sabato 1 gennaio 2011

UN SINDACO E UNA CITTÀ (SUA)


Il primo ‘pensierino’ del nuovo anno Sergio Gori lo ha dedicato all’intitolazione della biblioteca comunale, che si chiamerà con il nome di Giovanni Michelucci.
La notizia ce l’ha data in anteprima sul sito del comune; e Andrea Balli, con la sua precisione millimetrica, ce l’ha ribattuta sul suo blog nel post Intitolazione della Biblioteca Multimediale Comunale a Giovanni Michelucci. Il Comune persevera nella scelta “non condivisa”. Lo ha ovviamente fatto con ironia e tirando delle bacchettate sulle mani del sindaco che, anche stavolta, ha deciso tutto da solo – o al massimo con la sua onnipresente, onnidecidente e condizionante segreteria politica o, se preferiamo, politburo.
Scrive a tal proposito Balli: «Una scelta “improvvisa e popolare ” che a nostro parere – pur legittima – avrebbe potuto essere maggiormente condivisa e “partecipata” dalla popolazione. Esistono infatti in Italia diversi casi in cui i sindaci – sulla base anche di appositi regolamenti comunali per la toponomastica – hanno coinvolto nella scelta delle intitolazioni i gruppi organizzati, associazioni locali e singoli cittadini interessati ad avanzare proposte attraverso segnalazioni motivate di personaggi, eventi e fatti locali, nazionali e internazionali “con una rilevanza storica, sociale, culturale e morale”. In diversi comuni le giunte hanno redatto poi graduatorie delle proposte pervenute corredate da relazioni contenenti le più importanti notizie biografiche del personaggio o le notizie storiche dell’evento o del fatto di cui si intendeva onorare la memoria. Non si capisce quindi i motivi per cui ancora una volta il sindaco e la giunta snobbando i principi della democrazia partecipata – tanto ventilata nel corso dell’ultima campagna elettorale e “tornata di moda” in questo ultimo anno abbiano invece perseguito – come è avvenuto per l’intitolazione dello stadio comunale a “Filippo Raciti” – una scelta che non ha coinvolto al momento neppure il Consiglio Comunale, organo in cui sono rappresentati tutti i cittadini di Quarrata».

Il testo del comunicato ufficiale si trova sul sito del comune, ma, per comodità, ve lo riportiamo così com’è in rete:

Con questo gesto l’Amministrazione vuole rendere omaggio a Giovanni Michelucci, nato a Pistoia il 2 gennaio del 1891, uno dei principali architetti italiani del XX secolo, noto per aver realizzato importanti opere come la stazione ferroviaria di Santa Maria Novella a Firenze e la chiesa dell’Autostrada del Sole, la Cappella Sacrario per i caduti di Kindu a Pisa e numerose chiese a Pistoia e in tutta Italia. A Quarrata Michelucci curò la ristrutturazione della Chiesa di Colle.
Quarrata vuole ricordare Michelucci per l’impegno che da sempre profuse nel design e nella progettazione di prototipi per l’industria del mobile.
«È un architetto che ha lasciato profonde tracce in tutto il mondo. Ha rappresentato il gusto e la voglia di intraprendere nuove strade, di dialogare con la società in cui era immerso e interpretando
[e questo gerundio chi lo regge…? n.d.r.] i luoghi dove stava progettando. Ha voluto rendere viva l’architettura, perché fosse incarnazione della natura, usando la pietra dei nostri monti e dando piena dignità d’arte a luoghi bellissimi come Colle, dove ha realizzato il porticato della chiesa, che si affaccia su un paesaggio meraviglioso che diventa scenario da contemplare», commenta il Sindaco Sabina Sergio Gori.
«Dedicare la nostra biblioteca ad un così grande artista, che è stato anche designer, nobilita questo luogo di cultura, che è sempre più frequentato e che offre occasioni di conoscenza e di confronto a migliaia di persone per tutto l’anno. A 120 anni dalla nascita di Michelucci e a 150 anni dall’Unità d’Italia, si riparte dalla cultura, che è un valore fondante per la coesione di un popolo e di una comunità, che ha bisogno di pensare e riflettere per operare le scelte necessarie per un futuro migliore».
La cerimonia di intitolazione, nella quale saranno coinvolti anche i bambini che ogni sabato mattina partecipano alle letture in biblioteca, è fissata per sabato 29 gennaio. Un’altra iniziativa vedrà invece il coinvolgimento di Alessandro Benvenuti, che reciterà alcuni testi di Michelucci.


Il nostro pensiero in proposito? È inserito in rete come lettera di commento al post di Andrea Balli, ma lo riportiamo anche qui per facilitare i lettori:

Caro Andrea,
tu chiedi l’impossibile. Il sindaco non ha la cultura della partecipazione anche se perde il 90% del suo tempo a predicarla al mondo insieme alla sua legalità.
Della gente non ha né stima né cura. Segue solo i suoi pensieri sparsi e frammentari andando dietro agli architetti e alle vittime della mafia. Il resto non esiste per lei.
Tanto non esiste che, dinanzi al problema alluvioni, l’hai vista alla BCC di Vignole il 28 dicembre scorso vicino ai suoi amministrati in disgrazia?
Ma più grave è il fatto che ora si rammenti che Michelucci ha ridisegnato la chiesa di Colle, per la quale lei non ha mosso un dito quando la ‘sua’ gente di lassù ha dato vita a una rinnovata festa della Sacra Spina.
Non si fece manco vedere. Non dette nemmeno il patrocinio del comune, che non costa una palanca. Macché. Solo il povero Mazzanti, mezzo rosso dalla vergogna, pensò di fare una passata, ma non so bene se poi ci andò o no.
Per il sindaco Sergio Gori è valido l’aforisma che se fosse nata sotto Lenin sarebbe stata leninista, se sotto Stalin stalinista, se sotto Mao maoista, se sotto il duce fascista. Le sarebbe andata bene qualsiasi ideologia totalizzante perché lei è totalizzante e monàdica; anzi è una totalizzazione assoluta in sé e per sé. La democrazia? Per lei è questa: vedere se stessa e vedersi, pensare gli architetti e le vittime della mafia, chiudere gli occhi dinanzi al resto. Al resto devono provvedere gli altri: niente la tange. Ma gli altri devono provvedervi obbedendola e ossequiandola. E in questo pare avere una direzione perfetta nella sua segreteria politica, che ha tutta l’aria di essere la produttrice dei comunicati stampa che lei sparge “per lo gran mar (ma anche “mal”) dell’essere”, direbbe il Padre Dante, a mo’ di proclami apodittici e universali.
Se non se ne va alla svelta, caro Andrea, avremo una Quarrata fatta di architetti e di morti da tutte le parti. Un cimitero monumentale, senza capo né coda. Una città del silenzio, attivo e passivo. Alla faccia della cultura della vita e del paese delle cicogne.
Buon 2011, caro Andrea.

Edoardo Bianchini
31 dicembre 2010 – 20:47

E anche il 2011 inizia bene!

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