giovedì 7 aprile 2011

PISTOIA: IL NEPOTISMO, LUTERO E IL SIGNOR GONZO





PISTOIA. Stiamo parlando del comune. Dell’istituzione più democratica della città. Del fiore all’occhiello della politica locale. Della passione prima di quanti amano la gente, il popolo e gli interessi comuni. La casa del bene comune.
Ma evidentemente non è così.
Il 5 aprile abbiamo pubblicato un comunicato della Lega su questi aspetti: «Parentopoli» locale.
La casa della trasparenza è un formicaio di intersezioni familiari, sangui, affinità o convivenze. E nonostante i provvedimenti presi dal consiglio, niente è cambiato.
Questa è davvero l’Italia del Gattopardo e del tutto deve cambiare perché tutto resti com’è.
Il problema dell’Italia non è Berlusconi, ma, come dice un amico e collega giornalista – che, se vorrà, interverrà di persona su questo argomento, sul quale cerco di coinvolgerlo sin d’ora –, è il fertile terreno della distruttiva chiesa comunista italiana. E lui è un comunista.
La chiesa del Pci ci ha abituato, sin dal dopoguerra, ad abbaiare con rabbia contro la corruzione e la sconcezza più palese, qui come altrove o, meglio, dappertutto: ma ha saputo occupare il potere – con due C o due K non importa: perché sempre di oKKupazione si tratta. E di potere.
Appiccicàti alla poltrona, che hanno ottenuto mostrando una indefessa fedeltà alla bandiera del partito, i comunisti nostrali (come si diceva nei mercati di frutta e verdura della Sala quando eravamo bambini) non se ne sono staccati più.
Ed hanno realizzato il loro piccolo impero di sub-mandarini di periferia, infilando dentro agli enti babbi, mamme, figli e nipoti. Insomma: parenti, affini e conviventi.
Lo hanno fatto tutti. E si sono assicurati il potere.
Dunque – torniamo a dire – il problema dell’Italia non è affatto il Cavaliere.
Il Cavaliere non è – e spiace doverlo insegnare a chi, da ex-marxista queste cose dovrebbe saperle bene – il male dell’Italia, come pensa anche Tonino l’Idv incazzato. No: il Cavaliere è l’effetto onda-lunga di tutto questo.
I compagni, evidentemente, ben acchiesati in questi decenni di oKKupazione del potere, sbagliano la causa per l’effetto. Anche perché torna molto comodo, diciamolo. Così è più facile tirare a campare.
In questo paese delle incompatibilità, poiché tutto funziona grazie ad esse, è bene che tutto resti com’è, perché così tutto scorre come al solito. Perfino addosso al popolo lavoratore che di cognome fa, indistintamente – come ha detto una signora incazzata proprio ieri sera durante una riunione-incontro a Quarrata –, Gonzo.
Il povero Gonzo (e la nazione dei poveri Gonzi) si alza al mattino e va a lavorare. Torna a sera e muore di sonno sul divano.
E la politica continua a fare i suoi interessi. Sempre e comunque. A sorridere, a costruire nuove porte da 13 milioni di euro e, magari, una sede per la Questura, che non ha accesso alla pubblica via.
E sia pure così, signori Gonzi! Ma almeno – e qui torniamo sull’argomento e ci rivolgiamo ancora una volta a Daniela Simionato – fate un bell’elenco dei parenti-affini-conviventi dei vari uffici del comune di Pistoia. Stampatelo in corpo 110 anziché 11, come le sodomie di Aldo Busi. E attaccatelo alla porta del Comune con la C maiuscola, come Lutero lo attaccò alla cattedrale di Wittenberg.

Potrebbe darsi che Berti se ne accorgesse. O che scoppiasse uno scisma…
e.b. blogger

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[Giovedì 7 aprile 2011]

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