sabato 23 novembre 2013

STORIE DI DONNE E UOMINI, BADANTI E BADATI


di LUIGI SCARDIGLI

Daniela Morozzi al Funaro con il suo spettacolo per il Cesvot

PISTOIA. Un organo, una voce delicata, ma portentosa e Daniela Morozzi. Non ha bisogno di altro Storie di badanti e di badati per uscire dal guscio della rappresentazione e arrivare diritto al cuore. Certo, la musica di sottofondo, affidata all’organo di Leonardo Brizzi, ha la sua valenza, così come il diaframma scalzo di Maria Grazia Campus, anello di congiunzione tra un racconto e il successivo, nenia ossessiva e liberatrice dei dolori delle protagoniste assenti, ma non invisibili, è insindacabilmente tanto funzionale quanto gradevole; senza dimenticare la percentuale narrativa affidata alle poesie di Alberto Bertoni e recitate, registrate, da Riccardo Sottili e Marco Zannoni, sullo sfondo di immagini rarefatte e affidate all’estro interpretativo dei presenti sui quali confida l’architetto Beatrice Ficalbi.
Il letto che ospita i racconti di alcune badanti arrivate da tutto il Mondo a far compagnia ad alcuni nostri vecchi, accudendoli nell’animo, nello spirito e nel corpo, la trama variopinta e slangata di Daniela Morozzi, è la sala principale del Funaro, che ospita, oggi e domani, La cultura del volontariato, una delle tante rassegne audiovisive promosse dal Cesvot.
Storie di donne rimaste improvvisamente sole, ma che non hanno per questo smesso di combattere, anzi, la loro guerra alla solitudine, accompagnate dall’amore dei loro figli rimasti a casa e dalla speranza che un giorno il mondo, se non migliore, possa almeno cambiare. Sono i racconti di ucraine, peruviane, russe, che come le donne di tutto il mondo sono nate coltivando un sogno, quello dell’amore. E attorno a questa meravigliosa, indispensabile ed insostituibile chimera si muove la trama dello spettacolo, che è la circolazione sanguigna dei sentimenti che impongono ad ognuna delle nostre compagne di viaggio di farne uno, anche l’ultimo, spesso, da sole, con la mente occupata e impegnata dai ricordi e con lo sguardo rivolto a non dimenticarli.
Attorno ai singoli calvari di Ana, Marcela e le altre migranti-badanti, la vena, umoristica, ma tragica, di Daniela Morozzi, un’attrice con una propensione naturale a far sorridere e con un impeto culturale che impone di riflettere. Sulle note sospese di Leonardo Brizzi, attento a cucire spazi vuoti e rilanciare il tormento e intorno al cuore, nudo, di Maria Grazia Campus, una cantante con una precisa e volubile modulazione di frequenza. Tutto questo incastonato all’interno di un messaggio chiaro e preciso, quello che il Cesvot lancia in orbita quotidianamente: il peso di ognuno di noi, il peso delle nostre parole, l’indispensabilità di ogni singolo amore. Le ricette per come riuscire a sopravvivere le abbiamo già, parrebbe di capire: basta aprire il cassetto, tirarle fuori e leggerle; non c’è il rischio di non capire, sono scritte in tutte le lingue del mondo, sono scritte con il cuore.

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[Sabato 23 novembre 2013 | 20:21 - © Quarrata/news]

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