domenica 22 dicembre 2013

PROVINCE, LA LEGGE DI STABILITÀ NE COMMISSARIA 52. E RISIAMO NEL CAOS


ROMA. Sono 52 le province italiane commissariate dalla Legge di stabilità appena varata dal governo: ci sono quelle che si fonderanno nelle aree metropolitane e quelle che, semplicemente, spariranno. Fatto sta che la prossima primavera scadranno i mandati, ma non si tornerà alle urne. A questi, si aggiungono altre 20 province già commissariate dall’esecutivo Monti nel 2012.

Come al solito si fanno provvedimenti a pezzi e troiai a dozzine.
Perché nessuno sa cosa fare e come farlo. E nessuno vuol dire «nessuno escluso».
E come commissario chi sceglieranno? Maigret o Montalbano?
La mappa – Scorrendo le province da nord verso sud, si comincia dalle 4 piemontesi: Alessandria, Cuneo, Novara, Torino e Verbano-Cusio-Ossola. In Lombardia, invece, sono sette i consigli a venire commissariati: Bergamo, Brescia, Cremona, Lecco, Milano, Monza-Brianza e Sondrio. In Emilia Romagna cadono otto province: via Piacenza, Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Reggio Emilia e Rimini. Tre i consigli commissariati in Veneto (Padova, Venezia, Verona e Rovigo), uno in Liguria (Savona).
Centro-sud. Seguendo la cartina geografica lungo il centro-sud, in Toscana saltano 8 province: Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia, Prato e Siena. Nelle Marche finiscono commissariate Ascoli Piceno, Fermo, Pesaro e Urbino. In Abruzzo cadono Chieti, Teramo e Pescara, mentre in Umbria finiscono Perugia e Terni. Nel Lazio non sopravvive alle misure della legge di Stabilità Latina, mentre in Puglia saltano Bari e Bat (Barletta-Andria-Trani). In Calabria sono depennate Cosenza e Crotone, nel Molise Isernia, dalla Puglia Lecce e dalla Basilcata Matera e Potenza. In Campania spariscono le province di Napoli e Salerno
Quelle già commissariate – A queste 50 province si aggiungono quelle commissariate dal 2012 (Ancona, Asti, Belluno, Biella, Brindisi, Como, Genova, La  Spezia, Roma, Vibo Valentia, Vicenza) e quelle commissariate dal 2013 sono (Avellino, Benevento, Catanzaro, Foggia, Frosinone, Massa Carrara, Rieti, Taranto e Varese).

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[Domenica 22 dicembre 2013 | 08:58 - © Quarrata/news]

3 commenti:

  1. Anche perchè ben 9 aree "metropolitane" (che poi aumenteranno di certo. Figurati in Sicilia quante ne scopriranno ...) mi pare un numero, nella realtà italiana, eccessivo. Potranno essere due (Roma e Milano) aree, in Italia, definibili davvero "metropolitane". Come si fa a definire "metropolitana" l'area attorno a Firenze?

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  2. LA NUOVA LEGGE PER RADDOPPIARE LE POLTRONE
    La maggioranza oggi alla Camera ha votato la legge sulle province. Ma la deve votare ancora il Senato.
    Non so se avranno il coraggio di propagandarla come "legge che sopprime le province". Vi dico solo che noi dal vomito siamo usciti dall'aula, al momento della votazione finale.
    È da segnalare che stasera il Pd, Alfaniani e Montiani non avrebbero avuto il numero legale per la votazione, se non fosse stato che SEL gli ha fatto da "stampella" restando seduti.
    Il provvedimento è una follia per almeno 4 ragioni:
    1) Non abolisce le province. Gli cambia nome e le fa diventare "Città Metropolitane".
    2) In quei territori dove ci sono comuni che si oppongono alla trasformazione in città metropolitana, coesisteranno (!!) le province e le città metropolitane.
    3) Nei territori dove ci sono già province o città metropolitane o entrambi, potranno formarsi anche i consorzi di comuni!
    4) La Corte dei Conti ha già messo in guardia il Parlamento: "con questa legge e il conseguente moltiplicarsi di enti, i costi lieviteranno".
    Questa è una legge-marchetta per aumentare le poltrone agli amici degli amici. Una legge che invece di diminuire gli enti inutili, li moltiplica. A noi (se fossimo stati maggioranza) sarebbero bastate poche righe da approvare in molto meno tempo, ovvero tre mesi. Con un disegno di legge costituzionale che recitava: "All'art 114 della Costituzione si sopprime la parola Province".
    Poche chiacchiere. Quando volete siamo sempre pronti.

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  3. Come al solito cambiare tutto per non cambiare niente

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