giovedì 21 aprile 2011

COME PISTOIA FA MARCHETTE ALLE UNIVERSITÀ STRANIERE


PISTOIA. Offerte e superofferte culturali da enti, fondazioni, associazioni, banche e altro ancora per tutte le scuole.
E giri di studenti che entrano ed escono, in orario di scuola, da sale e convegni.
E tutto questo a che serve, si chiede Antonio Nardi con questo suo intervento…?
* * *
Perché solo Ipazia e non anche
Maria Gaetana Agnesi?

Carissimo Bianchini,


le scrivo perché, a mio avviso, la scuola pistoiese viene eccessivamente distratta da manifestazioni esterne alle quali è chiamata a fornire studenti, ossia, detto brutalmente, un pubblico che altrimenti la manifestazione stessa in genere non avrebbe.
Vedo sulla stampa conferenze dedicate alle donne nella scienza, ai concetti di tempo e di spazio, ai pensamenti dello scrittore Vichi.
Poniamo che gli studenti ne escano sapendo che Ipazia, scienziata alessandrina, alla quale, in assenza di fonti circostanziate, hanno attribuito praticamente tutto, anche la kepleriana teoria delle orbite ellittiche, fu una vittima del fanatismo dei cristiani; poniamo che ne escano con la sensazione più o meno vaga che delle nostre idee quotidiane sul tempo e sullo spazio è bene non fidarsi troppo; poniamo, infine, che lo scrittore Vichi li illumini sui percorsi della creatività.
E allora? Io penso che se fossero rimasti a scuola a svolgere con umiltà e costanza le materie curriculari si sarebbero preparati meglio a capire un domani, costruendo su quelle basi, la pur errata ma geometricamente complessa e vasta astronomia tolemaica, che Ipazia riprese e annotò nel suo Canone; la stessa teoria della relatività ed i suoi paradossi sul tempo e lo spazio, che uno non può dire di aver compreso veramente senza conoscere un po’ di matematica più complicata.
E poi con tutto questo straparlare delle difficoltà che la donna ha incontrato nel farsi avanti negli studi, ci si dimentica di donne di prim’ordine come la matematica milanese Maria Gaetana Agnesi che nel XVIII secolo scrisse e pubblicò, ad uso della gioventù italiana, non solo milanese e lombarda o padana, un trattato di calcolo differenziale e integrale che la rese celebre in Europa e le procurò tempestive traduzioni in francese e inglese.
Non se ne parla nelle conferenze perché non fu una donna perseguitata: poté studiare e laurearsi, poté scrivere, poté godere della stima dei colleghi italiani ed europei, poté insegnare all’ università di Bologna (ma rinunciò), poté infine dare un calcio a tutto per curare gli infermi. Negli ultimi decenni della sua vita si dedicò soltanto a riflessioni e lezioni sulle Sacre Scritture.
Gaetana Agnesi è un cardine dell’emancipazione femminile, ma, per certa cultura gauche- caviar, poiché la sua storia non si presta a speculazioni anticristiane, è affetta da un handicap, da una tara, insuperabile.
Tornando alle precettazioni, so che alcuni dirigenti ed alcuni professori ormai sbuffano per l’intemperante offerta esterna: chi mando a questa benedetta conferenza: la terza C ha il compito, in B sono indietro ed è meglio che non perdano fisica, in A…
In genere questi appuntamenti sono per la mattina e rappresentano una manna per studenti abituati a considerare la scuola tempo perso, noia mortale. Credo che quei docenti e quei presidi dovrebbero dichiararsi apertamente e pretendere più rispetto per una organizzazione degli studi, che già tante curiosità può accendere di suo ma che è sempre più compromessa dalle distrazioni della cosiddetta offerta culturale.
La quale può risultare anche stralunata. Infatti, ascolti bene, caro Bianchini, giornalista e professore, Sylvie Coyaud in una recente conferenza ha invitato gli studenti presenti ad abbandonare l’Italia, perché il paese di Galileo, di Torricelli, di Volta, di Marconi, di Fermi non amerebbe la scienza.
Rob de matt!
E i presidi mandano i loro ragazzi ad ascoltare chi li invita a saltare a piè pari la loro università!
Ma a Pistoia si fanno marchette per conto degli atenei stranieri?
Suo Antonio Nardi
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 21 aprile 2011]

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