domenica 22 dicembre 2013

SAN GIOVANNI FUORCIVITAS IN DEGRADO


di LORENZO CRISTOFANI

OSSERVIAMO ancora il caratteristico impianto architettonico della chiesa di San Giovanni Fuorcivitas ma questa volta da una angolazione inconsueta, quella che ci permette di ammirare esternamente i grandi finestroni aperti, in luogo dell’abside, dietro l’altare maggiore.
Come ci mostra il dipinto, c’era, addossata alla fiancata settentrionale, un’orribile bancherella che vi veniva posta ogni giorno, per la fabbricazione e la vendita dei cosiddetti “milani”. Quando ci si accorse – dopo molti anni – che il fumo provocato dal fornello a carbone usato per sfilare lo zucchero anneriva i candidi marmi del prospetto architettonico – decorativo, la bancarella fu fatta sloggiare, ma ahimè!, era troppo tardi, come è facile osservare anche adesso.

Ancora una tavola della rassegna figurativa Pistoia. Com’era, dove il maestro Ireneo Biagini cattura e commenta con argute didascalie la città nel primo Novecento. Si trova prigioniera, come tutte le altre del catalogo, nell’ufficio tecnico del Comune, in via dei Macelli, per lo più nella trasversale indifferenza dei pistoiesi e delle istituzioni preposte alla valorizzazione della cultura in senso lato.
Eppure la collezione dei dipinti, donata al Comune di Pistoia dagli eredi del prof. Biagini, costituisce un patrimonio collettivo capace di mettere in comunicazione le generazioni di oggi con quelle di ieri, da reinterpretare e rendere vivo. Inserendolo, come minimo edittale, in un contesto più opportuno.
Nelle scene dei quadri sono rappresentati i veri beni comuni di una società, common goods, che, diversamente da oggi, non erano fumose astrazioni lessicali ma un qualcosa di percepito e autenticamente vissuto da tutti: le conversazioni nelle piazze, i giochi nei parchi, la partecipazione in tutti i contesti pubblici, le fonti e i lavatoi, le passeggiate in campagna e lungo la Brana, i vialetti degli innamorati… Una serie di modi di vivere, in definitiva, trasparenti al pil, che, pur rappresentando il livello di benessere e di qualità della vita sono stati inesorabilmente spazzati via dalla mistica della crescita economica e del prodotto interno lordo. A cui si è aggiunta, come corollario, la sindrome dell’acquistismo compulsivo indotto da una vera propria industria del marketing finalizzata alla creazione artificiale del bisogno e del desiderio. Consumo ergo sum, direbbe Zygmunt Baumann, venuto anche in piazza del Duomo a cercare di spiegare le contraddizioni di queste logiche fallite e fallimentari ma così apollineamente salde nell’orientare le scelte dell’individuo e delle istituzioni.
Oltre ad un sistema di relazioni e abitudini, capita a volte che anche i contenitori fisici del passato vengano cancellati da pretestuosi risanamenti o subiscano la degradazione dell’incuria. Il retro di San Giovanni Fuorcivitas, su via Crispi, la via dove c’era la sede del Psi, con la storica e preziosa insegna col garofano barbaramente smantellata pochi anni fa, necessita di un intervento di manutenzione. Sul marmo si vede e si tocca un’insopportabile muffa e non si capisce come mai non venga programmato un accurato trattamento di pulizia e rafforzamento.
Il Comune vi potrebbe provvedere, in sinergia con le autorità ecclesiastiche e in attesa di qualche privato o di qualche ente che creda nell’arte e nel turismo e vi investa risorse, almeno alla mappatura dei manufatti artistici da sistemare.
Oppure potrebbe provvedervi direttamente la Soprintendenza dell’architetto Valerio Tesi, a cui è stato chiesto pubblicamente e privatamente di rispondere di numerose deturpazioni di beni monumentali e artistici locali, ma che ancora non ha detto niente e si è trincerato nel più assordante silenzio.
Del resto le Soprintendenze sono organismi pagati con soldi pubblici e dovrebbe perciò essere normale, per tali enti, fornire un efficace ed efficiente servizio al territorio…

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 22 dicembre 2013 | 17:20 - © Quarrata/news]

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