sabato 2 aprile 2011

AIAS. UN «TIRRENO» IN RINCORSA



PISTOIA. Mentre La Nazione continua imperterrita con la bocca cucita, Il Tirreno stamattina sembra volersi dare una mossa e si sbavaglia.
Pur se in maniera soft e, per così dire, di rincorsa.
Le due testate locali hanno – volenti o nolenti – perso ottime occasioni per fare e svolgere il loro compito istituzionale, quello di informare la gente.
L’hanno fatto per prudenza, per convenienza o per chissà cos’altro, ma lo hanno fatto.
Hanno seguìto – se ben guardiamo –, e con pochissima fantasia, l’andazzo della politica locale. Una politica all’interno della quale nessuno dei partiti e delle forze presenti sul territorio, si è espresso direttamente: né maggioranza, né opposizione.
E lasciateci dire che vergogna!
Peccato che ormai – e anche questo è di una evidenza macroscopica – nessuno può più fermare l’informazione, perché essa corre da sé sul filo del telefono e appare, bene o male, sugli schermi dei computer nelle case di chiunque abbia una connessione a internet.
L’èra della comunicazione con la museruola è finita, dunque.
È finita anche l’era della comunicazione con il bavaglio.
Oltre a regole nuove, occorre anche un modo nuovo di capire, interpretare e riferire i fatti del mondo esterno. Che piaccia o no.
Occorrono anche uomini altri che facciano una professione altra rispetto a quella a cui si accedeva, finora, solo per cooptazione, spinta (politica o d’altra natura), calcio in culo e sottomissione al potere ufficiale-costituito-dominante. Una professione, insomma, massonica in senso lato.
È finita l’era della reticenza e degli ordini – dati da chissà chi e da chissà perché – con cui si decideva di informare con la logica della freccia della famosa barzelletta dei carabinieri: ora-sì, ora-no, ora-su-questo-sì, ora-su-quello-no.
I buoi scappano dalle stalle e chi non lo capisce non è in grado, crediamo, di poter capire il tempo che viviamo – né, tantomeno, di darci lezioni di giornalismo e corretta informazione, che non può essere solo quella di Arcore e del bunga bunga.

E i buoi scappano perché le stalle – la gente non è stupida e lo sta capendo sempre più alla svelta e sempre di più – non sono né sicure né attendibili.
e.b. blogger
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[Sabato 2 aprile 2011]

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