di LUIGI SCARDIGLI
FIRENZE. Ho voluto sentirla cantare ancora, Luciana Camarda e mi ha
convinto: ci sarà anche lei, in compagnia di Vieri Sturlini (probabilmente),
sul palco della Villa di Scornio la sera di Blues’On,
una notte all’insegna delle donne che si consumerà, a giugno, all’interno del
grande contenitore di Pistoia Estate, patrocinato dal Comune di Pistoia. Sono
andato a sentirla cantare ancora, Luciana, ieri sera, a La Dolce Vita, in piazza del Carmine, a Firenze, quartiere San
Frediano, di là d’Arno; venerdì l’avevo vista all’opera, tra rock e dintorni,
al BackStage, in via Fiesolana, con
basso e batteria al seguito, oltre alla chitarra, perché gli accenti fossero
ben chiari.
Ieri sera
invece, l’atmosfera era decisamente più easy; come il pubblico, del resto.
Quest’ultimo, forse, un po’ troppo, troppo distratto, fino all’irriverenza. Ma
a Luciana e Vieri, impegnati a solfeggiare
la bossanova, nel primo set della serata e poi riprendere postazioni e sound,
sui rispettivi sgabelli, schiaffeggiando
Buscaglione, Tenco e qualche mostro sacro internazionale, del gradimento, del
plauso e degli applausi, che avrebbero meritati rumorosi al termine di ogni
interpretazione, non è importato un granché: hanno fatto il loro sporchissimo compito, che consiste nel
rimettere anima, tecnica e tutta la passione possibile ed immaginabile nella
musica per darla agli altri; spesso e volentieri basta vincere e convincere
(direbbe Giorgia) i gestori dei locali, con i quali sottoscrivono quei
contratti che consentono a Luciana e Vieri, come a tutti quelli che confondono
la notte con il giorno fingendo addirittura di adorarla questa illogica
inversione ritmica, di sopravvivere.
Ad
ascoltarli – per il tempo che sono rimasto lì, a degustare uno spritz –
solo una ragazza (che mi è parsa essere la futura sposa di Vieri, dalle
effusioni profuse nell’intervallo al chitarrista) ed io ci siamo lasciati
accompagnare dalla grazia melodica e vocale della coppia; quasi tutti gli
altri, non pochi, in verità, con l’eccezione di un paio di coppie in cerca di
intimità, più che groove, erano impegnati a bere, ridere sguaiatamente e
soprattutto consacrare la serata con fotografie scattate dai cellulari e poi
spedite, immediatamente, sulle pagine di fecebook, un’aberrante alternativa
relazionale, ulteriormente svilita, con altrettanta sorprendente velocità,
dalla sfilza dei mi piace che
santificano quegl’inutili flash e che rendono i relativi mittenti dei veri
santoni delle interrelazioni del terzo millennio.
Resta
comunque il fatto – ed è per questo che sono andato a Firenze, ieri sera – che
Vieri Sturlini, se lascia stare il rock and roll, è un gran bel chitarrista,
che deve agli studi classici quell’armonioso e ginnico ponte tra l’indice sul
terzo capotasto e il mignolo sul sesto e Luciana Camarda, se non prende fresco
alle corde vocali, una gran bella voce, una voce che ha tutta la forza di poter
dire la sua, anzi, distorcendola e riscrivendola, quella degli altri.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Lunedì 6 maggio 2013 | 08:16 - © Quarrata/news]
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