domenica 2 gennaio 2011

CROCIATI, ALL’ARMI!


I politici di Pistoia non possono certo lamentarsi: fin da stamattina hanno pane per i loro denti e per fare vedere quanto amino questa loro città.
Lo possono fare anche i due vertici: Berti e Fratoni. Si affianca anche il segretario comunale del Pd, Paolo Bruni.
Le dichiarazioni di Berti e Fratoni sembrano fatte a ciclostile o con lo stampìno. Se confrontate si vede che sono identicamente omogeneizzate.
I due si lamentano di aver fatto così tanto – con l’idea loro cara di un tavolo, scoperta del postmoderno postcomunista – e di aver ottenuto così poco come risultati. Insomma, a Roma quelli che l’Aias sono davvero dei malvagi che non ascoltano niente e nessuno.
E ce n’è anche per Bagnale, il commissario, accusato di aver sollecitato la mediazione di comune e provincia proprio nel momento in cui, dal presidente nazionale Lo Trovato partivano i razzi dell’ultimo dell’anno – o se vogliamo i fulmini divini di Giove… Capitolino.
Il Pd Bruni scende nell’arengo con una motivazione a dir poco sorprendente, ma chiaro indice di come ragioni – alla fine – questa città chiusa in un guscio di noce, ma più duro del carapace di qualsiasi tartaruga ninja.
È il caso di riportare certe sue dichiarazioni ufficiali. Ascoltàtelo bene:

Preoccupazione crescente genera la vicenda dell’Aias. Una vicenda questa sulla quale se c’erano elementi da chiarire e decisioni da modificare era giusto che chi di dovere intervenisse… ma andare giù con l’accetta come è stato fatto e procedere alla espulsione di coloro che l’Aias a Pistoia l’hanno costituita e mandata avanti per decenni e, per di più, farlo incuranti, anche qui, di quanto sostenuto dalle rappresentanze politiche, istituzionali, sindacali e associative della città… mi pare un ulteriore segno di arroganza da parte del potere e decadimento delle normali e civili norme di convivenza e rispetto.

A questo punto il nostro stupore non ha modo di contenersi: perché ragionare in questi termini è ragionare da pistoiesi, con una mente e un cervello che hanno tutta l’occlusione caratterizzante e tipica di questa piccola città di provincia, autoreferenziale e avulsa dal resto della terra e da quella globalizzazione alla quale anche i postcomunisti hanno posto sì tanta mano e dato contributi di gran peso e spinta.
Seguendo i suoi parametri logici – ma Bruni non se ne rende affatto conto – quanto afferma equivarrebbe a dire che Calisto Tanzi sarebbe dovuto rimanere al suo posto e, anzi, avrebbe dovuto ricevere una bella medaglia al valore: solo perché lui e solo lui aveva guidato la Parmalat e la aveva resa grande, importante e onnipotente nel mondo della finanza. Evviva la lucidità di analisi!

Su un altro versante, invece, ci preoccupa – e con noi anche molti normali che non riconoscono la santità di chi è sempre stato comunque in sella: sia esso politico come Berti, Fratoni e Bruni, che sindacalista, che volontario alla Bardelli – il comportamento del presidente espulso:

Il 2011 per l’Aias comincia con una nuova sfida, quella del tesseramento, già annunciata da Luigi Bardelli subito dopo la comunicazione, giovedì scorso, da parte dell’Aias Nazionale, dell’espulsione di tutto il consiglio, e ribadita dal direttore di Tvl nel corso dell’ultimo telegiornale del 2010, seguito da un incisivo commento di don Diego Pancaldo. L’appuntamento giudiziario più vicino è invece quello del 12 gennaio, data fissata per l’udienza davanti al giudice delle esecuzioni, che comunicherà le modalità con cui si dovrà svolgere l’assemblea.

È ancora La Nazione che scrive.
Ma ancor prima ha parlato Bardelli: della sua Aias dalla sua Tvl; in una confusione di ruoli (volontario/proprietario/direttore responsabile) sulla quale nessuno ha niente da dire (dai politici alla chiesa pistoiese, che anzi rincara la dose con i commenti incisivi di don Diego Pancaldo già prima adirato contro i ‘lupi’ della terra) solo perché Luigi Bardelli non si chiama Silvio Berlusconi e, per questo, non cade in nessun anatema per incompatibilità di sorta…
Così finisce per avere ragione Paolo Bruni quando ci parla del decadimento delle normali e civili norme di convivenza e rispetto.

Perché Pistoia, in tutto questo zimino, nolente o volente, sembra essere proprio a questo livello.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.

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