di Pistoia, stupidi come gli arbitri che vedono
un gol sì e uno no – o simili stupidaggini.
È questo il suo concetto di verità e il
suo concetto di buon nome della Misericordia: alla quale lui ha fatto
perdere inutilmente 350 mila euro di spese inammissibili, salvo il resto per il
suo fallimentare avvocato Rossetti (stavolta lo abbiamo scritto giusto?) e, in
aggiunta, per il compenso dell’Ingegner Ortu, come direttore dei lavori, di cui
vi parlerò meglio e più approfonditamente stasera.
Ed è così protervo, Artioli, nella sua
intollerante superbia, che proprio oggi, in occasione della nostra vera
assemblea al Teatro Moderno di Agliana, ci ha gratificato di una diffida
avvocatesca perché lo abbiamo messo in cattiva luce: solo che i 350/500mila
euro di danni alla Misericordia non glieli abbiamo fatti noi di Quarrata/news,
ma lui, lui Corrado Artioli, e non Edoardo Bianchini o Alessandro Romiti. E
provate a dire che non è vero, se vi riesce.
Crede, questo illuminato Presidente dei
danni, di far paura a chi legge le sentenze inappellabili di un Tribunale?
Crede di poterci costringere al silenzio come fossimo in mezzo alla mafia
cinese?
Ebbene, se crede questo, Artioli sbaglia
e di grosso: perché parlare è un nostro diritto costituzionalmente protetto e
continueremo a farlo senza tanti problemi e, soprattutto, senza tremare.
È da qui che si riconoscono gli uomini
liberi. Alla stampa e al giornalismo non possono e non devono fare paura né le
minacce né tutte le fregnacce che Artioli (come abbiamo scritto anche ieri,
preannunciandovi che già sapevamo che ci avrebbe minacciato per avvocato) ha
sparso in giro su di noi e contro di noi in maniera tutt’altro che onorevole.
I cittadini e le autorità di Agliana
possono continuare a prediligere Artioli e a sostenerlo a prescindere dai suoi
scarsi risultati di saggia amministrazione: che non sono una invenzione, ma una
serie di sentenze ormai immutabili. E possono anche presentarlo come candidato
a Sindaco al prossimo giro.
Ognuno è governato dai governati che si
sceglie. Noi abbiamo messo a nudo la situazione; abbiamo narrato una verità
vera e oggettiva. Il nostro compito è finito.
Se poi c’è chi vuole impiccarsi, sappia
che la corda la vendono in mesticheria. E che non costa neppure tanto.
Un’ultima domanda: ma Artioli gode a
farsi spennare dagli avvocati…?
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Mercoledì 13 febbraio 2013 | 18:02 - © Quarrata/news]
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