GLI
INFORTUNI sul lavoro,
fino al caso estremo delle cosiddette “morti bianche”, sono un problema sociale
rilevante e di cui spesso si parla, ma a cui non corrisponde a livello
legislativo un’adeguata tutela risarcitoria.
Da
anni le associazioni come l’ANMIL, insieme alle Istituzioni, si battono per
questi temi. In particolare, ad oggi il trattamento dei lavoratori vittime di
un infortunio sul luogo di lavoro, dipende fortemente dal rischio d’insolvenza
dell’impresa. Si verificano perciò trattamenti anche molto diversi fra loro,
per cui il lavoratore viene tutelato e risarcito se il datore di lavoro risulta
economicamente solido, mentre rischia di non esserlo affatto in caso di
fallimento dell’impresa.
Ad
oggi l’anomalia è data dal fatto che il fallimento di un’attività lavorativa
attrae anche l’indennizzo dovuto al lavoratore, senza possibilità alcuna di
rivalersi nei confronti dell’assicurazione, da parte dell’infortunato. L’indennizzo
dovuto alla vittima di un incidente sul lavoro entra a far parte del patrimonio
aziendale del fallito, con conseguente ripartizione fra tutti i creditori.
“In
virtù di tutto ciò, l’infortunato lavoratore di una ditta economicamente sana è
tutelato e risarcito, com’è giusto e normale che sia, mentre quello di una
ditta fallita, diventa un creditore al pari di tutti gli altri, con conseguente
incertezza sia sui tempi che sull’effettiva entità del risarcimento – ha
dichiarato l’On. Caterina Bini – La salute e la tutela del lavoro sono
diritti costituzionalmente garantiti; perciò la vittima del lavoro non può
diventare un soggetto creditore al pari di tutti gli altri e, cosa ancora più
anomala, l’indennizzo dovuto in conseguenza di un incidente sul lavoro, non può
diventare patrimonio dell’azienda, essendo per sua natura destinato
esclusivamente a risarcire l’interessato.”
È
per queste ragioni che la deputata ha sottoscritto la proposta di legge, che
prevede la modifica di alcuni articoli del codice civile e del regio decreto n.
267/42, con l’obiettivo di sanare le attuali disparità di trattamento fra
lavoratori infortunati, escludendo le somme dovute per violazioni sulla
sicurezza, dall’elenco dei beni del fallimento.
“Se
da una parte dobbiamo essere consapevoli che la strada da percorrere, su questi
temi, è ancora molta lunga – ha continuato la deputata – dall’altra dobbiamo
anche essere orgogliosi di vivere in una regione che è senza dubbio all’avanguardia
dal punto di vista normativo, per quanto riguarda la
prevenzione e la tutela degli infortuni sul lavoro.”
[comunicato
on. bini]
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[Giovedì 2 maggio 2013 | 22:13 - © Quarrata/news]
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