STRANO, eh, strano che proprio ora, in un momento in cui la
povertà cresce a vista d’occhio, a sinistra, d’accordo, nel centro-sinistra, il
leader che ha raccolto un consenso pseudo-plebiscitario sia uno che, siamo onesti,
con la sinistra c’entra davvero poco.
Strano, sì, ma fino a un certo punto,
però, perché il 68% ottenuto domenica da Matteo Renzi alle Primarie del Pd è il
figlio, legittimo, certo, ma esasperato, di una classe dirigente della sinistra
che dopo la morte di Enrico Berlinguer ha inanellato una sfilza di mezzi uomini
– volete che vi faccia qualche nome? Occhetto, D’Alema, Prodi, Veltroni,
Bersani, Fassino o gli ultimi avversari, Cuperlo, Civati? – che hanno decretato
la lenta, indegna, irreversibile agonia del partito comunista più consistente d’Europa.
La pulizia
etnico-burocratica ventilata dal sindaco di Firenze, e che è diventata uno
dei suoi più sicuri cavalli di battaglia elettorale, mi auguro si compia
davvero, ma con una precedenza assoluta: che i nobili sconfitti e dunque
decaduti ex comunisti sottoscrivano un’assicurazione privata, una di quelle
tanto reclamizzate della previdenza complementare e così, con i soldi
indebitamente accantonati in tanti anni di disfattismo politico, si assicurino
la loro dorata pensione.
Perché il Pd di Matteo Renzi non
contempla il vitalizio, vero?
f & s
P.S. – Era sfuggito Vannino il
piemontese.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Martedì 10 dicembre 2013 | 12:51 - © Quarrata/news]
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