sabato 16 aprile 2011

AIAS. «À LA GUERRE COMME À LA GUERRE»



PISTOIA. Questa pesante giornata di sabato sta per chiudersi e – come si dice – la notte porta consiglio.
Certo, però, che di consiglio alla neonata Pistoiese per la Riabilitazione, che è uscita dall’assemblea dell’auditorium a mezzodì, questa notte ne dovrà portare molto. E diciamo perché.
Dalla presa di posizione di stamattina, votata più o meno all’unanimità, la nuova entità che intende sostituire l’Aias sezione di Pistoia ora commissariata da Bagnale, eredita la necessità di scendere in campo armata fino ai denti. Questo parto o, se vogliamo, questa palingenesi impone lo sforzo immane di contare le truppe, schierarle a battaglia, affrontare il nemico in campo aperto: e senza fare prigionieri.
Il nemico si chiama Aias nazionale: e il suo terreno naturale, il suo imperium, si identifica con la capitale stessa, con Roma, al cui tribunale il tribunale di Pistoia, come ricorderete, ha rinviato tutti gli atti della diatriba principale.
Al contrario, per sfidare questa specie di superfortezza, la Pistoiese per la Riabilitazione si presenta con una forza che le discende – se non erriamo – da un giudice periferico e per giunta non togato, che ha imposto, sì, l’assemblea del 26 marzo (da cui nasce quella di oggi), ma che lascia dubbi e perplessità, sotto profili plurimi, circa la legittimità di una decisione che, più naturalmente e propriamente, sarebbe spettata forse al tribunale romano. Né basta, a legittimare la decisione pistoiese, la duplice dichiarazione dell’Ageonlus di Zamagni con cui i ribelli, gli apòstati bardelliani, gli scismatici o come diavolo li vogliamo chiamare, vengono dichiarati vittime dello strapotere dell’Aias di Lo Trovato: non basta dal momento che nel nostro attuale ordinamento il potere dell’Ageonlus risulta piuttosto affievolito, a tal punto da far sembrare che interventi, come quelli prodotti, siano sostanzialmente degli atti in odore di vero e proprio eccesso di potere.
Il primo scenario che si profila è, dunque, questo: l’entusiasmo per la conquista di una posizione che rischia di essere una mera trincea, nella quale la guerra potrebbe impantanarsi con la stessa cronicizzazione delle guerre di posizione del secolo scorso. Tanto più che dalla posizione di Bagnale – rinnegazione aprioristica della validità di tutti gli atti bardelliani dal 26 marzo in poi – sembra di dover capire che tutte le decisioni di stamattina potrebbero essere impugnate in via cautelare: una impugnazione da vedere non come un segno di debolezza dell’Aias nazionale, ma piuttosto come una via per parare qualsiasi colpo di scena di qualsivoglia natura. Come dire: meglio un atto in più (impugnazione) che un atto in meno, ma che domani rischierebbe di poter essere portato a giustificazione (e nella nostra giustizia succede anche questo, spesso e volentieri…) per indebolire anche la posizione di chi potrebbe avere ragione.
Il secondo scenario, in via di ipotesi, discende dalla decisione oggi adottata di riappropriarsi dei beni e dei servizi dell’Aias da parte della Pistoiese per la Riabilitazione.
Il contenuto è chiaro: la nuova entità si sostituisce all’Aias commissariata di Bagnale; ma con quali credenziali si presenterà alle banche dichiarando che Bagnale non rappresenta nessuno e che la legittima entità è solo quella nuova, quando tutto è a nome Aias, mentre la nuova ‘comune Pistoiese per la Riabilitazione’ è una realtà che non ha a che vedere in alcun modo con il passato?
Se la sentiranno le banche di cambiare un meccanismo che funziona, affidando soldi – quelli veri: quelli che le banche rivogliono indietro – a dei soggetti che non sembrano avere garanzie se non quelle che dichiarano? E i sindacati, il giorno successivo alla riforma scismatica, a chi andranno a bussare per stipendi? A quelli che sinora li hanno sempre pagati, o alla nuova e ancora stratta entità in progress?
E l’Asl che posizioni prenderà? Se la sentirà di far scivolare 6-8 milioni di euro in casse che nascono da una presa di posizione inflessibile, indefettibile, irremovibile, conflittuale e, per giunta, ancora non consolidata né legittimata dal tribunale di Roma?
Terzo scenario – apocalittico davvero, stavolta – non è quello, minacciato da Bardelli, della crisi occupazionale che potrebbe derivare per i 120 dipendenti dell’Aias commissariata. È invece il lievitare delle penali che la Fondazione Santa Maria Assunta in cielo rischia di dover pagare alla Cnsa, la cooperativa chiamata a realizzare la nuova sede di via San Biagio, cedendo, come pagamento di esse, il terreno stesso su cui sorge l’Aias pistoiese.
Questo non sarebbe davvero poco, ma… chi è che ha tenuto fermo il treno in stazione? Bardelli e il suo esercito oppure il commissario Bagnale, che ha sempre dichiarato pubblicamente e ufficialmente di voler compartecipare alle spese dei lavori, a patto che si chiarificasse il rapporto Aias/Fondazione Santa Maria Assunta in cielo?
Infine, alle spalle di tutto questo resta, poco visibile, ma non per questo meno pericolosamente indicativo, il quarto scenario: quella voce che è circolata per tutto il pomeriggio di oggi, secondo la quale gli avvocati difensori di Bardelli-Aias, Cecilia Turco, e di Fondazione Santa Maria Assunta in cielo, Alberto Bianchi, avrebbero rinunciato al mandato loro conferito: il che, se fosse vero, è un segnale identico a quello che nelle marinerie del passato era rappresentato dalla fuga dei topi della sentina, cioè l’avvisaglia inconfutabile di un prossimo, imminente, reale affondamento del vascello.
Forse Luigi Egidio Bardelli si sarebbe dovuto davvero fermare all’accordo Berti-Fratoni-Lo Trovato-Vescovo. Forse avrebbe dovuto rinunciare alle cause e cedere la presidenza dell’Aias, secondo un progetto, pare, di Angiolo Bianchi, consigliere anziano e tesoriere della Fondazione, che prevedeva, come nuovo presidente, Giancarlo Niccolai. Forse sarebbe stato davvero meglio per lui e per tutti quanti.

Ecco perché questa notte del sabato dovrà portare davvero molto, molto consiglio…

e.b. blogger
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[Sabato 16 aprile 2011 20:54]

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