domenica 9 gennaio 2011

EXCUSATIO NON PETITA…


Da San Girolamo in poi la tradizione è univoca: ogni volta che ti scusi senza che nessuno te lo abbia chiesto, ti accusi da solo.
E il sindaco di Quarrata, quando per scusare se stessa aggredisce gli altri, altro non fa che confermare in assoluto questa regola.
Sentite cosa dice a proposito delle critiche che le sono state mosse all’unanimità da ogni parte e perfino da Massimo Sauleo, presidente del consiglio comunale, unico che ha il coraggio umano, civile e morale di dire che il sindaco sbaglia:

«la sfida è proprio il coinvolgimento dei cittadini normali» … insinuando che dietro alcune critiche ci siano «piccoli interessi di bottega da difendere».

La citazione è tratta dal Tirreno del 9 gennaio. È riferita all’amministrazione, ma tutti sanno che a Quarrata l’amministrazione si identifica solo e soltanto con il sindaco: univoca, monàdica e universale come il Papato.
Excusatio non petita, accusatio manifesta, dunque.
Lo ripeteva sempre, nelle prediche di tanti anni fa durante la cosiddetta messa dei belli (quella delle 11) a Quarrata, il proposto don Aldo Ciottoli, che, con la sua solita ènfasi, attribuiva il proverbio a Cicerone, di cui era – lasciatemelo ricordare con una punta di commossa nostalgia – un ottimo seguace per le sue innate qualità di buon oratore.
E definiamo, ora, il concetto di intelligenza.
L’intelligenza è la capacità di capire non solo l’aritmetica o il linguaggio,  ma ancor più le varie situazioni improvvise che ci si presentano e – soprattutto – di sapércisi adattare. In fondo è stato questo sapersi adattare che ha consentito al pitecantropo originario, all’uomo-scimmia, di iniziare il suo percorso fino a giungere al livello evolutivo di oggi.
Sapersi adattare equivale, alla fine, a sopravvivere, sviluppando doti di resistenza e superiorità, qualità che non sembra avere Sabrina Sergio Gori, sindaco di Quarrata che dal 2002 sta tormentando la città del mobile con l’arroganza asfittica di chi non sa e, per giunta non vuole, adattarsi: o politicamente mediare.
Partita dal voler fare politica come servizio cristiano alla collettività e avendo iniziato, dunque, il percorso da buoni propositi – ma di buoni propositi è lastricata anche la via dell’inferno, dice il proverbio –, questa aspirante salvatrice ha imboccato la corsia sbagliata: si è persa sulle rampe dell’autostrada ed è entrata contromano.
E nonostante glielo abbiano detto tutti in tutte le salse, èccola lì, corroborata dal sostegno, altrettanto poco intelligente, della sua fedelissima segretaria – alla quale rivolge ogni attenzione facendola inserire in tutte le cariche del partito.
Èccola lì che va avanti come uno schiacciasassi, un caterpillar, un mammut: a dimostrazione che superbia e arroganza non solo portano altrove, ma spesso conducono al precipizio e, oltre, all’abisso – anche della inintelligenza.
E mentre sul suo blog continua a citare massime e pensieri di ascendenza evangelica, o si rifà a parole attribuite dallo storico Tucidide a un Pericle pseudodemocratico, che lei però non conosce né ha mai letto nella sua reale portata storico-politica, Sabrina Sergio Gori non si rende conto di essere ormai diventata una caricatura alla gogna, con mani e testa fuori della tavola: un automa che continua a recitare frasi insensate e sentenziòle sulle quali la gente (perfino la sua) ride o amaramente si accòra.
Proprio come nessuno dei prevaricatori della storia si è mai reso conto di cosa stesse accadendo fino al crollo finale di un bunker o a un piazzale Loreto.

Solo che lei non è grande neppure nel male.
e.b. blogger
* * *
Vedi anche: La partecipazione dei cittadini interessa davvero? 
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