di Lorenzo Cristofani
Il
restauro del Palazzo De’ Rossi ad opera della Fondazione Caripit
PISTOIA. Nei giorni scorsi l’inaugurazione,
rivolta al pubblico, dello storico palazzo De’ Rossi, il palazzo della
Fondazione Cassa di Risparmio.
L’edificio,
venne donato da don Mario Lapini a condizione che proseguisse l’attività
concertistica degli “Amici della Musica” da lui stesso intrapresa e che da
sempre ha trovato svolgimento nel Saloncino del piano del nobile. Per anni i
locali della struttura hanno anche ospitato una popolarissima sala da ballo che
i pistoiesi, sull’onda della famosa discoteca romana Piper, si divertivano a chiamare Pioper, dal nome del circolo “Pio decimo”, interno ai locali.
Notizie di
colore a parte, l’elegante edificio settecentesco è legato alla nobile e potente famiglia committente, che ha lasciato
il nome anche alla via, che per secoli aveva ospitato le attività e il quartier
generale del casato.
La
famiglia De’ Rossi vantava tra i propri antenati addirittura il condottiero
Grandonio, l’eroe delle Baleari vincitore dei Mori. Da un ramo della casata si
era originato anche il ramo dei Rossi Cassigoli – il cui palazzo è quello di
fronte a San Giovanni –, cui appartenne anche
il mai abbastanza onorato Filippo Rossi Cassigoli, di cui torneremo a parlare,
visto il suo fondamentale lascito alla città.
Insomma,
con questa nuova sede, la Fondazione Cassa di Risparmio sembra davvero pronta a
giocare un ruolo fondamentale per portare i pistoiesi in una dimensione
sicuramente più consona alle preziose testimonianze che la storia ci ha
consegnato.
Alcune
immagini notevoli :
- - la terrazza di Grandonio, sul retro del palazzo, che si affaccia su via delle Pappe
- - San Jacopo in Castellare – che grida violentemente attenzione – con la piazzetta delle Scuole Normali e sullo sfondo le estreme e brumose diramazioni dei monti subappennini, che cingono dolcemente la città
- - la veduta del colle di Giaccherino dall’attico
- - l’attico nobile visto dal giardino della canonica della chiesa di Sant’Ignazio (Spirito Santo), che a breve verrà aperto alla pubblica fruizione – grazie alla sensibilità del parroco e all’aiuto dell’amministrazione comunale
Cliccare
sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica
30 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]
Ma è possibile che San Jacopo in Castellare, con degli affreschi del '300 nemmeno del tutto scoperti, sia lasciato cadere? Di chi è la proprietà? Perché non viene fatto niente?
RispondiEliminaLa proprietà è del comune, cui appartiene anche il complesso che ospita l'adiacente Archivio di Stato e il giardino pensile compreso trai due blocchi, accessibile unicamente dal piano terra dell'Archivio. Si veda :http://www.legambientepistoia.it/archives/938 .
RispondiEliminaQualche anno fa la Fondazione Caripit manifestò la disponibilità a collaborare ad un restauro di Sant'Jacopo in Castellare, ma l'ignoranza culturale di quell'amministrazione non ebbe interesse ad elaborare un progetto serio di riutilizzo. Forse perchè non era possibile speculare, forse perchè impegnati a cementificare l'area Pallavicini, l'ex Breda o il campo di Volo, forse perchè presi dalla smania di progettare lo scempio dell'orto monastico di San Bartolomeo. Di fatto -e per fortuna- anche se in condizioni non certo ottime, l'edificio è ancora lì e c'è dunque speranza che trovi attenzione, per ipotesi di restauro e nuove funzioni.