domenica 18 dicembre 2011

PISTOIA E L’OSSESSIONE DEL CEMENTO


PISTOIA. Leggo «Stop al cemento, incentivi per il riuso» sul Tirreno di oggi, ma pur condividendo, a grandi linee, certe osservazioni di Marco Innocenti, per molte altre nutro fortissimi dubbi e riserve.

L’analisi di Innocenti su Pistoia si rivela per quella che è: un po’ affrettata e sviluppata su una realtà che forse ancora gli sfugge; un’opinione che, come una tavola da surf, segue la cresta dell’onda di uno scontato e consunto slogan di sinistra – quella sinistra che, peraltro, a Pistoia, ha cementificato in lungo e in largo. E in maniera asimmetrica e disorganica, per giunta.
Può essere vero che il cemento selvaggio fa male alla salute: ma non può sfuggire anche che tutta l’area dell’ex-Breda è semplicemente un abominio, a cominciare da quella assurda Porta Nuova che non porta proprio da nessuna parte. E questo – mi spiace per Bertinelli, sempre molto bravo a parlare come se srotolasse la carta Regina (Samuele non se la prenda con me, ma ringrazi la perspicacia di Ballotti) – è frutto della saggia Giunta Berti-Abramo, a cui il primogenito d’Israele è pronto ambiziosamente a succedere ad ogni costo, con il placet del 60% e oltre del conservatorissimo Pd locale.
A Innocenti piace l’idea del riuso – una volta si chiamava recupero del patrimonio immobiliare esistente –, ma insiste molto sul concetto di cattiva gestione del territorio con il pericolo della creazione di satelliti avulsi dal corpo della città e mal collocati – se non addirittura non collocati – nel tessuto urbano.
Per questo, però, dovrebbe far mente locale al fatto che, di esperienze di questo genere, ce ne sono già state abbastanza a Pistoia, a iniziare dalle Fornaci, che rappresentano – sia architettonicamente che funzionalmente – un vero e proprio sputo in un occhio, al quale c’è da accostare (e insito senza pietà) tutta l’area ex-Breda. Più cemento di così si muore, venga o non venga l’Hilton, che poi dovremo vedere chi ospiterà nelle sue 132 camere, dato che oltretutto ci vuole una fede incrollabile e quasi vetero per credere al decollo e allo sviluppo del turismo a Pistoia, con Firenze dietro l’angolo come ha.
Coglie, Innocenti, ma in maniera non sufficientemente incisiva, il rischio (molto reale) di blocco del comparto dell’edilizia: il che non è poco, grazie anche ai salvifici provvedimenti di Monti. Una catastrofe oltre la catastrofe.
Sbaglia, credo, in assoluto sul fatto che il mercato per le strutture commerciali e la residenza e che la quantità dell’invenduto a Pistoia dipendano solo dal sovrappiù dell’offerta esistente: l’analisi sembra piuttosto affrettata e ben poco realistica.
Una maggiore attenzione al fenomeno e un pizzico di cautela in più, lo avrebbero portato a rilevare due elementi a cui Innocenti non fa assolutamente cenno o caso:
1. l’esorbitanza delle richieste del mercato pistoiese, che da più di vent’anni chiede cifre da capogiro anche per strutture povere, misere e talvolta fatiscenti e invendibili, come se si fosse non a Pistoia ma a New York City;
2. la mancanza di denaro che ha assillato e assilla, a causa della crisi, i potenziali acquirenti, per i quali anche il più piccolo mutuo potrebbe trasformarsi, di punto in bianco, in una macina al collo, data la precarietà del lavoro, sempre sull’orlo del precipizio del licenziamento.
Tenga poi presente, Innocenti, che una bella fetta di patrimonio edilizio pistoiese è sfuggito anche ai condoni.
E che nessuno, su questo, ha mai battuto ciglio.
e.b. blogger
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[Domenica 18 dicembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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