mercoledì 19 gennaio 2011

AIAS, ORA SÌ CHE VA FATTA CHIAREZZA


Ha scritto un lettore:

Ho letto il pezzo riguardante l’AIAS. Devo dire che le informazioni date da Biagini mi hanno molto [?]. Sapevo che la villa di Massa apparteneva alla Diocesi e mi ha un po’ disturbato apprendere che la Justitia et Pax ha avuto 720 milioni per l’uso dell’immobile da parte dell’associazione. Mi sembra che i reali contorni della faccenda stiano delineandosi. Un ex vice che scrive al sindaco e al presidente della provincia non può essere liquidato con una battuta o una alzata di spalle. Purtroppo Pistoia, furbescamente o meno, vive di miti e di sacre rappresentazioni. La sana filologia giace negletta, sia che la si intenda alla lettera, lamentandone l’assenza a riscontro, per esempio, del mito della civilizzazione longobarda della città, sia che la si prenda come simbolo di spirito critico civicamente scrupoloso. Nel primo caso si ha l’esempio di “sala” riferita a spazio regale, per cui dei diversi significati disponibili si prende quello meno plausibile ma più utile ai rapporti con l’alleato germanico; nel secondo caso, si ha, fra l’altro, l’intangibilità delle creature di Bardelli. Il fatto è, come ieri mi ha detto […], che il direttore di TVL ha attovagliato un po’ tutti con il suo Canto al Balì: politici, sindacalisti, presidenti vari etc. Difficile ora essere obiettivi, anche se la voglia ci sarebbe, se non in tutti, in molti.

Anche Bardelli ha scritto a La Nazione. E lo ha fatto con il suo solito stile: quello di chi si sente santo e benefattore perché ha la certezza di essere stato infallibile come all’epoca di Cineforum.
Ora sì, più che mai, va fatta chiarezza su tutto.
E ne dovranno tenere conto anche i signori del potere di Pistoia, le guide delle istituzioni, i politici di sempre e di mai.

Che vogliano o non vogliano.

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