giovedì 8 dicembre 2011

SINDACO PER PISTOIA. CI VORREBBE UNA MAGÌA


di Luigi Scardigli


La politica attiva, quella vera, quella fatta a tu per tu con i cittadini, quella che si vede, si sente, si respira, quella di una comunità ragionevolmente piccola, come Pistoia, insomma, quella politica, in un momento storico così delicato e doloroso, avrebbe davvero una grandissima e irripetibile opportunità: rendersi credibile, partecipare alla crescita della sua entità anagrafica, esporsi, gioire e perdere, combattere, viversi.

E invece, lo scenario, ravvivato, a suon di adrenalina e suspence, solo dalla piacevole e indispensabile intrusione di Roberto Bartoli, è praticamente lo stesso: in ballo non ci sono le idee di come offrire alla comunità opportunità, ma i soliti incancreniti meccanismi di equilibrio grazie ai quali il Sindaco non sarà quel pazzo visionario che in molti aspettano a gloria, che crede fortemente che si possa davvero cambiare tutto e imboccare una strada del tutto nuova, percorso che lo vedrebbe al fianco dei suoi discepoli intento a ripulire fossi, asfaltare le strade, accompagnare i bimbi ai parchi e solidarizzare con i vecchi e gli emarginati, ma il solito allineato, ordinario e ordinato impiegato della politica, che è un’arte inesistente, posticcia, inventata non tanto per esaltare gli illuminati, ma per calmierare i mediocri, in modo tale che la storia sia solo e soltanto la somma, strettamente aritmetica, di giorni, settimane, mesi ed anni, nell’augurio che la sorte non si faccia troppo avversa e la dea bendata, qualche volta, decida di strizzare un occhio.
E invece, si correrà verso quella prestigiosa poltrona di palazzo di Giano con il solo intento di amplificare il singolo pallone prossemico di ogni singolo candidato, con il risultato che la stragrande maggioranza dei singoli individui che compongono la comunità, si sentano, dopo le euforie intonate dai vincitori e il requiem dagli sconfitti, quelli di prima, quelli dei tempi di Scarpetti/Scarpetti e Berti/Berti, per non indietreggiare oltre i quattro lustri.
La mia amica Cristina, giornalista con le palle, per onestà, correttezza e professionalità, mi dice però che questa anomalissima ondata adrenalinica in vista tanto dei ballottaggi, quanto delle elezioni, non può che giovare alla città e che forse, proprio questa grande incertezza è  il segnale, inequivocabile, dei tempi che cambiano.
Ci vorrebbe una magìa: un gioco retorico di parole per arrivare a Niccolai, l’onesto prestigiatore, che non ha assolutamente nulla da perdere, perché, come diceva Bob Dylan, nulla ha. E se tra i tre litiganti, a godere, fosse il quarto, cosa potrebbe succedere?

Nulla, probabilmente nulla!

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[Giovedì 8 dicembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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