domenica 24 novembre 2013

SOLIDARIETÀ AUDIOVISIVA


di LUIGI SCARDIGLI

Terminata la rassegna promossa dal Cesvot al Funaro

PISTOIA. Il volontariato non è un lavoro, un’occupazione, un passatempo: il volontariato è un morbo, una malattia, dalla quale è impossibile guarire. Per fortuna, per fortuna soprattutto per i beneficiari, perché altrimenti, con istituzioni spesso assenti, una politica quasi sempre illegale e un mondo che si rivolge solo e soltanto ai cittadini-clienti, i bisognosi, che non sono la minoranza, ma un esercito che si ingrossa di ora in ora, non saprebbero cosa fare.

È quello che è stato detto, ridetto e ribadito in questi due giorni al Funaro, dove il Cesvot ha organizzato una due giorni ricca di avvenimenti con i quali ha cercato di perforare il muro di gomma dell’umanità degli abili, degli occupati, dei sani e soprattutto quella dei distratti.
Ieri, a conclusione di presentazioni di libri, dibattiti, spettacoli teatrali e intrattenimento ludico è stata la volta della proiezione dei cortometraggi vincitori della passata edizione di RacCorti, con i due promotori finalmente al centro della scena: Cosma Ognissanti, Direttore artistico della rassegna e Cristiana Guccinelli, responsabile ufficio stampa e comunicazione del Cesvot.
«Il mezzo audiovisivo – ha detto Cosma Ognissanti – è uno di quei sistemi che vanno saputi usare, con cautela, parsimonia, coraggio e intelligenza, altrimenti è soltanto una scatola vuota nella quale ci finiscono gli scarti delle cose importanti che sono poi quelli che servono a tenere sotto controllo un’umanità videodipendente e videota. RacCorti è nato a Pisa e si concentrava sul rapporto con il territorio; poi però, l’esigenza di voler in qualche modo dare un contributo ad una causa chimicamente perdente ha fatto sì che il fronte dei videomaker si sia allargato a macchia d’olio. Il concorso è diventato, già alla sua terza edizione, un concorso nazionale e siamo purtroppo costretti, proprio per questo, a gustare, ma non mettere in lista di concorso, parecchi e bellissimi lavori che arrivano dalla Francia, dall’Inghilterra e dalla Spagna e da altre zone dell’Europa».
«Sì, ci crediamo molto a questa ennesima inesplorata frontiera – aggiunge Cristiana Guccinelli –. Nessuna porta può essere ignorata affinché il volontariato si sovrapponga a tutte quelle strutture che ne hanno decretato l’indispensabilità di esistere».
Vero, verissimo, ma occorre aggirare l’ostacolo ufficiale e fare in modo che di volontariato, come mano tesa agli ultimi, ma anche ai penultimi, se ne parli con indispensabile naturalezza ovunque ci sia la possibilità di certificare l’aggregazione: nelle scuole, ad esempio, al posto dell’ora di educazione civica, in un Paese altamente incivile, sarebbe forse ideale raccontare ai cittadini di domani e dopodomani come fare per far sentire fortunati come loro quelli che sfortunati lo sono per censo, condizioni, fatalità, coincidenze.
Il pomeriggio, che è scivolato via tra proiezioni e interventi, è stato ulteriormente impreziosito dalla chitarra e la voce di Giulio D’Agnello, che ha eseguito alcuni brani tra i più famosi del nutrito repertorio della musica cantautoriale italiana, un’altra pietra miliare di questo Paese che non riesce nemmeno a conservare il poco di meraviglioso che ha prodotto. Forse suo malgrado.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 24 novembre 2013 | 18:45 - © Quarrata/news]

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