lunedì 30 dicembre 2013

MISERICORDIA-AGLIANA: CONFERMATE LE DIMISSIONI DI VONO


Perché si è rotto un feeling che sembrava intangibile? – La questione imbarazzante del blocco delle nuove iscrizioni a socio e il problema della successione in Unimise S.r.l.

AGLIANA. Le informazioni raccolte confermano la notizia delle dimissioni del presidente di Unimise S.r.l., ing. Giovanni Vono.
Lo avevamo già scritto, ma nessuno ci aveva risposto: evidentemente democrazia e controllo non piacciono alla dirigenza e non sono nel suo Dna.
Sulle cause delle dimissioni niente si sa, dato il completo “silenzio stampa” e nonostante la nomina – così tanto reclamizzata – di un addetto stampa che finora non ha mai fatto notare la sua presenza.

ANCORA PER CHIARIRE

Se avessimo voluto una vita tranquilla, non avremmo deciso di fare i giornalisti.
Senza andare lontano e senza congetturare troppo, le dimissioni dell’ingegnere, così strettamente legato ad Artioli come in una sorta di simbiosi, potrebbero essere fatte risalire – se non si tratta di seri motivi di salute – a una qualche forma di dissidenza e di contrasto interno: anche perché, come ben sappiamo, si sfaldano anche i più saldi matrimoni, figurarsi se non è possibile che consolidate amicizie non sbattano contro qualche inaspettato scoglio nascosto sotto il pelo dell’acqua.
Di fatto potrebbe aver giocato in negativo anche il dannoso sottoutilizzo degli ambulatori della nuova sede a causa della rescissione della convenzione con Asl 3, persa non come è stato falsamente detto alla stampa per colpa della spending review e mai smentito neppure dalla vicepresidente avvocata Signori (che pure sarebbe tenuta, per espressa norma etico-professionale, a mantenere comportamenti di assoluta correttezza anche nella vita privata: vedi il codice deontologico, art. 5 sub III, scaricabile da qui), ma perché tutte le manovre trasformative, volute da Artioli, furono, di fatto, distruttive per il mantenimento della convenzione con l’Asl. Lo abbiamo anche scritto, ma ad Agliana o non si sa leggere o non si vuole leggere: in questa terra di mezzo, punta avanzata della democrazia (anche cristiana o ex-democristiana), si preferisce di gran lunga querelare chi ragiona sui fatti e cerca di diffondere la verità in nome e per conto dell’art. 21 della Costituzione.
Un fatto, però, è certo: che la Misericordia di Artioli, dietro le nostre precise osservazioni (peraltro riconducibili, tutte, a sentenze passate in giudicato e non a semplice voglia, com’è stato fatto strumentalmente credere, di assurdi tentativi di dare la scalata alla Misericordia), ha inanellato una serie tale di insuccessi e ha dato vita a imbarazzi nascosti dietro il silenzio, tali da rendere fragili gli stessi legami interni: non ha fatto bene – tanto per ricordarlo – neppure il blocco delle iscrizioni e dell’ammissione di nuovi soci, un sistema sovietico o, anche, veterodemocristiano, antidemocratico e ben poco cristianamente misericordioso; non ha fatto bene, oltre a tutto questo, neppure il generalizzato calo di impegno di diversi volontari che, probabilmente, non hanno né capito né gradito certe manovre della dirigenza – comprese quelle, ovviamente, di voler nascondere, ad ogni costo, i costi (pesantissimi) della soccombenza dinanzi al Tribunale di Pistoia: un fatto, questo, che ha depauperato di circa 500mila € il potere di cassa della Mise.
E forse non sono state gradevoli (nonostante i forzati silenzi) neppure le audizioni tenute dinanzi agli organismi sia regionali che nazionali delle Misericordie: audizioni sicuramente produttive di pesanti imbarazzi per Agliana e il protezionismo esasperato dei suoi dirigenti.
Anche il silenzio circa una smentita delle dimissioni di Vono, è indicativo di certa mentalità misericordiosa.
Viene da chiedersi – a questo punto – chi subentrerà a Vono: ma certo, se al trono salisse ancora una volta il Presidentissimo Artioli, assommando in sé tre cariche (Misericordia Onlus, Unimise S.r.l. e Fondazione Misericordia Agliana) saremmo al top e in perfetta linea sia con i dogmi evangelici della Trinità, sia con l’uso e costume di questo sventurato Paese in cui nei conflitti di interesse non finiscono solo i Berlusconi, ma anche tantissimi bravi democratici (ed ex-democristiani).
Edoardo Bianchini
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[Lunedì 30 dicembre 2013 | 13:14 - © Quarrata/news]

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